I GRANDI  CLASSICI DI  GINO  IL  POLLO

 

Gino il Pollo è un personaggio innovativo per l’animazione italiana, troppo spesso succube di modelli americani e penalizzata da una cultura che indirizza i soggetti verso un target di spettatori decisamente giovane. Gino è un pollo antropomorfo capace di parlare e di comportarsi come un essere umano, al pari dei suoi compagni d’avventure, la pollastra Gina ed altri animali.
Gino il Pollo nasce dalla fantasia dell’artista digitale Andrea Zingoni; inizialmente era un vero pollo ripreso dal vivo e mescolato con animazioni, e spiegava i pericoli del web ai giovanissimi. Poi è divenuto un personaggio disegnato da Paolo Neri ed animato prima con un Amiga 1000, poi con il programma Flash. Il personaggio ha utilizzato linguaggi espressivi e media diversi passando senza problemi dal cartone animato al fumetto della rivista Linus, al video musicale distribuito nei canali streaming, al giornale web, al videogioco, alla radio.
Le parodie di note canzoni, reinterpretate con una comicità anarchica e adulta, mai volgare e sempre connessa ai fatti di attualità, lo hanno reso celebre nel web. Papaveri e Burqua, Tu vo’fare o’Talebano, Un clone matto, Dove sta o’Mullah, Hello Dolly sono diventati piccoli grandi cult di inizio millennio.
Poi è approdato in tv… e si è trasformato con la serie Gino il Pollo perso nella rete. Si tratta di una serie animata con episodi brevi, appena tredici minuti ciascuno. Sono tutti caratterizzati da una comicità immediata e analoga a quella delle comiche slapstick degli anni Ruggenti. Le avventure del simpatico pollo si susseguono e sono quasi tutte autoconclusive sebbene siano inserite in una trama più ampia che si sviluppa nel corso degli episodi. Accanto a momenti indispensabili per dare lo sviluppo alla storia narrata, ci sono tanti stand alone. Le avventure sono accompagnate da canzoncine orecchiabili, destinate però ad essere dimenticate presto in quanto stavolta sono composizioni originali, create per la serie.
A ragione i vecchi fan si sono sentiti delusi,  traditi nelle loro aspettative. Avevano amato i video con canzoni che bene o male tutti conoscono e possono canticchiare, e il personaggio era destinato agli adulti sebbene anche anche un minore potesse apprezzarlo. Oppure il pollo era stato uno scanzonato testimonial per cause importanti. Ebbene, ogni traccia di impegno civile scompare con questa serie, e in televisione il pennuto intrattiene soprattutto i piccoli. Tra l’altro il tratto è semplice, coloratissimo, naif, un po’ come avviene nello sboccatissimo South Park, nei Simpson, in Disenchantment e in altri cartoni animati che fanno della satira pungente il loro pregio maggiore. Stavolta però di satira se ne vede poca,  il pollo sembra addomesticato, corretto e privato della sua forza dirompente e quindi le sue gesta rimangono semplici storie a misura di bambino piccolo, prive di ogni possibilità di letture stratificate.
Va meglio, almeno in parte, con Gino il Pollo – I classici.
Il pollo ormai lo conosciamo, e stavolta è protagonista di ventisei puntate quasi tutte indipendenti una dall’altra.
La satira politica è blandissima ancora una volta, però in questo caso se ne sente assai meno la mancanza. Ogni episodio è la parodia di un libro, di una fiaba o un film assai famoso, non necessariamente destinato all’infanzia. Si va da classici del teatro come Gino Amleto e Ginetta e Romeo, a parodie di film di successo come Gino Padrino, Ginkong, Jurassic Poll… o della televisione come le due puntate Ginokan il DJ della Malesia 1. Non si salvano i capostipiti dell’horror con Doktor Frankengin, Gino e la Mummia, La notte dei polli viventi 1 e 2, Pollomannaro…
Ogni episodio è come un piccolo film di genere. Dura una decina di minuti, in parte occupati dalla sigla di apertura ripetuta in ogni puntata, e dalla sigla di chiusura che ripropone le battute più azzeccate e la canzone che caratterizza ogni storia mentre scorrono i titoli di coda.
Gino e il suo mondo sono ancora disegnati in modo apparentemente molto essenziale, animati con Adobe Flash, un programma oggi desueto. Non è che tra le prime apparizioni del pollastro canterino e sbruffone sul web e questa serie ci siano evidenti migliorie grafiche.
La apparente rozzezza del design e delle animazioni è comprensibile: Gino realizzato in 3d avrebbe fatto ridere proprio quanto e come lo stesso Gino bidimensionale e antirealistico, aumentando però i costi di produzione.
Chi sceglie di ridere con Gino il Pollo non cerca virtuosismi artistici, fondali degni di Hayao Miyazaki, o introspezione da manga di produzione recente. L’umorismo è l’anima della serie ed è in parte ancora basato su gag fisiche. Rispetto alla serie Gino il Pollo – Perso in rete ci sono battute più adatte ai grandicelli e qualche doppio senso velato, oltre a qualche scena splatter e deliziosi momenti di humor macabro. Quello che diverte davvero e alza l’età dei potenziali spettatori sono le citazioni..  Oltre alla trama che spesso riprende in toto o in parte opere celebri, ci sono le scene che fanno da sfondo alle avventure di Gino, dell’inseparabile Gina e di Bruno, e le musiche, tra classica, rap, colonne sonore rivisitate.  Arditi crossover fanno incontrare l’apprendista del coiffeur Jodà con Rapollonzolo, o una coppia di fidanzati minacciati dagli zombie con i Sette Nani, tanto per dirne due. Il risultato è qualcosa di demenziale e spassoso, un ibrido tra le parodie del Quartetto Cetra aggiornate al Terzo Millennio e le irriverenti rivisitazioni di Mel Brooks. Come nelle opere del padre di Frankenstein Junior, per sbellicarsi bisogna conoscere il testo originale e avere una sufficiente cultura cinematografica e letteraria, altrimenti le storie restano decontestualizzate e dicono proprio poco. Un bambino probabilmente si diverte tra capitomboli e innocui pestaggi, e non si spaventa troppo delle scene splatter degli zombie o della mummia o del mostro di Frankenstein… ma solo un adulto può apprezzare i crossover tra personaggi secondari, le citazioni.
Sono queste trovate demenziali ma a loro modo colte, ad offrire i momenti migliori.

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

Questa recensione è stata edita da FENDENTI & POPCORN

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