LA  PORTA  NEL  BOSCO

La Porta nel bosco è un cortometraggio indipendente diretto da David Scaperrotta e prodotto dalla Dalvagio Cinema. Girato in provincia di Rimini, è stato autoprodotto e si basa su una vicenda abbastanza suggestiva. Due ragazzi, Alex (Francesco Cancellotti) e Micheal (Lorenzo Giovannini) scoprono una strana porta nel bosco; varcandola si entra in un mondo parallelo, apparentemente simile al nostro. Chiamata Sara (Laura Antoniolli), sorella di Michael, provano a varcare la soglia. I due ragazzi passano, Sara entra ma vede scomparire il fratello e l’amico e quando prova ad uscire, sviene inspiegabilmente. I due amici provano a parlare della porta a Massimo, un loro professore che sembra sapere molto dell’artefatto… o meglio, ha un fratello gemello, Gabriele ( interpretato da Giorgio Tortoni in un doppio ruolo) che attraversò la porta anni prima. La porta è il primo passo verso il reame della Conoscenza. Quanti passano attraverso acquisiscono il sapere, ma non è l’unico passaggio, superata una porta se ne trovano altre. La seconda concede di dominare lo spazio tempo, e oltre non si sa cosa ci sia. Si dice che Dio sia stato un tempo un uomo che è riuscito a superare tutte e sei le porte, diventando guardiano di questo universo. Perciò la porta non accoglie tutti, ma accetta solo chi è pronto, respingendo gli altri come ha fatto con Sara. I ragazzi hanno solo un giorno di tempo per decidere se lasciare questo mondo verso mete più alte o rimanere, dopo la porta scomparirà e ogni scelta sarà definitiva. La scelta è facile per Michael, spalleggiato dal padre che lo incita a seguire i suoi sogni, mentre è dolorosa per Alex, innamorato di Sara. Alla fine però…
Questo cortometraggio presenta qualche ingenuità come il professore compagnone ed esperto di questioni sovrannaturali pronto a dar fiducia ai suoi alunni, o il senso di comandare al tempo e allo spazio in una realtà diversa da quella che conosciamo. E’ lasciato all’immaginazione se sia possibile un ritorno per quanti fossero capaci di attraversare la prima porta ma non la seconda: il potere sullo spazio e tempo permette a Gabriele di tornare per spiegare brevemente ai giovani cosa li attenda.
Queste sbavature sarebbero  probabilmente rese meglio comprensibili se invece che soli ventiquattro minuti il minutaggio fosse stato esteso ai tempi di un mediometraggio o di un lungometraggio, o anche di una serie, anche perché attori e sceneggiatura funzionano davvero bene.
L’originalità del soggetto porta una ventata di aria fresca nel panorama del fantasy troppo spesso inteso come scopiazzatura di Tolkien e Dungeons and Dragons. E’ una sorta di Nona Porta rivisitata con ottimismo e speranza, in quanto ogni passaggio porta ad un’illuminazione e talvolta consente anche un ritorno, e comunque conduce all’Assoluto.
Di solito i fantasy basati sull’accesso ad altre dimensioni si concludono con un banale ritorno alla realtà: ‘niente è come casa’ diceva Dorothy nel Mago di Oz. Qui la posizione è ben diversa, più simile a Cocoon di Ron Howard e al transumanesimo. Avendo la possibilità di elevarsi, pur rinunciando agli affetti di questo mondo, cosa farebbe  una persona? La risposta è tutt’altro che scontata, perché l’amore, anche quello acerbo di due adolescenti, pone dei dubbi agli spettatori.
La confezione è interessante e professionale: non registi – attori che soddisfano il proprio ego e premiano amici e parenti con particine di contorno, ma una vera troupe affiatata formata da specialisti qualificati e attori capaci di stare in scena creano la magia. La colonna sonora di Luc Lions, creata appositamente, è un gioiellino che rende il senso di speranza e malinconia per quanto viene abbandonato.
Ci sono riprese effettuate con il drone, e ampio uso di carrellate all’indietro e movimenti di macchina non scontati, soprattutto quando si tratta di inquadrare la porta e far capire che Sara non può vedere i due amici, poiché non è pronta per passare nell’altra dimensione.
La sceneggiatura riesce a fare a meno di effetti speciali vistosi, solo una leggera viratura distingue il mondo oltre la porta dal nostro, Gabriele compare e scompare con un buon montaggio e ferma il tempo con un fermo immagine e un dialogo appropriato. La suggestione decolla anche con mezzi esigui, perché è affidata all’atmosfera e alle battute, in particolare quelle del dialogo tra Micheal e il padre e tra Alex e Sara.
Sarà anche un progetto low budget, questa Porta nel bosco, però è di quelli fatti bene. Finita la visione, si vorrebbe un sequel.

 

 

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura

La recensione è stata edita da FNDENTI & POPCORN