X-FILES VOGLIO CREDERCI

Il rapimento di un’agente dell’FBI in una cittadina della provincia rurale del West Virginia si rivela un caso troppo complesso per la polizia locale, che brancola nel buio. Guidati da un sensitivo, un ex sacerdote con alle spalle un turpe passato di abusi sui minori, gli agenti scoprono parti di corpi umani sepolti sotto la neve. Incapaci di dare un senso al macabro ritrovamento, contattano Fox Mulder e Dana Scully, ritirati a vita privata da tempo. I due dovranno fare i conti con un macabro traffico d’organi e folli esperimenti…

La serie X-Files è stata una delle migliori invenzioni della televisione degli anni Novanta. Creata dal genio di Chris Carter, mescola felicemente poliziesco e azione, sovrannaturale e fantascienza. I protagonisti sono Fox Mulder e Dana Scully, agenti dell’FBI impegnati a risolvere casi misteriosi che sfuggono ai metodi di investigazione più tradizionali. Per nove stagioni hanno dato la caccia a mostri, maniaci e alieni, e si sono fatti amare per la loro fragilità e il loro coraggio. Il carattere dei personaggi principali è ben sviluppato nel corso delle tante puntate, e lo spettatore può facilmente identificarsi in questi eroi tutt’altro che invincibili, riconoscersi nello scetticismo di Scully o nella disperata volontà di credere al sovrannaturale di Mulder.

Introspezione, temi di attualità rivisitati in chiave paranormale, attori piacenti ma non strepitosamente belli, sceneggiature che fanno miracoli per ottimizzare i set e le risorse a disposizione, effetti speciali usati con la dovuta parsimonia e una colonna sonora strepitosa: la longevità del serial è dovuta proprio a questi ingredienti ben amalgamati. Quando la produzione è rimasta a corto di idee, e ha provato a sostituire volti nuovi agli storici protagonisti, è iniziato l’inesorabile declino. Le ultime stagioni si sono trascinate sottotono, i nuovi personaggi non sono riusciti a rimpiazzare Scully e Mulder nel cuore degli spettatori. Le sottotrame cospiratorie e le congiure extraterrestri alla fine sono risultate troppo complesse, anche per i vecchi fan. Era ovvio, doveva calare il sipario su quello che è stato un cult.

Nonostante l’enorme popolarità raggiunta, dopo l’ultimo episodio Chris Carter ha stentato a reinventarsi; la sua serie Millennium è stata accolta dall’indifferenza e il silenzio è calato sul regista. Sorte analoga è toccata agli interpreti principali, scivolati nell’abisso dei B-movie, impegnati in ruoli secondari in serial televisivi, ridotti allo stato di ospiti speciali nelle convention a tema fantastico.

Nel 2008, a sei anni dalla chiusura di X-Files, lo stesso regista ha tentato di riaccendere l’interesse per la serie. Ha radunato parte del cast originario, e ha diretto X-Files – Voglio crederci secondo film destinato al grande schermo (il primo X-Files – Il film, era uscito nel 1998, tra la quinta e la sesta stagione televisiva). Pur di conquistare nuovi fan, ha dato un taglio netto con il passato, semplificando personaggi e vicende. Ha presentato i protagonisti senza dilungarsi sugli eventi narrati nel serial, avvicinandoli ai neofiti. Lo spettatore viene a sapere che Scully e Fox hanno lavorato come colleghi all’FBI, si amano ma non riescono a stare insieme, e hanno avuto un figlio. Scully è diventata un chirurgo affermato e assomiglia alle tante eroine di telefilm di ambientazione ospedaliera; Mulder vive come un eremita dopo che l’FBI lo ha allontanato.

Il pretesto che li riavvicina e li riporta in azione può apparire forzato e banale, e il ritratto dei due agenti è sicuramente lontano dalle aspettative dei fan: la dicotomia tra il razionalismo della donna e la fede nel sovrannaturale dell’uomo funziona ancora, ma è difficile riconoscere la coppia degli anni d’oro mentre si aggira tra i boschi innevati. Scully sembra soddisfatta della sua nuova esistenza, si preoccupa di salvare la vita di un bambino condannato da un male incurabile, e mette in secondo piano l’investigazione. La scopriamo intransigente, bigotta, omofoba, apparentemente poco propensa a dialogare con Padre Joe, ex sacerdote pedofilo. Mulder convive con i drammi che hanno segnato il suo passato, ancora non ha accettato la morte della sorella e spera sempre che il sovrannaturale si affacci nella sua vita.

Ebbene, di sovrannaturale ce n’è poco, nel film. Scompare ogni riferimento al complotto alieno, i poteri del sensitivo vengono messi in dubbio, i mostri sono frutto della ricerca scientifica, dell’egoismo. Il regista sfrutta temi di attualità tutti terreni, come la pedofilia nella Chiesa cattolica, il traffico di organi e la difficoltà da parte dei pazienti americani di reperire cure sperimentali. Gli orrori si annidano nell’animo umano e nascono dal cattivo uso del libero arbitrio, non occorre immaginare alieni degni di H.P. Lovecraft.

Queste scelte narrative possono certo risultare interessanti – da sempre i temi sociali più spinosi vengono raccontati dal cinema di genere, o dai B-movie – tuttavia privano la vicenda delle necessarie citazioni, che i fan sempre si attendono. Davanti agli occhi scorre il ricordo delle peripezie di Scully e Mulder alle prese con l’ignoto, con gli extraterrestri, con miracoli o mutanti…; una storia di mad doctors, per quanto avvincente, disattende le aspettative.

Si fosse trattato di un thriller, con personaggi originali e un titolo diverso, questo film sarebbe stato un’opera compiuta, sebbene modesta negli effetti speciali e contraddistinta da ritmi da onesta produzione televisiva. La sceneggiatura dà spazio all’introspezione e la psicologia dei protagonisti viene descritta a tutto tondo, come di rado accade in film di genere. La stupenda caratterizzazione di Padre Joe, la riflessione sul peccato e sulla grazia, sull’espiazione e sul rapportarsi con il divino avrebbero reso la pellicola notevole.

X-Files – Voglio crederci è stato realizzato però con altri intenti. Il regista voleva aggiornare al gusto corrente situazioni e personaggi amati dal pubblico, in modo da resuscitare la serie e rilanciarla. Sulla carta, la scelta di Chris Carter è coraggiosa e positiva; la realizzazione purtroppo lascia a desiderare, poiché il regista si richiama a personaggi ormai entrati di diritto nell’immaginario collettivo, e ne dà un’interpretazione troppo distante dalle aspettative degli appassionati. Di fatto i legami con le nove mitiche stagioni appaiono davvero labili, e lo spettatore ne resta perplesso. Il sapore delle avventure trasmesse sul piccolo schermo è solo un vago ricordo, affidato a citazioni esplicite. I copioni sono studiati fino all’ultima riga, in modo da risultare abbastanza comprensibili ai nuovi fan. Le ardite soluzioni visive adottate nel serial scompaiono, sostituite da inquadrature di tipo più tradizionale e da un montaggio prevedibile. Sembra quasi di vedere una puntata della serie regolare, o meglio, un film formato da due episodi riuniti insieme, un po’ come era avvenuto negli anni Settanta con la serie UFO.

Purtroppo non basta mettere insieme David Duchovny, Gillian Anderson, Mitch Pileggi, e far precedere le prime sequenze dal celebre tema musicale, per rinnovare le emozioni. Il film di Chris Carter dimentica le atmosfere cupe, il clima da cospirazione, lo smarrimento di uomini coinvolti in misteri irrisolvibili.

Probabilmente la moda degli X-Files era tramontata da troppo poco tempo, per poter riproporre un restyling tanto radicale. Sarebbe stato preferibile che il regista attendesse qualche altro anno, prima di tentare questo revival, o che si dedicasse a realizzare sequel senza troppe pretese, magari da diffondere durante le convention.

Verrebbe da dire: X-Files, lui ci vuole credere… gli spettatori un po’ meno.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

Questa recensione è stata edita da TERRE DI CONFINE  https://www.terrediconfine.eu/x-files-voglio-crederci/

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