SUPERMAN 4

I cinecomic sono un sottogenere di film che adatta al grande schermo le avventure di personaggi dei fumetti, soprattutto super eroi. Per dare vita a trasposizioni convincenti è necessario avere effetti speciali all’avanguardia, in quanto quasi sempre ci sono ambientazioni particolari, i protagonisti usano poteri sovrumani innati o appresi o creati dalla tecnologia, e possono compatite creature non umane. Con pochi mezzi a disposizione, i risultati sono quasi sempre penosi, anche quando la sceneggiatura facesse miracoli. Non è un caso se i cinecomic fino a buona parte degli anni Novanta erano o blockbuster, o produzioni di serie B, senza pretese. Sono decollati come genere autonomo soltanto quando la grafica digitale è divenuta abbordabile come costi e capace di creare sequenze davvero spettacolari.
E’ il caso di Superman 4 (Superman IV: The Quest for Peace), ultimo capitolo delle gesta dell’Uomo d’Acciaio interpretato dal compianto Christopher Reeve.
I produttori dei primi tre episodi, Ilya e Alexander Salkind avevano ceduto i diritti di sfruttamento di Superman alla Cannon Films, una piccola casa con tante ambizioni e tanti problemi, prossima alla bancarotta. Al posto del geniale Richard Donner o del modesto Richard Lester, assunsero l’insignificante Sidney J. Furie, che dopo Ipcress aveva girato film di secondo piano. Il grosso del danaro disponibile venne usato per recuperare quanto più possibile il cast originario, con Gene Hackman come Lex Luthor, Margot Kidder come Lois Lane, l’iconico Christopher Reeve, e pure i comprimari della redazione. Per gli effetti speciali vennero richiamati gli esperti dei primi tre film, ma prima ancora di iniziare i lavori rinunciarono in quanto sarebbero stati pagati pochissimo. Vennero così sostituiti da altri professionisti, più economici e meno abili, o forse anche troppo bravi rispetto al compenso ricevuto.
Tutte queste ristrettezze non potevano portare a niente di buono.
La stessa sceneggiatura è un accozzarsi di temi diversi e contrastanti, in quanto è stata scritta da troppe mani, comprese quelle di Christopher Reeve, che accettò di tornare solo se avesse potuto metter le sue idee nella storia. La sceneggiatura appare confusa, è un guazzabuglio di propaganda contro le armi atomiche, scontri con un super nemico (un clone modificato di Superman creato da Lex Luthor), riflessioni scontate sul ruolo dei giornalisti, e l’immancabile storia d’amore con Lois Lane che dimentica d’aver conosciuto anche carnalmente Superman ogni volta che questi la bacia alla francese. Il tutto è annaffiato da litri di retorica patriottica, molto ingenui e solo in parte giustificati.
Superman inizialmente si batte per distruggere tutte le armi atomiche e fermare la Guerra Fredda; non c’è però un vero e proprio dibattito morale, non ci si chiede se sia giusto che un alieno per quanto potente e saggio venga a disporre della storia dell’umanità, come avveniva nella serie di Star Trek. Semplicemente l’Uomo d’acciaio va all’ONU dopo che un bambino gli ha scritto una lettera, e tutti i Paesi accettano la sua decisione senza batter ciglio. Non è che le bombe vengono smontate e i materiali riutilizzati per scopi civili, vengono lanciate nello spazio siderale e chi si è visto si è visto.
Nei panni di Clark Kent cerca di sopravvivere alle avances della nuova proprietaria del Daily Planet, Lacy Warfield, e alla discutibile politica editoriale decisa dal di lei padre. Il Daily Planet diventa un giornale scandalistico, che dà le notizie calcando la mano su gossip a luci rosse, sensazionalismi, pubblicità. Forse erano le uniche notizie disponibili, visto che la Guerra Fredda senza armi atomiche era qualcosa di poco pericoloso, e gran parte delle catastrofi venivano risolte o prevenute da Superman, tuttavia non si allude a questa possibilità e ogni problema viene addossato alla volontà di far vendere più copie del quotidiano. Anche in questo caso, poteva uscirci un’interessante riflessione sul ruolo dei giornalisti e della stampa, argomento liquidato in modo assai banale.
E come rinunciare alla storia d’amore? Clark Kent ama sempre Lois che però, complice anche un aspetto fisico visibilmente invecchiato e meno attraente, poco a poco diventa simile ad una sorella. Superman non smette di giocare con i sui sentimenti, vorrebbe riiniziare la storia, ‘prendere una boccata d’aria’ volando con lei nei cieli di Metropolis, salvo poi tornar coi piedi per terra e ricordarsi che gli è vietato legarsi con una terrestre e baciarla per farle dimenticare ogni cosa. La proprietaria del giornale flirta con lui, coinvolgendolo con poco successo nelle sue frequentazioni mondane; se matura è per le avventure vissute, non certo per Clark con la sua morale da supereroe degli anni Cinquanta.
Intanto Luthor ruba un capello di Superman da un museo e crea l'Uomo Nucleare. La trovata può anche starci, ma è realizzata in modo indecente, con effetti speciali degni dello Star Wars turco. Mentre Luthor è spassoso, fumettistico, esagerato, l’Uomo nucleare sembra uscito da un concerto dei Boney M, e suscita involontari sorrisi.
Gli effetti speciali sono qualcosa di orripilante, tra cavi che sorreggono gli attori ben visibili in alcune sequenze, la nascita del villain raccontata con un cartone animato stile Masters of the Universe, una ricostruzione del Vesuvio vergognosa. Si tocca il fondo con Superman che rimonta la muraglia Cinese con la potenza del raggio rosso che gli esce dagli occhi, e con il volo nello spazio di Lacy rapita dall’Uomo Atomico. La donna sopravvive nello spazio in abito da sera e senza ossigeno. Lo scontro finale sulla Luna è abbastanza imbarazzante, degno di una puntata dei vecchi telefilm sul supereroe, Adventures of Superman trasmessi negli anni Cinquanta. Allora però avevano almeno due scusanti, il budget risicato tipico delle produzioni seriali televisive e il target decisamente infantile del telefilm. Superman 4 doveva avere alle spalle mezzi migliori...
Presi come temi da sviluppare in opere separate, l’antimilitarismo, il giornalismo spazzatura e lo scontro con il clone cattivo sarebbero anche spunti validissimi. Condensati in novantatré minuti, e fatti convivere con le parentesi sentimentali e con momenti da commedia degli equivoci, risultano trattati in maniera estremamente superficiale. La pellicola doveva avere una durata simile alle precedenti ma i produttori decisero di tagliare parecchie scene già pronte per usarle in un eventuale sequel. Ovviamente non ci fu mai un Superman 5, e a vedere questo quarto capitolo aggiungerei un sentito ‘per fortuna’.
Era il 1987 e il fenomeno di Superman, iniziato nel 1878 con il primo film, era ormai in declino o comunque non era più l’ultima novità. Tim Burton aveva già realizzato Batman nel 1989 dando una svolta autoriale e dark ai cinecomic. Un personaggio ingenuo come Superman, un alieno sceso sulla terra a fare il boy scout, attirava assai meno di un cupo vendicatore mascherato pronto a tutto per raddrizzare i torti. Per convertire un simile eroe alle atmosfere più adulte ci sarebbe voluta la mano felice di un regista capace di osare, e mostrare il lato oscuro dell’eroe. Invece Superman in questo film sembra rimasto indietro di più di un decennio, prigioniero della mentalità e del ruolo.
In un certo senso questo quarto capitolo è peggiore del precedente, che pure brilla di una bruttezza notevole. Il terzo capitolo è una commedia, una farsa con Superman che quasi mai si prende sul serio e quando lo fa non riesce a diventare una vera parodia. Delude i fan, però può far divertire gli altri e comunque ha poche pretese, è intrattenimento leggero, pensato per le famiglie. Probabilmente un bambino si diverte con Superman 4, perché Superman è sempre Superman, è l’eroe buono che arriva sempre quando hai bisogno, come un fratello maggiore o un bravo papà. Se ci si accontenta vola, spruzza aria gelida sulla lava, ricostruisce il mondo con la super vista a raggi laser. Un adulto non si fa incantare e anche se conosce a malapena l’Uomo d’Acciaio rimane perplesso davanti a tanta sciatteria, anche perché non si tratta di un telefilm, ovvio prodotto di consumo che talvolta assurge a cult e più spesso è un simpatico diversivo. Questa è una pellicola destinata ai cinema, un capitolo di una saga con un passato glorioso e un nome da difendere, e non si può avere lo stesso metro di giudizio che si applicherebbe a un episodio di serial o anche di un OAV distribuito direttamente in dvd.
Resta tutta la malinconia dell’addio al supereroe da parte di Reeve, che finità i suoi giorni da paraplegico dopo una rovinosa caduta da cavallo, pochi anni dopo questa pellicola, ma per tutto l’affetto che si può provare per lo sfortunato attore, un buon film è un’altra cosa. Anche il rimpianto per l’occasione sprecata, la nostalgia per gli anni Ottanta e la compassione per la triste sorte del protagonista oltre i titoli di coda non risollevano il film: Superman 4 vorrebbe rianimare la saga, riportarla ai fasti del secondo capitolo, ma non ha i mezzi per poter compiere una manovra simile.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

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