DYLAN DOG - VITTIMA DEGLI EVENTI

Dylan Dog – Vittima degli eventi è un live action realizzato qualche anno fa, nel 2014 da Claudio di Biagio, quasi in risposta alla delusione sollevata dalla pellicola americana Dylan Dog – Il film. Si tratta di un live action molto diverso dai ‘soliti ‘ fan film, nel bene quanto nel male, in quanto si distingue per la professionalità di quanti vi hanno preso parte e per la confezione impeccabile. 
Come ogni fan film, si tratta di un progetto senza scopo di lucro ed è stato finanziato tramite crowdfunding dal regista stesso e dallo sceneggiatore Luca Vecchi, che interpreta Groucho. I mezzi ci sono grazie ai tanti appassionati che hanno contribuito, e sono impiegati al meglio, in quanto tutto il comparto tecnico è esperto di cinema. Il cortometraggio può quindi sfuggire agli errori grossolani e alle ingenuità tipiche dei live action amatoriali, dettate dal dilettantismo  e da risorse insufficienti rispetto alle intenzioni. Addirittura il cast di Vittima degli eventi include partecipazioni illustri. Alessandro Haber appare nei panni dell’Ispettore Bloch,  Milena Vukotic  interpreta la medium Madame Trelkovski e Massimo Bonetti è Hamlin, l’antiquario che scorrazza nello spazio e nel tempo apparendo con il suo negozio di stramberie Safarà.  Il ruolo del protagonista è affidato a Valerio Di Benedetto, mentre Sara Lazzaro interpreta Adele, la cliente: sono tutti professionisti invece di fan tanto volenterosi quanto inesperti.
Gli effetti speciali sono convincenti e la macchina da presa li valorizza, con sequenze oniriche mozzafiato di solito impensabili in un prodotto del genere. L’estetica è paragonabile a quella di qualsiasi telefilm con temi soprannaturali del periodo.
L’avventura si sviluppa in cinquanta minuti, sufficienti per inscenare una storia semplice e esemplificativa di quanto avviene nella serie. Dylan Dog viene assoldato da Adele, una ragazza che ha avuto un incubo terribile ad occhi aperti: ha visto il fantasma di una donna staccarsi la testa davanti a Castel Sant’Angelo. Il detective deve far luce sulla natura dell’entità…
Il soggetto rispecchia quanto più o meno accadeva negli episodi precedenti al restyling subito nel 2014 ed oggi annullato dalla scelta di far tornare il personaggio alle sue origini. C’è un incipit con il fatto terrificante, viene introdotto Dylan, ci sono le indagini prima inconcludenti e poi risolutive, e lunghi titoli di coda in cui si ringraziano uno ad uno quanti hanno collaborato al progetto.
Il lavoro di di Biagio e Vecchi  venne seguito indirettamente anche dalla stessa casa editrice del fumetto, la Bonelli, che forse si aspettava di poter risollevare le sorti del suo personaggio rinnovandone la popolarità. Negli anni Novanta Dylan Dog era stato un vero fenomeno di costume, poi ridimensionatosi in quanto un fumetto seriale difficilmente riesce a mantenere standard artistici eccezionali, se deve uscire una volta al mese. Nonostante l’apprezzamento di Umberto Eco, nel 2014 Dylan Dog era ormai un albo come tanti altri: un prodotto commerciale ben fatto, con un suo pubblico anagraficamente ben circoscritto al pari dello storico Tex. Probabilmente tutti in redazione covavano il sogno proibito di rilanciare il personaggio attraverso una serie televisiva, e magari renderlo un prodotto multigenerazionale. La durata di cinquanta minuti è proprio quella che si richiede a un episodio di telefilm, mentre il formato web poteva essere adatto a coinvolgere i più giovani.
Per poter accontentare i fan e magari attirarsi le simpatie e incuriosire nuovi appassionati, la vicenda è lineare, ci sono ottime ricostruzioni di ambienti e appaiono personaggi secondari ricorrenti, inoltre ci sono gustose citazioni, proprio come nel fumetto che ha continui rimandi a musica e cinema popolare o d’essai. La casa di Dylan con tutti i bizzarri souvenir etnici e il poster del Rocky Horror Picture show è perfetta, e altrettanto fedele è la rappresentazione del negozio di Hamlin, c’è il Maggiolino bianco… Questi dettagli convivono però con alcuni stravolgimenti che possono lasciare perplessi.  L’azione si svolge a Roma, la Craven Road londinese è nella Città Eterna, per ovvie ragioni di budget. Può dispiacere ai puristi, però questa decisione è motivata da ragioni economiche. L’ambiente è sfruttato molto bene e la Roma che scorre nei fotogrammi assomiglia a quella onirica e perturbante vista nel vecchio sceneggiato Il Segno del Comando, con monumenti famosi circondati da una fama sinistra e vicoli bui.  
Più discutibile invece pare la caratterizzazione dei due protagonisti, e non è un problema di look o di età anagrafica degli interpreti diversa da quella ipotizzabile per l’ ‘indagatore dell’incubo’ e per il suo assistente. I personaggi sono stati sempre rappresentati con alcune variazioni a seconda della mano del diverso disegnatore e in una trasposizione live action la somiglianza è solo uno dei fattori che fanno preferire un attore rispetto ad un altro. Purtroppo ci si trova davanti a un caso di caratterizzazione alternativa, il comportamento di Dylan dog e del suo assistente è diverso da quello conosciuto negli albi. Il detective è un donnaiolo e si aggira all’Università a caccia di belle studentesse, e in questo è fedele al canone. Meno ovvio è che intervenga nella lezione di un professore che cerca di spiegare i misteri di Piazza Vittorio e della Porta Ermetica, rendendosi antipatico e saccente, quando invece il Dylan del fumetto è acuto, curioso, rispettoso degli studiosi benché avverso ai preconcetti che ciascuno porta con sé. Poi scopriamo che da sette mesi non lavora, è in crisi e arriva ad assumere semi di Datura Stramonium, pianta tossica ed allucinogena, per espandere le sue percezioni. E non rifiuta una bevuta di assenzio. Questa scelta contraddice la natura igienista dell’eroe, che non beve, non fuma ed è vegetariano. Groucho rovescia le battute surreali, salvo poi comportarsi come una chioccia nei confronti del suo principale e fargli prediche degne di una mamma iperprotettiva.
Anche l’epilogo è poco coerente con le atmosfere del fumetto. Senza fare spoiler, Dylan spesso scopre il colpevole ma talvolta rinuncia ad assicurarlo alla giustizia, in quanto comprende che l’azione efferata è il risultato della violenza subita dal carnefice, consumata tra le pareti domestiche o perpetrata da una società che è inclusiva solo a parole. Il colpevole è una vittima degli eventi al pari dello stesso investigatore, e il contrappasso viene applicato da terzi, siano entità metafisiche  scherzi del destino crudele .
Siamo davanti a quello che nelle fanficion letterarie viene definito dall’acronimo OOC – Out Of Character. Esteriormente tutto è perfetto, o almeno c’è una cura formale assai superiore alla media di questi prodotti. La sostanza è però diversa, ovvero i personaggi si comportano in maniera abbastanza diversa da quanto si aspettano i fan. Forse proprio a causa degli stravolgimenti il sogno di avere una serie si è interrotto nonostante le proiezioni in prestigiosi festival di genere e di cortometraggi:  rimane una sola interessante puntata.

GUARDALO  QUI   https://www.youtube.com/watch?v=9G62vLlqUBI&pp=ygUnRkFOIEZJTE0gRFlMQU4gRE9HIENJVFRJTUEgREVHTEkgRVZFTlRJ

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

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