IL FIGLIO DEL CACCIATORE
Il Figlio del Cacciatore è un breve filmato realizzato da Andrea Lazzeretti nell’aprile del 2010. Il regista, che ha all’attivo svariati cortometraggi di ambientazione medievale, stavolta narra la costruzione di un arco. La vicenda è molto lineare, diretta alla divulgazione: un cacciatore realizza un long bow per il figlio Duccio, gli insegna le tecniche di tiro e lo conduce a caccia.
Troppo spesso i documentari che vediamo inseriti nelle trasmissioni divulgative esibiscono soltanto gli aspetti più spettacolari della Storia, ci mostrano guerre con file di arcieri, piogge di frecce, duelli scenografici o scene di vita a corte. Ben pochi sanno soffermarsi sulla quotidianità, mostrando la tecnologia necessaria per realizzare gli utensili e gli oggetti di uso comune nel passato. Lazzeretti, da questo punto di vista, resiste alla tentazione di calcare la mano sugli elementi di fiction e sceglie piuttosto la sobrietà, realizzando un ‘documentario’ molto efficace.
La creazione di un arco, strumento indispensabile in tempi di pace e di guerra, è frutto di un lavoro sapiente, di precise competenze tramandate di padre in figlio. La scelta del legno adatto (frassino stagionato per tre anni), la lavorazione del tronco e l’equilibratura dei flettenti, l’incordatura, la preparazione delle frecce, sono operazioni che lo spettatore di solito ignora. La macchina da presa indugia su tutti i passaggi necessari, inquadrando arnesi e procedimenti; mentre la voce del padre cacciatore offre una spiegazione sull’uso degli utensili e dei materiali.
La trama è quindi semplicissima, essenziale, e le immagini vanno dirette allo scopo: in undici minuti si descrive uno scorcio verosimile di vita passata. La diversa concezione del trascorrere del tempo e i ritmi imposti dall’avvicendarsi delle stagioni sono suggeriti allo spettatore, che si trova catapultato in un’altra epoca.
La sensibilità del regista ben valorizza l’esperienza dei rievocatori dell’Associazione Bandiera di Tuscia, gruppo specializzato nel tiro con l’arco storico. Lazzeretti stesso ama profondamente la rievocazione storica, crede negli insegnamenti di Jacques Le Goff e si dedica alla riscoperta di un’epoca lontana, a torto considerata oscura. Gli attori sono espressivi, molto spontanei, e davanti alla macchina da presa anche il ragazzo è a suo agio. Basta dare uno sguardo all’amore con cui il cacciatore costruisce l’arco per il suo ragazzo, per avvertire il calore, il senso di unione che regna in quella famiglia. Poco sappiamo del protagonista e del figlio, ma si intuisce il profondo legame di appartenenza a una comunità, un rapporto che purtroppo manca a molti giovanissimi del nostro presente. La costruzione dell’arco segna per il giovane Duccio il passaggio alla vita adulta; d’ora in avanti accompagnerà il padre a caccia, e aiuterà la famiglia.
Come negli altri cortometraggi del regista, la ricostruzione di ambienti e atmosfere è perfetta, le location scelte per le riprese sfruttano angoli suggestivi della Toscana: Lastra a Signa, Poggibonsi, Scarperia, Calenzano… Angoli di una Toscana ignorata dal turismo di massa, piccoli centri suggestivi dove il Medioevo rivive in ogni pietra e in ogni vicolo.
GUARDALO QUI https://www.youtube.com/watch?v=778_kC65oYQ&pp=ygUoSUwgRklHTElPIERFTCBDQUNDSUFUT1JFICBDT1JUT01FVFJBR0dJTw%3D%3D
CUCCUSSETTE VI RINGRAZIA DELLA LETTURA
LA RECENSIONE è STATA EDITA SU TERRE DI CONFINE https://www.terrediconfine.eu/il-figlio-del-cacciatore/
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