SOLUM

I reality show a base di isole selvagge e concorrenti di bell’aspetto o volti celebri sul viale del tramonto o in cerca di un agognato rilancio siano di moda, è un dato di fatto, almeno a quanto si legge nei palinsesti delle serate televisive. A questo genere di spettacolo è ispirato il film di fantascienza portoghese Solum.
In questa pellicola diretta, sceneggiata ed  interpretata da Diogo Morgado otto concorrenti sono convocati per una gara a chi possa resistere più a lungo in un’isola selvaggia chiamata Solum. Hanno a disposizione pochi utensili e un videotelefono attraverso cui possono registrare messaggi e inviarli alla regia per le messe in onda. Sempre grazie a quell’apparecchio possono chiamare aiuto e questa decisione equivale ad arrendersi. Almeno all’inizio del soggiorno sono soli in quanto ciascuno viene depositato in un punto dell’isola diverso. Quando però due concorrenti si incontrano, e una dei due aziona l’s.o.s. poiché è rimasta ferita, invece di trovare aiuto muore sul colpo. Viene attraversata da una luce azzurra, la tragedia avviene sotto gli occhi del superstite. Il concorrente si rende conto che qualcosa non quadra. Le persone non vengono soccorse come promesso al momento dell’ingaggio, e l’unico strumento tecnologico è quanto li porta alla rovina illudendoli di salvarli. Poco a poco anche gli altri partecipanti si incontrano e radunati cercano di sopravvivere, tra dubbi sempre crescenti sulla natura della gara.
Il mistero inizia a svelarsi a metà del film, grazie alle visioni di una giovane ragazza. Esse spezzano la monotonia di scene action e situazioni già viste in Hunger Games e suoi emuli. Non è spoiler leggere qui il colpo di scena di questo film, poiché è lo stesso regista a spifferare tutta la situazione per filo e per segno, a circa metà della storia narrata: l’errore più imperdonabile nella sceneggiatura.
La gara è in realtà un test in realtà virtuale approntato da alieni che possono salvare solo una piccola parte dei terrestri dalla catastrofe. L’umanità ha surriscaldato il pianeta, ci sono state guerre nucleari e la Terra è alla fine dei suoi giorni. Solo uno tra gli otto terrestri selezionati per il ‘reality’ potrà vincere e risvegliarsi in un’asettica sala di astronave, gli altri moriranno, uccisi dai loro rivali o per il semplice fatto che solo una persona potrà azionare il comunicatore per prima e solo quella verrà ‘premiata’.
L’idea in sé alla base di questa pellicola potrebbe essere accattivante, con l’uomo capace solo di autodistruggersi, un forte messaggio ecologista e il colpo di scena originale. Poteva funzionare, se il piacente Morgado avesse  mostrato le visioni di tutti i membri e non soltanto quelle di questa donna. La scelta di avere una sola protagonista rende scontato il risultato. E’ ovvio che sarà lei ad accaparrarsi i favori della platea e a salvarsi. Allo spettatore non resta che scoprire quale sia l’ordine di dipartita, peraltro abbastanza prevedibile. Rivelare il mistero a metà del minutaggio distrugge qualsiasi climax, ammesso potesse esserci stato interesse per gesta e battibecchi già visti e ascoltati in decine di altre pellicole.
La fine drammatica è prevedibile, però la tragedia è smorzata dal fatto che è difficile provare empatia per questi otto esempi di umanità. Volutamente ignoriamo il loro passato, le loro reali motivazioni che li hanno portati a partecipare; anche quando ci viene rivelato qualche sprazzo nelle visioni, esse riguardano solo la protagonista.
O si rivela troppo, o si tace troppo, senza mezze misure, e quanto apprendiamo viene detto nel momento meno opportuno. Semmai può essere interessante vedere come, intuita o scoperta la verità, tutti accettano di sacrificarsi per far sopravvivere almeno la ragazza invece di rinunciare alla competizione. Potevano organizzarsi come una piccola società, accontentandosi di vivere come uomini primitivi, dimostrando di aver messo da parte l’egoismo e la violenza in nome della sopravvivenza di tutti. La visione dell’umanità data da Diogo Morgado è pessimista, poiché l’innata aggressività non si limita alle persone potenti. Le cattive decisioni mosse dall’egoismo di industriali e capi di stato hanno distrutto il pianeta,  e i singoli che li hanno portati al potere si dimostrano parimenti incapaci di uscire dalle regole del gioco inculcate dalla società autodistruttiva: per essi esistono solamente i ruoli di vittima e carnefice.
Anche se ci sono questi interessanti spunti di riflessione, faticano ad emergere dal copia incolla di sceneggiature di film famosi, e le doti recitative degli otto personaggi sembrano essere davvero modeste. Il regista è nel cast, ma anche lui brilla poco; si difende meglio Carlos Carvalho. Sono tutti attori di sitcom e di soap, famosi in Portogallo e probabilmente in Brasile per la lingua in comune, e quasi sconosciuti altrove.
I costumi potranno far sorridere, poiché si tratta di leggins e maglie termiche più scarpe da trekking e zaino di una nota catena di distribuzione di articoli sportivi, se non proprio di un supermarket cinese.
Gli effetti speciali si limitano al minimo indispensabile, le spiegazioni sono date da un ologramma che imita l’aspetto umano, e le sequenze dell’astronave sono brevi e all’insegna del minimalismo più spartano. Ci sono fan film con un migliore comparto scenotecnico alle spalle, con costumi più elaborati… e questo è un film da sala, non un direct-to-video o un indie semiamatoriale. L’altro effetto speciale è il magnifico paesaggio delle Azzorre, ripreso con droni o utilizzato come sfondo per le peripezie dei concorrenti.
La storia narrata è interessante e offre spunti di riflessione, peccato per la trasposizione in immagini davvero modesta. Lascia sperare che, con mezzi più abbondanti, e con attori più maturi professionalmente, anche il Portogallo possa dire la sua sul domani.

 

Cuccussétte vi ringrazia della lettura.

La recensione è stata edita da FENDENTI E POPCORN. Se volete adottarla, contattate Cuccussette

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