LOLA

Quanti credono che per fare un gran bel film di fantascienza occorrano mezzi faraonici, dovrebbero assolutamente vedere Lola. E’ un piccolo grande film diretto da Andrew Legge, girato in Irlanda quando ancora c’era il lockdown, nel 2022.
Si tratta di un film di genere distopico, ovvero immagina un’epoca più o meno lontana nel tempo, e ne mantiene solo in parte le caratteristiche; altri aspetti, come la tecnologia, vengono trasformati. Lola presenta una distopia dieselpunk, in quanto i fatti sono ambientati nell’Inghilterra della Seconda Guerra Mondiale ma c’è una macchina prodigiosa che cambia il destino del mondo.
Due sorelle, Martha e Thomasina Hanbury, orfane cresciute in una vecchia casa nella campagna inglese, costruiscono un cronoscopio, una macchina capace di captare le frequenze radio e video del futuro e la chiamano Lola in omaggio alla madre. Attraverso le immagini che appaiono su un grosso monitor circolare, possono sapere i risultati delle partite e scommettere vincendo; possono imparare le canzoni di David Bowie, Bob Dylan e Joan Baez, e anche ascoltare i telegiornali e sapere dove avverranno gli attacchi tedeschi.  E’ possibile, assistendo alle trasmissioni, conoscere il futuro, almeno per quanto riguarda gli eventi che hanno una risonanza mediatica. Quando compaiono le immagini di un attacco aereo su Londra, informano in modo anonimo le autorità. Le previsioni si rivelano esatte e i servizi segreti si interessano al caso dell’"angelo di Portobello", nome assegnato dai sopravvissuti dei bombardamenti allo sconosciuto eroe. Vengono localizzate e convinte a lavorare per i servizi segreti, tramite l’affascinante tenente Sebastien Holloway. Un giorno però Thomasina invece di indagare il futuro per impedire massacri decide di sacrificare una nave civile americana… e il mondo cambia, con conseguenze atroci.
Il film è girato in un sorprendente bianco e nero, e già visivamente è anomalo, controcorrente rispetto alla moda delle immagini caramellose e invase da interventi di grafica digitale. Le sequenze sono ritoccate e invecchiate a dovere, mescolate a vero footage d’epoca recuperato da archivi storici e doppiato in modo da imitare i cinegiornali d’epoca.
 La macchina da presa spesso è usata a mano libera, le inquadrature sono sbilenche, danzano inseguendo le due sorelle e il tenete, zoomano su particolari apparentemente insignificanti. Come Martha suggerisce a un ragazzino che apprende l’uso della cinepresa, l’occhio del cineasta coincide con quanto va a inquadrare l’obiettivo. Le dissolvenze sono sostituite da cesure con scene del tutto nere, o da sgranature a cui segue l’ordine di fermare la registrazione, o da cartelloni che annunciano fatti importanti e danno loro una collocazione geografica.
Per rendere perfettamente l’idea di una testimonianza girata da Martha in tempo reale e affidata al futuro, la pellicola accumula tanti piccoli episodi, narrandoci la vita quotidiana delle due protagoniste oltre all’uso di Lola, ripresa dalla cinepresa in tempo reale.
 Il  montaggio è studiato in modo da creare l’alternanza tra sequenze recitate e immagini di repertorio, in modo da poter raccontare una storia diversa da quella che conosciamo.
Alcune sequenze sono rese suggestive anche grazie alla colonna sonora che impiega classici dei Grandi della musica. L’esibizione davanti ai membri del Servizio Segreto è memorabile, e la storia d’amore riesce a evitare le sdolcinature anche grazie alla musica che si sostituisce alle parole.
La narrazione ricicla il mockumentary, il falso documentario usato ed abusato soprattutto dal cinema horror dopo il successo di The Blair Witch Project. L’idea di poter applicare questo modo di raccontare alla fantascienza è un’idea nuova, con risultati interessanti che portano una ventata di freschezza.
I personaggi principali sono ben caratterizzati, il rapporto tra le due sorelle, l’androgina e asessuale, ambiziosa e disincantata Thomasina e l’ingenua sognatrice Martha viene esplorato senza sentimentalismi o stucchevole retorica. Due donne forti, che sono rimaste orfane e sono cresciute sostenendosi a vicenda, coltivando lo studio e, grazie alla complementarità delle loro capacità, arrivando a concepire Lola.
Girl power, ma intelligente, con protagoniste deliziose, forti e allo stesso tempo fragili.
L’idealista tenente Holloway è credibile, così romantico da seguire l’amata anche nelle imprese più pericolose e da conservare una mentalità cavalleresca anche davanti alla prospettiva di sacrificare degli innocenti pur di vincere la guerra. Gli interpreti sono giovani volti del cinema britannico, Stefanie Martini (Martha), Emma Appleton (Thomasina), Rory Fleck-Byrne (Holloway), probabilmente facce poco conosciute ma assai promettenti, a dar fiducia alle prestazioni attoriali di questa pellicola.
Oltre ad avere un intreccio avvincente e ricco di colpi di scena, il film fa riflettere. Le scelte del presente infatti influenzano il futuro, cambiandolo in modo radicale, tanto da far vincere la guerra alla Germania e cancellare o cambiare l’esistenza delle persone. Le sorelle guardano un domani in divenire e i loro tentativi hanno successo fino a quando lasciano che i fatti avvengano , mitigandone però le conseguenze. Quando invece Thomasina decide di intervenire direttamente, si innesca il dramma. Non è chiaro se è dovuto all’aver fatto morire delle persone ed esiste una legge del contrappasso anche nelle manipolazioni del tempo o se invece è soltanto un tragico caso, poiché il futuro è influenzato da miliardi di variabili e cambia al variare di elementi apparentemente poco significativi. In teoria anche un atto compassionevole potrebbe alterare il continuum spaziotemporale, magari permettendo la sopravvivenza di un serial killer o di un tiranno. In ogni caso le sorelle arrivano a capire cosa sia l’effetto farfalla nella maniera più dolorosa.  
Altro spunto di riflessione, il fatto che la storia possa essere cancellata e riscritta non tanto per effetto di una prodigiosa apparecchiatura, quanto per il modo in cui i media la raccontano e la fanno conoscere. Il film che Martha crea cucendo insieme pezzi delle proprie riprese è un atto si consapevole manipolazione. E’ una realtà come rappresentazione, non l’oggetto, ma l’idea dell’oggetto, tutt’altro che innocuo: come mostra l’epilogo, è destinato a cambiare nuovamente la storia. Il fatto che la variazione sia positiva, e favorevole alle sorelle nonostante probabilmente abbia un costo affettivo non indifferente cambia poco. Trasmesso da un futuro imprecisato, viene captato dal passato e le scelte narrate nella pellicola probabilmente non avranno mai luogo, o saranno in parte diverse, anche se ignoriamo tutte le conseguenze. La realtà è qualcosa di molto relativo, poiché viene falsificata: e chissà quante volte è avvenuto qualcosa di analogo, e accade, che sia la vanità di quanti almeno in internet vogliono vedersi belli e piacenti, o che siano manipolazioni ideologiche.
Le riflessioni filosofiche vengono suscitate senza cadere nell’errore di dare delle certezze assolute, o di voler impartire lezioni morali. C’è una certa leggerezza, fatta di episodi comici, di momenti di tenerezza , di sentimenti autentici, di poesia.
Ben venga la povertà di mezzi, se porta a realizzare perle come questa!

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

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