OTZI E IL MISTERO DEL TEMPO

Nel 1991 Eirka e Hemut Simon durante un’escursione trovarono un corpo mummificato. La polizia e i medici legali sulle prime pensarono ad un escursionista particolarmente sfortunato, ma ad un esame più attento si accorsero che si trattava di antico esemplare di homo sapiens, risalente al circa 3300/ 3100 Avanti Cristo. L’uomo era equipaggiato con un arco in legno, una faretra con frecce, un  pugnale di selce, un’ascia di rame, una perla in marmo, lame di selce e una gerla; aveva tatuaggi ed era vestito con abiti dal valore archeologico inestimabile. La mummia, identificata come uomo di Similaun e chiamata Ötzi, è oggi esposta al museo di Bolzano.

Il film Ötzi e il mistero del tempo prende spunto da questo ritrovamento; con mezzi artigianali e una grande passione per il cinema degli anni 80, il regista Gabriele Pagnotta dà vita ad un fantasy destinato prevalentemente ai più piccoli. Narra una storia di amicizia tra tre bambini e la mummia, che per magia si risveglia. Deve trovare un giovane sciamano e affidargli il potere di fermare il tempo, prima che la strega cattiva Gelica glielo impedisca. Quando l’orfano undicenne Kip (Diego Delpiano), figlio di un’antropologa esperta in sciamanesimo si reca al museo vedere un’ultima volta la mummia prima di partire per l’Irlanda col padre, Ötzi, (l’attore irlandese Michael Smiley) si risveglia e lo coinvolge in una magica avventura. Insieme ai suoi più cari amici Kip nasconde Ötzi in una baita, e lo accompagna in una caverna ritenuta sacra per essere iniziato. Sulle loro tracce c’è Gelica (Alessandra Mastronardi), una strega condannata ad invecchiare precocemente a causa di una ferita ricevuta da una mummia. Purtroppo il risveglio di Ötzi è destinato a durare pochi giorni, quanti bastano a trasmettere il suo potere e far scoprire il valore dell’amicizia ai suoi piccoli amici.

Le scelte narrative del regista appaiono molto coraggiose e anacronistiche. Oggi ci sono tantissimi titoli per adolescenti; sono film per giovani ricchi di trovate che ammiccano agli adulti, o perché hanno interpreti esteticamente gradevoli, o perché hanno battute e situazioni con doppi sensi pepati, o perché fanno leva sul fascino vintage riproponendo atmosfere di tanti anni prima. E’ proprio raro trovare opere destinate in modo inequivocabile ai giovanissimi. Visto con occhi disincantati, Ötzi e il mistero del tempo può essere apprezzato solo per gli splendidi paesaggi dell’Alto Adige, per le belle riprese, per le musiche e per le citazioni cinefile. I protagonisti,  Kip e i fratelli Anna (Amelia Bradley) e Elmer (Judah Cousin) si muovono nelle valli altoatesine pedalando come gli amici di E.T., sono uniti come i Goonies e come loro comunicano usando walkie talkie. Nessuno di loro pare rimpiangere giochi elettronici o internet, nonostante i fatti siano ambientati in anni in cui la tecnologia stava diffondendosi rapidamente nelle case. La mummia del ghiacciaio infatti è stata esposta nel Museo Archeologico dell'Alto Adige dopo il marzo 1998, e tutti i personaggi sembrano averla vista più volte. I bambini protagonisti potrebbero quindi avere accesso a videogames e giocattoli moderni, ma continuano a preferire svaghi di una volta, proprio come se fossero usciti da un film di Steven Spielberg o dagli episodi di Stranger Things.
Lo stesso Ötzi è un alieno nel mondo d’oggi, e come tale è condannato a non potervi rimanere a lungo, proprio come E.T..
Le citazioni cinefile sono probabilmente l’unico legame tra il microcosmo retrò dei piccoli amici di Ötzi e gli spettatori adulti. Il senso di magia tipico dei vecchi film di genere è palpabile anche se può non bastare a un pubblico  smaliziato, e tantomeno può coinvolgere teenagers che potranno trovare imbarazzante l’improbabile avventura girata a misura di bambino.
Gli avversari sembrano usciti da un fumetto o da un cartoon vecchia maniera, quando ancora i super eroi non si confrontavano troppo da vicino con la realtà, e non avevano troppi superproblemi. Due macchiette pasticcione e imbranate, come se fossero personaggi di un teatro di burattini o del cartone giapponese Yattaman. La cattiveria della strega è comunque motivata: cerca un rimedio al suo invecchiamento precoce, non vuole spengere tredici candeline in un corpo anziano. Il contrasto tra il buon sciamano dei ghiacci e la strega bambina dal corpo precocemente adulto ha battute decisamente ingenue e crea gag decisamente vietate ai maggiori di dieci anni.
In questo film i bambini sono più convincenti dei grandi, che sembrano a tratti spaesati nonostante siano attori con alla spalle fiction e anni di attività. Probabilmente è colpa dei copioni loro affidati; mentre i dialoghi tra i bambini e quelli tra Ötzi e Kip hanno momenti poetici, quelli che intercorrono tra la strega e i suoi tirapiedi sono caricaturali, e di solito le battute riservate agli adulti sono banali e finalizzate solo al far progredire la narrazione. Un piccolo spettatore ci ride su, un preadolescente o un teenager probabilmente includerà questa pellicola nella personale classifica dei film più brutti mai realizzati.
Gli effetti speciali sono abbastanza poveri, imbarazzanti anche per gli standard di un  telefilm di venti anni fa. C’è da dire che il regista li usa con parsimonia, e che il potere affidato allo sciamano Ötzi consiste nel fermare il tempo. E’ una magia dalla forte carica simbolica, perché una mummia è già un corpo conservato in modo da arrestare il decadimento. Inoltre il tempo può essere accelerato, come quando Ötzi cura Elmer, oppure arrestato, quando gli avversari cercano di  danneggiare i protagonisti. Non può invece essere riportato indietro, e Ötzi dovrà morire nuovamente perché non può annullare l’effetto della freccia che lo trafisse millenni or sono. Quanto è accaduto, sia pure doloroso, è costretto a restare immutato, e la saggezza dello sciamano consiste proprio nell’accettare questo limite, godersi il calore di ogni istante trascorso con i suoi amici, e prevenire i pericoli futuri per quanto possibile. La magia è quindi arte di accettare sé stessi, passaggio indispensabile per poi esprimere le proprie potenzialità al meglio. In questo senso ‘la magia esiste’ e lo sciamanesimo è la saggezza degli antichi, la capacità di ascoltare le voci interiori ed entrare in comunione con quanto ci circonda, col presente e col passato.

Il film fa riflettere sul valore della conservazione e della valorizzazione della storia e delle bellezze culturali e paesaggistiche nostrane, frutto del trascorrere dei millenni. La fotografia di Tuomo Virtanen, che valorizza le bellezze delle montagne dell’Alto Adige, ne è portavoce.

Con tutti i limiti già detti, Ötzi e il mistero del tempo è comunque un coraggioso esperimento condotto con garbo, ed è stato presentato con successo al Festival di Giffoni  nella categoria Elements +6. Da vedere, almeno per capire quali difficoltà affronti il cinema per ragazzi nel nostro Paese, e magari per trovare quella magia che spesso ci manca.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

La recensione è stata edita su questo sito nel 2023

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