RACCONTI DI FANTASCIENZA

La fantascienza in Italia è sempre stata considerata una cenerentola della letteratura, destinata alla lettura usa e getta oppure riservata a ragazzi, possibilmente maschi e minori di quattordici anni. Se andava male in libreria, in televisione era ritenuta improponibile. Anche gli sceneggiati come Albert e l’uomo nero, Gamma, A come Andromeda che pure erano ambientati in un prossimo futuro mescolavano qualche elemento fantascientifico con intrecci gialli o drammatici. Di sicuro mettere in scena mondi alternativi dotati di tecnologie avveniristiche rappresentava una difficoltà ulteriore, dati i costi. La BBC stava producendo da anni Doctor Who, e nessuno si lagnava dei mostri fatti con la plastica da imballaggio e delle scenografie di vistosa cartapesta. Puntavano l’attenzione su belle storie e personaggi apprezzabili, che si muovevano tra polietilene e bidoni della spazzatura mascherati da robot distruttori ( o meglio, alieni con l’armatura più tosta possibile).
Se l’Italia ancor oggi è il fanalino di coda nella produzione di genere, ma lo è meno di quanto non fosse in passato, lo si deve all’impegno di intellettuali come Primo Levi, Fruttero e Lucentini, e per la televisione, Alessandro Blasetti.
Lo sceneggiatore, regista e critico nel 1979  produsse una trasmissione dedicata alla letteratura di genere: I racconti di fantascienza. La formula era originale: c’era un alternarsi di racconti brevi letti dal bravissimo Arnoldo Foà e cortometraggi con soggetti tratti da racconti di Grandi autori.
Ovviamente i mezzi erano quelli che potevano essere per un programma televisivo di quegli anni e quindi i testi dovevano essere facili da rappresentare senza ricorrere ad effetti speciali costosi. La scelta di preferire la fantascienza più speculativa era voluta e dichiarata esplicitamente all’inizio della prima puntata, motivata onestamente ammettendo la mancanza dei mezzi necessari per emulare Kubric e la sua 2001: Odissea nello Spazio. Era implicito il fatto di dover scegliere autori classici e affermati, capaci di creare un ponte tra i pregiudizi del grosso degli spettatori e i capolavori di genere. Il format così originale doveva sdoganare la bellezza dei mondi futuri a gente che era abituata a tribune politiche, a documentari, a dibattiti, al realismo. Lo stesso aver portato su RAI 2 un programma a metà tra il teatro, il saggio critico, il documentario, è stato un atto coraggioso che a distanza di anni ha migliorato l’immagine di questo genere letterario.
L’intrattenimento doveva essere educativo, e quindi le tre puntate delle sei previste vennero realizzate con storie celebri, dai contenuti filosofici, recitate dai migliori attori di teatro dell’epoca. Vennero scelti Primo contatto di Murray Leinster (con Nanny Loi, Orso Maria Guerrini), Un caso insolito di Franco Bellei (con Elisa Cegani, Riccardo Cucciolla), La Crisalide di Ray Bradbury (con Paolo Poli, Graziano Giusti), I Sosia di Ray Bradbury (con Marina Malfatti, Giuseppe Pambieri), Ultimi riti di Charles Beaumont (con Paul Muller, Roldano Lupi), L’Assassino di Ray Bradbury (con Pippo Franco), L’Esame di Richard Matheson (con Pier Paolo Capponi, Mario Carotenuto), La decima vittima di Robert Sheckley (con Orso Maria Guerrini, Catherine Spaak), OBN in arrivo di Edmund Cooper (con Umberto Orsini, Arnoldo Foà). Ogni puntata affronta tre grandi temi della letteratura di genere e della filosofia. Nella prima si considera il rapporto dell’uomo con lo spazio e il tempo: l’incontro con extraterrestri, un omicidio venuto dal futuro, un uomo che forma un bozzolo per venirne fuori trasformato.
Nella seconda puntata si parla dell’uomo e del suo doppio, la materia a cui viene data una sembianza di vita, ovvero i  robot: dagli androidi sosia per i ricchi annoiati e incapaci di gestire relazioni sentimentali, alla confessione di un robot dotato di autocoscienza che sta spengendosi, alla ribellione di un uomo che vede nella modernità la disumanizzazione.
La terza trasmissione invece riguarda l’alieno, il mostro che cova dentro di noi: un vecchio deve fare un esame che ne valuterà l’efficienza pena la morte, un gioco mortale dove i partecipanti possono cacciare o essere cacciati ed uccisi, un’emergenza di guerra nucleare…
Come in ogni serie antologica, alcuni episodi sono meglio riusciti di altri, ma il gradimento è dovuto più al tipo di vicenda che alla qualità della realizzazione, che è abbastanza uniforme. I racconti di Fantascienza danno il loro meglio nelle interpretazioni e nei soggetti stessi.
La realizzazione risente della povertà, sono cortometraggi girati in studio, con un set per ogni storia: l’interno d’un’astronave, diversi soggiorni, un ospedale con camerata  corridoio e giardino, una base militare… In pratica sono come piccole pieces teatrali, con una recitazione adatta più al palcoscenico che al grande schermo. La brevità degli episodi costringe la sceneggiatura a sintetizzare quanto più possibile i fatti. Del modo di narrare tipico dei vecchi sceneggiati resta l’impostazione teatrale, i ritmi risentono di un montaggio lento, oggi insostenibile.
Gli effetti speciali sono davvero minimali anche per l’epoca, per i costi e anche per distaccare l’immagine della fantascienza da quelle pulp o per ragazzini.
All’uscita, la gente rimase perplessa e incuriosita, mentre tanti giovanissimi rimasero scioccati: dopo aver visto Guerre Stelari, tornare a un prodotto visivamente modesto, privo di astronavi, alieni bizzarri e azione e sentirlo chiamare fantascienza, era di certo una delusione. Negli adulti però può aver contribuito a far apprezzare un genere prima scansato e ritenuto di serie B. Sarebbe bello avere una versione attualizzata di una trasmissione del genere, oggi che gli effetti speciali permettono maggiore libertà… ma la televisione come veicolo di cultura è fuori moda, e forse lo era anche nel 1979. Le sei puntate previste furono ridotte a tre e il progetto di un sequel naufragò. Peccato, ma grazie Blasetti.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

La recensione è stata edita su questo sito nel 2023. Contatta Florian Capaldi su Facebook per adozioni e gemellaggi !

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