I MARZIANI INVADONO LA TERRA

Stevie Horowitz ( Dean Jacobson) è un giovane appassionato di cinema. E’ finalmente riuscito a mettere insieme un film, con l’aiuto di parenti e amici e tanta gommapiuma. La sue è una pellicola di fantascienza a base di alieni dall’aspetto mostruoso, al cui paragone le pellicole anni Cinquanta proiettate spesso negli oratori divengono indiscussi capolavori.  Shelldrake ( Tony Curtis) invece è un prestigioso produttore cinematografico. La sua major incassa molto bene grazie a titoli azzeccati, però le tasse colpiscono i guadagni e se non ci sono soldi liquidi per poterle pagare finirà dietro le sbarre. L’unica maniera per poter evadere il fisco è realizzare su due piedi una pellicola così costosa e brutta da essere un memorabile flop e detrarre i presunti costi dagli incassi. Quando Horowitz entra negli studios, Shelldrake subodora di avere a che fare con la persona giusta, un ragazzino entusiasta, ingenuo ed inesperto che firma con gioia anche contratti dove non guadagna niente. Visiona il lavoro del giovane, Lobster Man from Mars, ed esulta poiché è un BEM,  un bug eyed monster (movie ) davvero brutto, con un soggetto ridicolo, costumi di gommapiuma ed effetti speciali vergognosi. L’Uomo Aragosta, o Lobster Man, è stato mandato sulla Terra dall’ Imperatore di Marte in persona. Sul pianeta Rosso non c’è più aria respirabile e l’Uomo Aragosta dovrebbe rubare quella a disposizione dei terrestri. Atterra insieme ad un goffo aiutante che sembra un gorilla con un casco giallo e due pipistrelli robot. John (Anthony Hickox ) e Mary (Deborah Foreman) una coppia di innamorati scopre l’arrivo del disco volante e va ad avvertire le autorità ed anche lo zio scienziato prof. Plocostomos ( Patrick Macnee, proprio lo stesso mitico attore di The Avengers –Agenti Speciali ). Nella caccia all’alieno spuntano anche un occultista, e un detective che fa il verso a Philip Marlowe, in un ripudio di gag cinefile scatenate. Sembrerebbe il film ideale per fabbricare un fiasco, e lo fa produrre. I gusti della gente però sono bizzarri…
I Marziani invadono la Terra è un film  realizzato nel 1989 da Stanley Sheff e guarda con sconfinato amore al passato, agli anni Cinquanta e alla fantascienza più vintage, quella fatta di invasioni aliene e di mostri fatti di gommapiuma. Il titolo italiano è generico e assai meno efficace dell’originale Lobster Man from Mars.
A parte la cornice dell’incipit e dell’epilogo, escludendo alcune battute che il giovane regista e i produttore si scambiano nel corso della proiezione, la pellicola nella pellicola narra l’assurda discesa sulla Terra dell’Uomo Aragosta.  L’intreccio non è particolarmente originale; la trovata del flop voluto e ricercato s’era già vista in Per favore non toccate le vecchiette e del remake The Producers – Una gaia commedia nazista di Mel Brooks. E’ ovvio che la trovata è un pretesto per poter realizzare un film che parla di un film, e più precisamente ci racconta un modo di fare e di vivere l’intrattenimento che oggi non esiste più, quello dei drive in e dei cinema all’aperto, delle visioni collettive con il pubblico che incitava gli eroi. La parodia evidenzia e fa sorridere delle tante caratteristiche ingenue che nonostante tutto hanno reso mitici i film di genere di quegli anni. Ovviamente funziona a patto di conoscere e amare quel particolare filone della fantascienza, perché in caso contrario questa pellicola sembrerà un’accozzaglia di gag mosce, poco comprensibili e quindi insulse e noiose.
Le pellicole di fantascienza anni Cinquanta e sessanta erano opere a basso costo, con costumi fatti in casa e con trucchi grossolani; di conseguenza gli alieni indossano costumi degni di un Carnevale di paese, sia l’Uomo Aragosta, sia l’aiutante gorilla e le spie robot sono poi due semplici palle di pelo con ali da pipistrello sorrette da fili.
Gli effetti speciali nel secondo dopoguerra erano poverissimi  perché i soldi a disposizione erano pochi ed anche avendo dollari a volontà non ci sarebbe stata la tecnologia adeguata per ottenere risultati verosimili. Ci si doveva arrangiare con gommapiuma, polistirolo, cartone pressato e tanta creatività… Quindi in omaggio ai bei tempi andati la micidiale arma dell’alieno crostaceo fa sciogliere i corpi lasciando soltanto lo scheletro, un modello anatomico in plastica come si trovano talvolta nelle aule scolastiche, il disco volante ha lasciato qualche madia per volteggiare appeso a un filo, i raggi laser sono disegnati sui fotogrammi e le scenografie sono fatte di cartone e cartapesta colorata.
I protagonisti di un tempo erano bidimensionali, per l’incapacità di distaccarsi da stereotipi triti, e per gli intrecci che in ottanta, novanta minuti al massimo dovevano seguire immancabili tappe, dalla scoperta dell’UFO all’attacco, alla replica vana dei terrestri, dalla scoperta della debolezza degli ‘omini verdi’ alla vittoria. Il pubblico voleva vedere una coppia di protagonisti giovani e carini, un saggio scienziato giovane e coraggioso oppure maturo e burbero, un militare e qualche altro personaggio di contorno che facesse colore: un giornalista, un prete, un venditore porta a porta, un puglie e qualsiasi altra figura potesse riempire la scena. Nel film di Stanley Sheff ci sono la coppia, lo scienziato, il militare e poi l’occultista e il detective pronto a dispensare battute da film hard boiled. Nessun personaggio ha sfumature psicologiche, tutti sono silohuette esili e memorabili, e percorrono le tappe prefissate dalla sceneggiatura senza farsi troppe domande. Ovviamente le interpretazioni di tutti gli attori sono sopra le righe e nessuno si prende sul serio, come è prevedibile.
Parecchie scelte narrative ammiccano alle opere di Ed Wood Jr, l’horror e la fantascienza coesistono amalgamati da un erotismo che un tempo doveva sembrare trasgressivo e oggi sbiadisce tra la pubblicità della saponetta e quella del gelato. Come nelle opere del regista di B movie, considerate da molti le più brutte della storia del cinema ma oggi rivalutate come cult, ambienti e personaggi sono assortiti con fantasia. Anzi, con casualità. La sceneggiatura fa i salti mortali per poter utilizzare set e oggetti di scena prelevati da produzioni più fortunate, gli attori cercano di fare il loro lavoro soffocando risate e limitando i blooper.
I vecchi film si concludevano quasi sempre con un lieto fine, a volte davvero forzato. Era finita da poco la guerra mondiale, il Paese ne aveva risentito e lo spettatore necessitava di una dose di ottimismo. Comprensibilmente  le vicende erano costruite con lo scopo di inscenare invasioni aliene e disastri apocalittici ma dovevano far uscire la gente dal cinema appagata e fiduciosa nel domani. Nel film il lieto fine è volutamente esagerato e degno dello sconfinato ottimismo anni Ottanta, e pare ricordarci che anche un tempo sognavano un futuro luminoso, e magari era solo un domani in penombra.
I Marziani invadono la Terra è una pellicola demenziale, che non disdegna allusioni alla situazione politica americana e al discusso mandato di Ronald Reagan. C’è anche disillusa ironia il Sogno Americano e verso i meccanismi spesso imprevedibili che decretano il successo degli autori emergenti, processi che talvolta sfuggono anche alle indagini di mercato e all’esperienza di esperti di pubblicità e psicologi. Lo star system comanda: prova a creare le stelle, prova a imporre attori e condizionare i canoni estetici… e il pubblico fa quello che gli pare, nonostante il miglior marketing del mondo.
I Marzian invadono la Terra è un film piacevole, un omaggio al cinema che fu piuttosto che un’operazione di revival: nessuno si illude con questa pellicola di poter ricreare un mondo che è tramontato, eppure se ne vuole parlare lo stesso. L’  umorismo parodistico che vorrebbe assomigliare a quello di Mel Brooks, pur non riuscendoci a pieno,  ci fa gustare il sapore della nostalgia.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

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