DOCTOR WHO 12 - L'ERA CAPALDI

 

Abbiamo già trattato in termini generali l’iconica serie TV britannica Doctor Who con le molteplici incarnazioni del suo protagonista. Ora approfondiremo meglio le ultime 2 stagioni con il 12° e il 13° Dottore, interpretate rispettivamente da Peter Capaldi e Jodie Whittaker.

 

DOCTOR WHO – L’ERA PETER CAPALDI – Stag. 8-10  (2014-2016)

La rigenerazione dell’Undicesimo Dottore nel Dodicesimo porta in scena un personaggio ancora più sfaccettato dei precedenti. L’aspetto severo e ascetico del maturo protagonista, interpretato da uno strepitoso Peter Capaldi annuncia l’esasperazione dei temi filosofici e sociali decisamente adulti: il rapporto tra Bene e Male; l’equilibrio tra Caos e Legge; il prezzo del voler cambiare il corso degli eventi; il lutto e la sua elaborazione; il dolore del rimpianto e quello del rimorso. Si parla anche di sesso, inteso come superamento futuribile di stereotipi di genere, oppure di legami dolorosi in quanto precari e impermanenti.
L’ottava stagione parte volutamente quasi in sordina, concedendo tempo ai due protagonisti per trovare un loro equilibrio, tra l’esuberante Clara e il ‘nuovo’ scontroso Dottore. Inizialmente Clara sembra quasi rubare la scena al non più giovane seppur piacente protagonista, quasi non fosse una ‘spalla’ ma una coprotagonista a tutti gli effetti. Dopo aver vissuto il cambiamento nel suo amico, trasformatosi da eccentrico boyfriend a rude uomo d’età che si chiede se davvero è buono e si (ci) pone domande esistenziali, diventa poco a poco sempre più temeraria. Resa esperta dalle avventure già vissute, è certa di poter contare sempre sull’aiuto del Signore del Tempo. Alterna i viaggi a una vita reale soddisfacente, appagata dal lavoro e dall’affetto del collega Danny Pink. Resta sempre incerta se preferire l’attempato quanto affascinante alieno e le sue pericolose avventure o l’insegnante dal passato misterioso dotato di una profonda umanità, fino a quando l’irreparabile non la obbligherà ad una scelta.
Una parte dell’ottava stagione è composta da episodi stand alone, legati da sottotrame abbastanza esili, però sempre funzionali al futuro evolversi degli eventi. Non si tratta di puntate stile vecchio ‘monster of the week’, ma di episodi legati tra di loro, diretti con abilità e confezionati con un montaggio a volte sorprendente. La bravura dello sceneggiatore Steven Moffat fa sì che anche le avventure in apparenza più lineari presentino elementi che verranno sviluppati in seguito, o che potranno venir sfruttati anche a distanza di anni. Ne è prova, tra tante, la presa di coscienza da parte del Dottore di aver ‘ereditato’ l’aspetto da un antico romano salvato dall’eruzione di Pompei. L’escamotage che ha permesso di scegliere per il ruolo del protagonista Peter Capaldi, un abile attore visto nell’episodio ambientato durante l’eruzione, viene trasformato con genialità in un memento mori, memento vivi. Il Dottore dopo tutto quello che ha vissuto deve rappresentare il legame con il passato e col futuro, deve vivere sapendo di dover fare scelte difficili e convivere con il dolore che un’esistenza eterna irrimediabilmente comporta.

A partire dalla fine dell’ottava stagione, diviene un eroe indimenticabile, capace di riassumere tutte le migliori caratteristiche dei predecessori. E’ un alieno e non pretende di mascherarsi da terrestre; pur apprezzando la compagnia dei mortali, ne prende le distanze quando ne disapprova le scelte poco illuminate. Mantiene la curiosità, stavolta sorretta da un minore ottimismo: è consapevole di non essere un angelo e di dover sacrificare creature innocenti pur di mantenere l’equilibrio nell’universo. Manipola quanti gli sono vicini, seppure a fin di bene, mente e spinge a mentire se le circostanze lo richiedono, però sa anche immolarsi per i suoi ideali, o per amore. Il rimpianto per alcune scelte compiute resta una ferita sempre aperta, la consapevolezza di essere eterno in universo mortale grava sul personaggio, che ogni tanto si concede qualche parentesi umoristica. Gli ammonimenti intrisi di riflessioni filosofiche sono fondamentali al pari dei momenti malinconici ed introspettivi, e sono resi possibili dall’abilità dell’interprete, che li rende credibili. Il Dodicesimo Dottore è quindi un personaggio dolente e tormentato, apprezzato da più generazioni e anche da quanti solitamente snobbavano la serie ritenendola un prodotto per ragazzini e nerd.
Le stagioni seguenti sono quanto di meglio un fan possa aspettarsi, a patto sappia apprezzare le atmosfere intimiste e dark. Gli eventi si fanno poco a poco più cupi, un futuro di sofferenza fisica e psicologica attende il Dottore, che mostra il suo lato più umano e cede alle emozioni più intense pur di salvare Clara.

 

La vicenda decolla in tutto il suo pathos con le avventure sviluppate in più episodi. In essi l’azione convive con il dramma, appena spruzzato da un senso dell’umorismo sempre pronto a sbeffeggiare i tabù e i preconcetti condivisi dalla nostra società attuale. La satira e l’impegno civile sono ben presenti: la serie da sempre ha messaggi progressisti più o meno nascosti tra mostri di gommapiuma e robot. Gli insegnamenti espliciti prendono la forma di monologhi, interpretati con passione e abilità stupefacente, tanto da sembrare virtuosismi inseriti non tanto per fare propaganda ideologica, quanto per far brillare l’interprete in tutta la sua incredibile bravura. Il Dottore compie scelte seguendo la sua alta moralità; ogni scelta mostra però i vantaggi e gli svantaggi dell’essere compassionevoli. Salvare un bambino destinato a diventare il creatore di una delle razze più distruttive dell’universo ad esempio è un grande gesto, destinato però a far morire tantissime persone sotto i raggi laser delle sue creature… Lo spettatore può constatare come a volte le conseguenze di un atto buono possono non essere le migliori a lungo termine, e così il personaggio del Dottore diventa un antieroe consapevole e dolente, destinato a scegliere non tanto la soluzione migliore, ma quella disponibile, e a mantenere la linea del tempo intatta.
II nemici del passato vengono riproposti, alternati a nuove presenze talvolta minacciose, e più spesso ambigue, come Ashildr, giovane vichinga salvata dalla morte e resa quasi immortale dal Dottore. Il suo ruolo sembrerebbe negativo, eppure non è un classico ‘villain’ da fumetto: è disincantata e fornisce al Dottore una guida, lo pone costantemente davanti al fatto che è fallibile, ci sono situazioni in cui non c’è una soluzione capace di salvare tutto e tutti, inclusa Clara. La trilogia che segna la dipartita dell’esuberante compagna è un piccolo capolavoro: Affrontare il corvo, Mandato dal cielo e Piegato dall’inferno sono indimenticabili. In particolare il claustrofobico Mandato dal cielo offre al protagonista l’occasione per dare l’ennesima prova di bravura con un monologo di stampo teatrale che si protrae per tutto l’episodio, enfatizzato da un montaggio esemplare.

Torna anche il Maestro, stavolta in vesti femminili; Missy ha l’aspetto di una Mary Poppins gotica, e risulta davvero spassosa e sadica, sebbene non sia chiaro come si sia rigenerata dopo quella che doveva essere la dipartita definitiva. Ebbene, anche una serie tanto ben realizzata e originale ha qualche buco nella sceneggiatura, comprensibile se si tiene conto della longevità. Le pecche sono perdonabili, poiché sono compensate da ottime prestazioni quanto a recitazione, e personaggi che crescono, cambiano, vivono, e possono morire. Dare spazio all’interpretazione e all’introspezione dei personaggi è secondo me una scelta molto appropriata, ieri come oggi. Doctor Who non ha mai brillato per l’accuratezza dei trucchi, in quanto una produzione televisiva mai ha potuto competere col cinema; il vero punto di forza erano e sono i personaggi e i loro drammi. Anche con i mezzi attuali, i paragoni ‘estetici’ con quanto si vede sul grande schermo sono imbarazzanti, tra contorni di personaggi creati digitalmente che ondeggiano ‘cuciti’ alla meno peggio sugli sfondi, oggetti metallici realizzati in plastica stampata in 3D, e altre ingenuità. In tanti anni di storie sviluppate tra TV, fumetti, romanzi è poi possibile avere contraddizioni nell’ambientazione e quindi, la scelta di concentrarsi su personaggi ben definiti psicologicamente, e recitati con arte, mi appare indovinata. In fondo il problema principale di gran parte delle serie attuali è proprio l’avere personaggi prevedibili; umani forse, ma di un’umanità omologata e conformista, piacevoli ma dimenticabili. Col Dodicesimo Dottore l’emozione decolla, sostenuta anche da quel piccolo gioiello della colonna sonora, epica e melanconica. Come tutti i personaggi meglio costruiti, può non conquistarvi immediatamente; concedetegli qualche puntata e non ve ne pentirete!

 

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

La recensione è stata edita da FANTASTICINEMA https://www.fantasticinema.com/doctor-who-il-12-e-il-13-dottore/

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