I RACCONTI DEL MISTERO E DEL TERRORE

I racconti del mistero e del terrore (Tales of Mystery and Imagination) è una serie televisiva coprodotta da Regno Unito, Croazia, Sudafrica e trasmessa per la prima volta nel 1995. E’ dedicata completamente ai racconti di Edgar Allan Poe e si compone di tredici episodi di circa venticinque minuti l’uno, tutti indipendenti l’uno dall’altro. Fa o farebbe eccezione La Maschera della morte rossa che è in due episodi e, almeno per quanto è reperibile in rete, altro non sarebbe che il film di Roger Corman diviso in due parti e inserito nel ciclo nonostante si distacchi molto per qualità artistica e fotografia dai restanti episodi. E’ molto difficile poter trovare queste tredici puntate in dvd, poiché non sono stati ristampati e quelli che circolano hanno dei difetti di fabbricazione che impediscono la visione di alcuni episodi. Inutile anche sperare di assistere a repliche in televisione: stavolta è necessario ricorrere ai canali streaming.
I racconti selezionati sono quelli più celebri: La caduta della casa degli Usher, Il ritratto ovale, Berenice, Il gatto nero, Ligeia, Il barile di Amontillado, La verità sul caso di Mr. Valdemar, Il cuore rivelatore, Morella, Il pozzo e il pendolo, La maschera della morte rossa - 1ª Parte e 2ª Parte, e il Ritratto Biografico che è un breve biopic della vita di Edgar Allan Poe.
La presenza di Christopher Lee annunciato a lettere cubitali nei titoli di testa sembrerebbe una garanzia di sani brividi. L’attore è stato una vera icona del genere horror, uomo di fascino innegabile e di cultura, dotato di una splendida voce baritonale che gli ha consentito di cantare in tarda età anche brani di heavy metal epico.
L’aspettativa alta degli spettatori viene però subito ridimensionata.
La sigla d’apertura con la carrellata in avanti nel cimitero tra nebbia da night club e lapidi in puro polistirolo coperto di gesso è il primo segnale che qualcosa non va, o che va in modo diverso da come ci si potrebbe aspettare.
Il grande interprete si limita a introdurre i vari racconti, spiegando il tema a linee generali e raccontando il percorso umano dello scrittore. Finché Lee rimane in scena vestito da gentleman d’altri tempi in uno studio di fine Ottocento, tutto funziona alla perfezione, è bravissimo e trasuda fascino raffinato.
Poi iniziano le varie trasposizioni e allora c’è il tracollo, con l’eccezione del film di Corman, ammesso sia stato incluso e non ci sia una versione realizzata appositamente per la serie, ma irreperibile e sostituita con questo classico. Il vecchio film ha una sua estetica, una sua autorialità che lo rende un cult e lo eleva dai soliti b-movies; c’è un Grande del cinema di genere quale fu Vincent Price, ma è stato girato nel 1964 e trent’anni si rivelano un gap stilistico pesante da accettare, soprattutto dopo che ci si è resi conto della differenza qualitativa. Da un prodotto più recente sarebbe logico attendersi migliorie e invece, niente da fare: il film ha una sua estetica e è un cult, mentre i telefilm sono assai modesti.
La fotografia degli altri episodi sembra quella spenta e patinata che si vedeva nelle telenovelas sudamericane; cerca senza troppo successo di nascondere la povertà dei set, ricostruiti in studio o, ad aver fortuna, in ville tardo ottocentesche adibite solitamente ad ospitare matrimoni o convegni.
Gli esterni sono rari, i costumi approssimati, quasi si trattasse di una recita di filodrammatici in un paese di campagna o di uno spettacolo teatrale che bada più alla sostanza che alla forma. Trucco e parrucco lottano strenuamente per sembrare d’epoca e strizzare l’occhio alla moda degli anni Novanta, senza decidersi mai del tutto.
Gli effetti speciali sono a buon mercato, considerando che nel 1995 la grafica digitale poteva offrire soluzioni più efficaci, a patto di potersela permettere. Ci sono dei morphing approssimativi, qualche sovrapposizione, e tanta, tantissima nebbia a confondere le acque. Anche i movimenti  di macchina sono scialbi, degni delle produzioni televisive di venti anni precedenti questa.
Dal punto di vista formale, la serie accusa molti limiti dovuti alla essenzialità dei mezzi, troppo spartani rispetto a un progetto che prevede eventi sovrannaturali e atmosfere create anche dall’ambientazione gotica.
La recitazione è l’altro punto dolente. Gli attori sono onesti mestieranti di poche pretese, come si potrebbero trovare in una soap opera o in un prodotto indipendente e artigianale o appunto in una compagnia che frequenta teatri di paese. Il confronto della recitazione dei vari personaggi con le poche battute pronunciate da Lee è imbarazzante, tanto da far sospettare che quasi tutto il budget sia stato investito per pagare la sua prestazione e sia rimasto poco per curare gli altri aspetti. Le sceneggiature modificano in parte i racconti in modo da ridurre la necessità di avere tanti set diversi; purtroppo semplificano molto i dialoghi e il lessico suona sciatto, forse a causa di un doppiaggio poco curato.
Il risultato è povero di suggestioni, anche se c’è un chiaro intento didattico. Se si valuta la serie dal punto di vista artistico, c’è di che farsi cadere le braccia. Se invece si accettano i limiti e si dà importanza allo sforzo di far conoscere Poe a quanti ancora non lo hanno letto, allora è apprezzabile.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

La recensione è stata edita su questo sito nel 2023. Vuoi adottarla? Contattami su Facebook, sono Florian Capaldi !

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