L' ANELLO MAGICO
L’Anello Magico è un mediometraggio realizzato da Ricky Milano. Liberamente ispirato a Il Signore degli Anelli, narra di una bambina che pesca un anello in un ruscello di montagna, e sogna un’avventura epica, insieme ai suoi eroi preferiti.
Ogni somiglianza con la saga di Peter Jackson si limita a una citazione di nomi e personaggi noti. L’opera di Ricky Milano è una pellicola amatoriale, nata ‘in famiglia’ e priva di pretese commerciali. Probabilmente è stata diretta da un padre per la gioia dei suoi ragazzi, ed è stata confezionata con amore e mezzi limitatissimi. I bambini sono i protagonisti indiscussi, recitano e interpretano i loro eroi preferiti: Legolas, Aragorn, Frodo, Sam, Gimli… Potrebbero suscitare tenerezza, proprio per l’entusiasmo che trasmettono, eppure qualcosa non funziona a dovere.
Un ignoto buontempone navigando nel web ha reclamizzato il video, e lo ha spacciato per un omaggio a Tolkien. Alcuni fan hanno creduto, prima di vedere con i loro occhi e restare delusi. In parte L’Anello Magico è un fan movie, tuttavia è vittima di una serie di sfortunati equivoci. Le saghe fantasy piacciono a adolescenti e adulti, i live action conquistano i più irriducibili appassionati: in genere si tratta di spettatori over 14; la pellicola di Milano è invece tutta dedicata ai bambini, un fatto che lo spettatore scopre a visione inoltrata. Purtroppo il regista – o chi per lui – lo ha immesso su YouTube presentandolo come fosse una produzione indipendente realizzata da un team di esperti: l’Omnibus Studio. Il cinema indie di solito richiama i cinefili, non attira i più giovani. L’ambiguità nuoce più di qualsiasi altra pecca tecnica, proprio perché crea aspettative e poi le delude.
Il dilettantismo si dissimula a fatica, in un soggetto del genere. Il punto di forza della trilogia di Jackson è l’uso di effetti speciali strabilianti, indispensabili per dare vita al mondo di Tolkien. Voler riproporre personaggi e situazioni con mezzi tanto limitati imbarazza, anche perché non si tratta di una sgangherata parodia goliardica a base di battute triviali e parolacce.
Molto ingenui sono gli effetti speciali e i costumi suscitano risate involontarie. Addirittura spuntano maschere da Halloween, maghi con parruccone e mantelli di fodera di raso da Carnevale, che a stento coprono blue jeans o tute da ginnastica. Le armi sono di plastica, di certo conquistate a modico prezzo in qualche bancarella di giocattoli.
Dopo qualche sequenza che sembra ripetere le imprese di Ed Wood, il regista gioca la carta dell’umorismo. I Nazgul prendono a saltellare sulle note di una musica da slapstick comedy. Gimli scorda l’elmo e spacca la legna in fondo all’orto, con tanto di vecchi sanitari abbandonati a terra. Legolas e Aragorn sono bambini in armatura di plastica, le frecce sono invisibili. L’Oracolo è un orsetto di pezza, Gandalf assomiglia a Hagrid e sembra rincitrullito. La battaglia finale ricorda le risse di Bud Spencer e Terence Hill.
Va detto che le location sono incantevoli, le inquadrature appaiono decorose e le sequenze sono state montate con garbo, si avverte l’entusiasmo dei giovani protagonisti: pregi che però stridono con la recitazione approssimativa, con le troppe ingenuità della trama e, soprattutto, con la presentazione inopportuna.
Ci si attende un fantasy made in Italy, un live action, un fan film: invece sembra di assistere al filmato ricordo della Prima Comunione.
Cuccussette vi ringrazia della lettura.
Questa recensione è stata edita da TERRE DI CONFINE https://www.terrediconfine.eu/l-anello-magico/
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