WARGAMES - GIOCHI DI GUERRA

Parecchi giovani d’ogni età, inclusi pure i diversamente giovani, amano gli wargames, videogiochi che simulano conflitti inventati per l’occasione o permettono di rivivere guerre del passato. Oggi esistono tantissimi titoli di questo tipo, ma all’inizio degli anni Ottanta era già una fortuna se possedevi un computer tutto tuo e se, soprattutto, sapevi programmarlo. L’interfaccia intuitiva di Windows doveva ancora essere inventata, e i giochi disponibili erano pochi, oltre ad avere una grafica davvero minimale: c’erano Pac Man, Donkey Kong, Tron, gli scacchi e qualche simulazione bellica.
Il film Wargames di John Badham allude a uno di quei giochi, è del 1983 e si basa sull’ambientazione storica e sociale tanto da risultare poco comprensibile a quanti ignorano il modo di vivere di quegli anni. Era in atto la Guerra Fredda e la Russia competeva con gli U.S.A.. La corsa agli armamenti proseguiva inarrestabile sebbene fosse ovvio come ormai, con le armi nucleari, anche chi avesse vinto una guerra avrebbe regnato su un pianeta distrutto. I primi computer uscivano dagli ambiti accademici e dalle Università e iniziavano a diffondersi tra rari appassionati, mentre le sale giochi stavano spuntando come funghi e lì i ragazzi dilapidavano le loro paghette.
Nella finzione cinematografica David Lightman è un ragazzo di Seattle appassionato di informatica. Disinteressato alla scuola, hackera il computer dell’Istituto e modifica i voti per passare e far colpo sulla compagna che gli piace. Un giorno decide di intrufolarsi nel computer della Protovision, ditta produttrice di videogiochi con sede a Sunnyvale, nella Silicon Valley. Invece di scaricarsi allegramente qualche titolo in anteprima e giocarselo tranquillamente nella sua cameretta, l’adolescente senza rendersene conto si connette al WOPR,  supercomputer militare della Difesa del NORAD. La macchina è stata programmata anche attraverso videogiochi, usati per insegnare a valutare rischi e trovare le difese più efficaci in caso di attacchi sovietici, e per far affinare le strategie tenendo conto degli insuccessi. David aggira le tante barriere messe a protezione del calcolatore, ed inizia una partita a Guerra Termonucleare Globale prendendo il ruolo dei Russi. Purtroppo il computer ha preso sul serio la sfida, e sui monitor degli addetti alla Difesa americani e sovietici fioriscono traiettorie di lanci di missili a testata atomica. Solo l’intervento del Professor Falken, inventore e programmatore della super macchina, può fermare la terza Guerra Mondiale.
Wargames è un film invecchiato molto e bene. Che sia figlio degli anni 80, lo si capisce dall’ambientazione, prima di allora non esistevano i mezzi tecnologici necessari per consentire a David di compiere le sue tecno birichinate. La sua disavventura si può svolgere esclusivamente in un passato recente che i giovani conoscono poco perché non viene studiato a scuola e perché non è stato vissuto in prima persona. Oggi c’è la Russia di Putin, un telefono mobile economico ha giochi assai più sofisticati di quelli del cervellone, tutti o quasi possiedono e sanno usare i computer, i nerd almeno nelle grandi città hanno negozi e ritrovi adatti, cellulari e tablet hanno creato una diversa percezione dello spazio e del tempo. Su tutto, c’è Internet, la pirateria informatica nel deep web è la norma e le paure sono diverse. La vicenda di David ha senso soltanto se viene collocata in quel preciso periodo della prima rivoluzione tecnologica, quella che ha portato i computer nelle case e poi li ha connessi con Internet. E’ un percorso nell’archeologia informatica, prima di tutto, è il nostro passato quando era ancora futuro.
Lo spirito che permea la narrazione è quello creativo, ingenuo e brillante degli anni Ottanta. La sceneggiatura di  Walter F. Parkes e Lawrence Lasker bilancia con maestria momenti da commedia teen e altri assai più drammatici, parti action e thriller, mantenendo un equilibrio perfetto tra le diverse ispirazioni.  C’è spazio per la storia d’amore tutta platonica tra David e la compagna di scuola Jennifer, e in un certo senso è fantascienza, del tipo fantapolitico. Wargames vive di supposizioni possibili e si accontenta di uno stile narrativo dimesso, da commedia studentesca per la prima parte, e da thriller per la seconda parte. Ha quindi uno stile sobrio, finalizzato a far avanzare gli eventi. L’assenza di effetti speciali sorprendenti probabilmente lo ha reso meno popolare di titoli che invece hanno basato il loro successo sulla meraviglia di animatronic ed effetti speciali. La tensione deriva dal conto alla rovescia per il lancio dei missili, dalla elaborazione dei dati in caso di una vera guerra, da quel gioco del tris che diverte inizialmente e dopo no perché non vince nessuno. Il montaggio si fa sincopato e bene alterna gli schermi con la battaglia, il tris, gli sguardi dei militari, quelli del professore e quelli di David.
Ci sono alcuni momenti intimisti che permettono di introdurre riflessioni ancora oggi attuali. La lezione è un po’ didascalica ed ammette poche obiezioni, anche perché in un minutaggio pure superiore alla norma ( il film dura 114 minuti, contro una durata più consueta di un’ora e mezzo)  gli spazi di riflessione sono pause riflessive. Le battute in fondo soddisfano tutti, dai pacifisti convinti ai guerrafondai, che non vogliono affidare la difesa della Patria a un’intelligenza artificiale hackerabile anche da parte di un ragazzino. Più che contestare la politica dell’allora presidente Ronald Reagan, o denigrare l’esistenza delle armi e di un esercito, il film se la prende con l’automatizzazione dei sistemi di difesa. Si evidenzia il pericolo di aver messo missili intercontinentali con testate nucleari in mano ad intelligenze artificiali invece di affidare le responsabilità ad uomini in carne ed ossa. Le sequenze del concitato finale, con le simulazioni innescate dallo stesso WOPR, conducono all’esito "Vincitore: Nessuno", e fanno capire che "l'unica mossa vincente è non giocare". Naturalmente una posizione del genere non scontenta nessuno e così il film è piaciuto a persone con orientamenti politici e ideologici opposti. D’altra parte se il regista avesse preso una posizione più netta avrebbe rischiato che la sua opera non venisse distribuita, o che facesse la fine di E Johnny prese il fucile, film antimilitarista scomparso da videoteche, cinema e televisione e noto solo per il video della canzone One dei Metallica.
In Wargames i personaggi sono ben caratterizzati, soprattutto se si tratta di civili; i militari sono e debbono essere caricaturali pedine di una catena di montaggio, obbligati a seguire un’automazione che può sfuggire loro di mano. si concentra soprattutto sul giovane hacker, sullo scienziato Falker, e poi anche su Jennifer e sui militari della base. Il pirata informatico è un nerd, rappresentato nella sua sconsiderata goliardia, e è stato interpretato da Mattew Broderick a inizio carriera. E’ un personaggio figlio dell’edonismo dell’epoca, non propriamente un eroe positivo: trucca i registri e le pagelle, fa la forca alle lezioni, ruba programmi pur di giocare, mette in pericolo il mondo senza preoccuparsi delle conseguenze.  Sarebbe da mandare al riformatorio se non in galera uno così, però il mondo si salva e viene apprezzato dal grande scienziato. Non sappiamo se a pericolo scampato verrà arrestato per furto e procurato allarme o se diverrà l’apprendista e confidente del Profesor Falker e, in un prossimo futuro, un hacker stipendiato per testare i sistemi di sicurezza.. Questi è un personaggio interessante, anche per la bella interpretazione di John Wood, attore britannico con una solida carriera teatrale alle spalle. Ne rende un ritratto di scienziato che si è ritirato a vivere isolato dopo la morte in un incidente della moglie e del figlioletto, e che si è fatto dare per morto, sottraendosi alla logorante vita agli ordini dei militari.
Anche se nella realtà in quegli anni ci fu un gruppo di hacker arrestato perché s’era introdotto in computer del Pentagono, probabilmente nessuno dei personaggi e delle situazioni inscenate risulterebbero credibili, se riviste oggi, con sguardo disincantato e senso critico rivolto alle meraviglie della tecnologia. Il modo di trattare la vicenda risente del gusto del periodo, con battute spiritose e non volgari, con la violenza minimizzata e senza sesso esplicito, con un approccio tutto sommato ottimista e adatto anche ai bambini. Sì, David l’ha fatta grossa ma non c’era il Dottor Stranamore e purtroppo nemmeno Kubrick a raccontarcelo, però la pellicola è un intrattenimento intelligente e un cult movie degli anni Ottanta.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

Questa recensione è stata edita su questo sito ed è adottabile. Contattta su Facebook Florian Capaldi

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