HOUDINI L'ULTIMO MAGO

A quasi cento anni dalla sua prematura scomparsa il personaggio dell’illusionista ed escapista Harry Houdini sembra essere ancora molto attuale. Il cinema si è accorto dell’immenso potenziale del personaggio, fin dalla biografia romanzatissima del 1953 con Tony Curtis. Houdini aveva un passato di povertà e si era costruito grazie al suo talento e alla sua costanza, era un grande intrattenitore, le sue performances erano grandi spettacoli che sfidavano le leggi della fisica. Per il pubblico suo contemporaneo era un mago, poiché ancora c’era poca chiarezza riguardo ai poteri tutti terreni  frutto di una conformazione corporea adatta e di un allenamento costante, quelli simulati da trucchi più o meno ingegnosi,  quelli male spiegabili da parte degli scienziati. Houdini aveva costruito la sua carriera giocando anche sull’ambiguità, come tanti illusionisti e pseudo sensitivi della sua epoca. Diventato un vero fenomeno di costume, ricchissimo e famoso, cercò di fare chiarezza, affermando di usare trucchi di sua invenzione. Voleva tener lontano il proprio nome dalla folla di sensitivi, cartomanti, medium e ciarlatani vari che stavano diventando celebri quanto lui. Divenne un loro acerrimo avversario, smascherava frodi e smontava trucchi, ma quando perse la madre a cui era morbosamente legato, la sua vita prese tutt’altra piega. Sfidò medium e sensitivi a dare prova di poter parlare con sua madre, per un premio assai cospicuo.
Questi sono i fatti storicamente provati e documentati. Il film Houdini l’ultimo mago (Death Defying Acts) prende spunto da questa ultima parte della vita del personaggio. I fatti narrati dalla regista australiana Gillian Armstrong si svolgono a Edimburgo, penultima tappa del suo tour internazionale. Houdini (Guy Pearce ) ha già gettato la sua sfida, ha messo in palio diecimila dollari, una cifra davvero ingente, destinati a chiunque riesca a rivelargli le ultime parole della madre, dette in punto di morte. Mary McGarvie  ( Catherine Zeta Jones ) è una medium che si esibisce in spettacoli in modesti teatri, è povera, sfrutta la sua intelligenza e la sua avvenenza. I suoi poteri sono dovuti ad accurate ricerche negli uffici dove raccoglie informazioni sulle future vittime della sua truffa. Al suo fianco l’intraprendente figlia, Benji McGarvie (Saoirse Ronan) ragazzina vispa e ben pronta ad assistere la madre nelle sue imprese. Quando la medium viene a conoscenza della sfida, fa di tutto per potervi partecipare, e riesce ad ottenere l’attenzione dell’illusionista. Mentre la figlia fa di tutto per conoscere indirettamente la verità, Mary e Houdini si conoscono e si innamorano…
La pellicola parte da un’idea interessante, quella di narrare una parte della vita di un personaggio famoso invece di sciorinare ogni possibile aneddoto dalla nascita o dalla giovinezza fino alla morte come di solito avviene nei film biografici più tradizionali. La scelta è azzeccata, perché tutti sanno come è finito il celebre illusionista e quali sono state le sue grandi imprese, o possono facilmente documentarsi. Cosa sia accaduto tra una data e l’altra, tra un evento consegnato alla Storia e l’altro offre ampio spazio di manovra e permette di poter davvero romanzare e inventare personaggi e eventi sfuggiti alla cronaca. Mary e la bambina sono personaggi inventati di sana pianta, ispirati alla lontana alla medium Mina Crandon, nota con il nome di Margery. Houdini cercò di smascherarla senza riuscirvi completamente, e il film prende spunto da questo fatto per creare una propria versione dei fatti,. La stessa morte di Houdini ha avuto modalità diverse da quelle descritte nell’epilogo, avvenne in ospedale a distanza di giorni da quel pugno e la notizia non dovette attendere di venir proiettata come cinegiornale ma occupò le pagine dei giornali.  Il film ci pone davanti una versione alternativa alla storia ufficiale e lo spettatore non può che accettare la fabula. Fino a quando la sceneggiatura lavora sul definire il carattere dei due protagonisti, e dei loro aiutanti, la bambina ed il manager Sugarman (Timothy Spall) e definisce le modalità della truffa, funziona. Crea interesse, poiché gli eventi sono poco noti e lo spettatore ignora come potrà andare a finire la sfida.
I personaggi sono inizialmente ben definiti. Houdini è un uomo fragile, vissuto in povertà e poi arricchitosi di colpo, infelicemente sposato con una donna che non assomiglia all’idealizzazione della figura materna, una moglie che non lo segue nei sui tour. E’ ossessionato dal voler smontare i presunti poteri paranormali ma come molti sarebbe disposto a credere se scoprisse qualcuno veramente dotato. Il suo agente è un uomo pragmatico, vede nella crociata del suo protetto qualcosa di malsano e dannoso alla carriera, e farebbe di tutto per impedire al suo protetto di continuare con la sua impresa. La medium è una donna forte, consapevole della sua bellezza e pronta a sfruttarla in scena e nella vita pur di sopravvivere, e determinata a migliorare la propria condizione sociale. La figlia è pronta ad assecondarla, compie indagini per carpire dettagli della vita delle persone che poi  saranno oggetto delle ‘predizioni’, ma forse ha davvero premonizioni.
I personaggi convincono fino a metà film, quando la vicenda cambia rotta imboccando la pericolosa via del melò, con una storia di amore impossibile al posto di una vicenda di truffe. A quel punto il film si svuota dei contenuti interessanti e gli attori vagano tra ristoranti che sembrano usciti da un catalogo per wedding planner e pittoreschi cottage nel cimitero che farebbero la felicità di più di un designer boho. La resa sullo schermo degli ambienti e dei costumi è un compromesso tra fedeltà storica e speranza di piacere ad una platea poco esigente, almeno per quanto riguarda la ricostruzione. Questa pellicola non è un documentario e si potrebbero perdonare le infedeltà alla Storia, se i personaggi fossero verosimili almeno come comportamenti.  A parte la bambina, diventano macchiette stereotipate e recitano senza troppa convinzione battute insipide. Purtroppo le prestazioni attoriali di Pierce e della Z-Jones sembrano fare affidamento unicamente sul bell’aspetto, e questi copioni non li aiutano a strapparsi di dosso un’etichetta così indigesta. Houdini  perde la testa per quella donna in cui finalmente rivede l’amata madre, e la medium butterebbe alle ortiche tutti i suoi sforzi, condannando sé e la bambina alla miseria. Lo spettatore sa bene che Houdini non ha mai sposato Mary McGarvie  e che è morto nel 1926, quindi nessuno si aspetta che la relazione possa avere davvero una conclusione positiva.
Ci sono troppi minuti eccessivi, sprecati in lunghe sequenze di baci più o meno appassionati, litigi e prevedibili rappacificamenti, con un addio pieno di speranze che ovviamente non si concretizzeranno mai.
Tutto viene narrato con sequenze patinate e caramellose, come se fosse una pubblicità di dolci da poco prezzo nobilitati dall’ambientazione glamour e dalla fotografia patinata e virata con toni caldi che ricordano l’appiccicosa dolcezza del caramello. Purtroppo un cucchiaio o due di mou possono dare gusto a un dolce  ma un barattolo intero diventa stucchevole, proprio come parecchie sequenze di questo film. Sarebbe stato meglio tagliarle, e sviluppare altri temi che pure sono accennati, primo tra tutti le premonizioni della bambina, o il rapporto con gli Spiritualisti, e magari inserire anche le ricostruzioni delle esibizioni.
Il titolo inganna,  sia nella versione italiana che nel titolo originale, Death Defying Acts. Non c’è il senso di magia promesso , perché a nessuno interessa capire le meccaniche che Houdini utilizzava per compiere i suoi prodigi e le strategie mediatiche che usava per attrarre la gente nei teatri. I pochi momenti sovrannaturali sono sottotono, così come non ci sono atti che sfidano la morte e le esibizioni restano quasi fuori scena. C’è solo un film con belle idee non sempre sviluppate a dovere, a tratti soporifero, che dopo un avvio davvero molto promettente fa naufragio in un mare di melassa.

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

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