OMEN  2  -  LA  MALEDIZIONE DI DAMIEN

La trilogia di Omen immagina la venuta del figlio di Satana, l’Anticristo del libro dell’Apocalisse, nei panni di un bambino apparentemente umano che rivela poco a poco la sua vera natura sovrannaturale e malvagia. Non è una serie nata come opera divisa in tre capitoli; è stato il successo della pellicola Omen – Il presagio firmata da Richard Donner nel 1976 ad aver spinto i produttori a realizzare ben due sequel. 
Il secondo capitolo è La maledizione di Damien II, noto anche come Omen II - La maledizione di Damien. E’ uscito al cinema a distanza di soli due anni, e stavolta è stato diretto da Don Taylor. Anche gli sceneggiatori sono diversi, Stanley Mann e Mike Hodges hanno preso il posto di David Seltzer. Ovviamente l’attore che interpreta Damien è un ragazzo più grande, Jonathan Scott-Taylor che sostituisce Harvey Stephens
La vicenda si apre con Damien Thorn nella sua ricca magione; adottato e cresciuto dai ricchissimi zii dopo la morte tragica dei genitori, è ormai tredicenne. E’ in procinto di partire insieme al cugino Mark per l’Accademia militare, prestigioso college che la famiglia Thorn ha frequentato da generazioni e che molti genitori dell’alta borghesia americana scelgono per i loro rampolli. Non tutti in famiglia appoggiano la scelta della scuola, e casualmente chi si oppone muore nelle circostanze più cruente ed imprevedibili. Soccombono anche gli archeologi che a Megiddo hanno ritrovato il Muro di Igael, un affresco raffigurante il figlio del Diavolo così come è apparso nelle visioni dell’autore. Uno di loro era lo stesso studioso che aveva dato i pugnali consacrati al padre di Damien perché lo uccidesse. Nonostante le disgrazie l’affresco viene staccato dalla parete e inviato negli Stati Uniti.
Tutta la pellicola ruota attorno alla crescita di questo adolescente che frequenta con alto profitto la scuola e sembrerebbe un ragazzino timido, capace e segnato dalla tragedia dei genitori. Inizialmente Damien appare inconsapevole dei suoi poteri; crescendo le sue capacità si amplificano, addirittura riesce anche a controllare la volontà altrui con lo sguardo. La gente assiste, e può fare ben poco: anche dovesse intuire che qualcosa non va quando c’è Damien a giro, è difficile dimostrare l’esistenza di simili poteri senza sembrare folli e sopravvivere all’ira del piccolo satanasso.  A  far capire al ragazzo come stanno le cose, il sergente Neff, un insegnante dell’Accademia e adepto dell’Anticristo…
Per struttura e temi il film è un sequel analogo al primo capitolo, sebbene l’originalità del soggetto e la forza trasgressiva dell’avere un bambino cattivo ma cattivo sul serio si siano affievolite. Che dietro alle terribili morti ci sia Damian il piccolo Anticristo, è ormai ovvio e nessuno si scompone per qualche ammazzamento in più. Il meccanismo che alterna le scoperte riguardo al figlio di Satana alle tragedie più o meno inspiegabili e truculente è noto agli spettatori. Ogni decesso risulta prevedibile, anche per una scelta narrativa che ha una forte valenza simbolica: la presenza di un corvo nei pressi del teatro degli ‘incidenti’. L’animale in molte culture è presagio di morte, tuttavia abbinarlo sistematicamente al disastro imminente crea un effetto stimolo\risposta che rende meno spaventoso l’evento.
Mancando l’effetto sorpresa che ha conquistato le platee internazionali, la vicenda si arricchisce di una componente intimista che bilancia le scene horror. L’introspezione fa la differenza: Damien cresce, si affaccia all’adolescenza e capisce di essere diverso dal solare cugino Mark, è molto intelligente e si pone domande su sé stesso. Con dolore sincero accetta la rivelazione da parte del proprio insegnante, scopre il marchio composto dai tre sei impressi nel cuoio capelluto e ben nascosto, e si fa ancora più introverso. Inizialmente lotta per sottrarsi a quel ruolo non scelto, per poi accettarlo. L’ultima inquadratura ci mostra un Damien consapevole, che fissa in camera con due occhi da angelo caduto, mentre il museo che custodiva il muro è stato dato alle fiamme.
A dare una ventata di novità, c’è anche una critica nemmeno troppo velata alla buona società capitalista americana, di cui Damien fa parte, e all’ambiente dell’elite dell’esercito. Nel primo capitolo c’era il padre, un diplomatico ricco e abituato a una vita errabonda, trasferito qua e là da un momento all’altro. In Omen 2 ci sono altoborghesi che sfoggiano ville, auto e beni di lusso, fanno feste esclusive, vanno in scuole dalle rette così alte da lasciar fuori i comun mortali e speculano sulla povertà brevettando concimi chimici e sementi selezionate da vendere al terzo mondo. L’anticristo ha molti seguaci tra queste persone, e si mimetizza molto bene anche nelle alte gerarchie dei militari. Viene da chiedersi se Damien, inserito in un ambiente diverso,  senza sogni di gloria e senza povertà, si sarebbe evoluto a quel modo. In un Paese puritano e apparentemente basato sul culto della famiglia e sulle figure di chi difende la società civile, o almeno la parte di essa che conta, mettere in dubbio l’onestà delle classi agiate e dei leader è una scelta non casuale e per niente innocua.   
I momenti di riflessione si alternano alle nuove catastrofi, sempre molto spettacolari e coreografate in modo impeccabile con un montaggio da manuale, che fa dell’esattezza e delle giuste tempistiche il miglior strumento per spaventare. Tra l’altro gli effetti speciali sono quanto era disponibile nel 1978, e sono sfruttati nel modo migliore possibile. Lasciano intravedere quanto c’è di orrido e permettono all’immaginazione di fare il suo lavoro, come nella scena della stazione, dove il corpo di un uomo tagliato a metà si vede per una frazione di secondo. Se le sequenze appaiono meno orrifiche rispetto a quanto si è visto nel capostipite, probabilmente è dovuto al fatto che lo spettatore più o meno immagina come andrà a parare la storia, e si sorprende meno. Restano memorabili le sequenze della partita di hockey, e l’epilogo con un bel colpo di scena mal prevedibile.
C’è da dire che la confezione del film è comunque molto elegante, e che il cast è all’altezza delle aspettative. Bravo il protagonista Jonathan Scott-Taylor, con la sua anonima faccia da bravo ragazzo, splendido William Holden  come Richard Thorn, Lee Grant lascia il segno come Ann Thorn. Un nutrito  gruppo di caratteristi affermati interpreta i personaggi secondari. Da non dimenticare la stupenda colonna sonora di Jerry Goldsmith che prosegue e sviluppa le memorabili partiture del primo capitolo.
E’ difficile che un sequel si mantenga all’altezza del capostipite, però Omen 2 La maledizione di Damien funziona, non è proprio come tornare una seconda volta a Disneyland.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

Questa recensione è stata edita su questo sito. Se la volete ospitare, contattatemi. Florian Capaldi  su Facebook

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