INDIANA JONES E L'ANTICO CERCHIO - lineage
Nel film The Congress di Ari Folman, ispirato al romanzo di Stanisław Lem Il congresso di futurologia, si descrive il futuro dell’industria cinematografica. Al posto di attori in carne e ossa, verranno utilizzati cloni digitali degli stessi. Scansionati con software altamente avanzati, gli interpreti umani lasceranno a produttori e registi il compito di impiegare le loro copie virtuali per realizzare film, vivendo dei proventi di opere in cui appariranno sempre giovani, belli e ispirati dall’intelligenza artificiale. Era il 2013 quando uscì The Congress, e la possibilità di animare con software attori era ancora un fatto straordinario, riservato a attori purtroppo deceduti, che avevano recitato in ruoli secondari indispensabili per l’intreccio in saghe di fama mondiale. E’ il caso del generale Tarkin, interpretato dal compianto Peter Cushing, riportato in scena nei vari sequel e spin off di Guerre Stellari. In tempi più recenti c’è stato il caso di Harrison Ford, clonato per ringiovanirlo in Indiana Jones e il Quadrante del destino.
Il confine tra animazione digitale, arte videoludica e cinema tradizionale è divenuto sempre più sottile, e in questo senso non sorprende che alcuni fan appassionati di videogiochi e di cinema si siano dati da fare per trasformare i lineage di alcuni titoli in veri e propri film. Un lineage è l’insieme di sequenze e procedure necessario per far completare un videogioco; anni fa erano uno strumento utile per poter completare le avventure più difficili. I video ottenuti erano funzionali allo scopo e non potevano ancora rivaleggiare con cartoni animati e film tradizionali in quanto un videogame, per quanto fatto con le migliori tecnologie e dotato di una trama complessa, restava esteticamente molto distante da un prodotto narrativo. Con gli anni la tecnologia videoludica è andata avanti procedendo in parallelo con l’evoluzione delle tecnologie applicate alla Settima Arte, al punto di poter vantare un design molto verosimile, a metà tra un cartone animato realizzato con tratto verista e un film con attori. D’altra parte la postproduzione è arrivata a ritoccare i film con attori, tanto che anche quando il soggetto è privo di elementi fantasy e fantastici, gran parte delle sequenze vengono alterate.
In questo contesto si inserisce Indiana Jones e l'antico cerchio (Indiana Jones and the Great Circle) un lineage dell’omonimo videogioco uscito nel 2024. E’ un’avventura del celebre archeologo, ambientata nel 1937, con i Nazisti che intendono ricostruire un antico manufatto composto da pietre che compongono un cerchio e che potrebbe dare potere assoluto al Terzo Reich. A protezione del manufatto c’è l’antica tribù dei Nephilim, giganti sopravvissuti al diluvio Universale e discendenti dei primi uomini. Nella sua ricerca Indy è affiancato dalla bella giornalista italiana Ginetta "Gina" Lombardi. La donna è decisa a scoprire cosa sia accaduto a sua sorella Laura, rinomata linguista scomparsa improvvisamente. Insieme risolveranno il mistero, per poi separarsi, in quanto la cronologia ufficiale della biografia dell’archeologo prevede che sposi Marion.
Dal punto di vista narrativo il lineage è spettacolare, per certi versi superiore agli ultimi due film. L’azione è ben serrata, non ci sono momenti morti, e c’è tutto l’humor e le scene rocambolesche e i jumpscares a base di scheletri e serpenti che ci hanno fatto amare l’archeologo avventuriero. L’avere Indy giovane e bello, al culmine della sua prestanza fisica, lo rende più credibile e divertente di quanto non ci abbiano fatto vedere ultimamente al cinema. Si fa presto a inventare meme di dubbio gusto, quali Indiana Jones e il femore di cristallo, Indiana Jones e la dentiera perduta, Indiana Jones e la pensione fantasma, e simili ilarità. Per quanto sia discutibile e crudele deridere una persona per la sua età non proprio verde, far body shaming per le rughe e la fisicità, è anche vero che lo spettatore deve fare un notevole sforzo per accettare di vedere un anziano nemmeno troppo in forma impegnato in poco credibili scene action, visibilmente impacciato oppure vistosamente sostituito da stuntmen. Piuttosto che vedere versioni patetiche dell’eroe, se questi continua ad appassionare i fan ben venga allora la versione digitale, anche perché una sostituzione di Harrison Ford con un nuovo attore più giovane scatenerebbe polemiche a non finire. Grazie alla magia della grafica digitale invece il personaggio sarà sempre a disposizione di quanti sapranno inventar per lui avventure emozionanti.
E’ anche un bel risparmio sugli effetti speciali, resi più agevoli dal fatto che vengono creati insieme al videogioco e non sono trucchi aggiunti in seguito alle riprese tradizionali, con tutti i problemi di renderli il meno possibile artificiosi e risultati spesso poco credibili. Una delle obiezioni al ringiovanimento di Indiana Jones nell’ultimo film è la consapevolezza che per quanto realizzato al meglio delle tecnologie disponibili, nelle scene dove si muove la sagoma della controfigura resta sempre un po’ sfuocata e rivela la sua natura digitale.
In Indiana Jones e l'antico cerchio l’occhio gode, e se pure ci si accorge che è un’animazione, essa è tanto sofisticata da dare vita a personaggi e ambienti molto verosimili. C’è una grande cura nella caratterizzazione dei protagonisti e dei loro avversari, sia come battute, sia come estetica. Le varie località esotiche sono ricreate valorizzando l’atmosfera mistica; forse non saranno proprio accurate, però funzionano a dovere, omaggiando tutti i prodotti audiovisivi dedicati a Indy con citazioni stilisticamente apprezzabili e facendo risparmiare su spostamenti di troupe e maestranze in Paesi lontani.
Il lineage riesce a rendere l’atmosfera giusta, quella dei primi film, e poco a poco lo spettatore si dimentica di star guardando un videogioco: in pratica è come se guardasse un film di animazione basato sul personaggio di Indiana Jones.
L’unico punto debole di questo film atipico è il fatto che in alcune situazioni si ha l’impressione che manchi qualche sequenza, probabilmente non catturata o non inserita, ma è poca cosa in quanto l’esito dell’azione è subito esplicitato dalle sequenze successive.
Possono sorgere dilemmi morali sull’uso di un attore digitale passato a miglior vita, o anche sullo sfruttamento dell’immagine di un interprete vivente ma non più in grado di recitare in un dato ruolo. Nel primo caso c’è da dire che la tecnica è stata applicata quando proprio era indispensabile, col consenso dei familiari e per un numero di sequenze piuttosto ridotto, quelle strettamente richieste dal soggetto. Nel secondo caso, l’attore è anziano ma capace di intendere e volere e quindi, è una sua scelta consapevole, e magari nemmeno disprezzata in quanto film come questo fanno conoscere il personaggio ai più giovani e omaggiano l’attore stesso prolungandone la celebrità..
C’è solo da aspettare che la tecnica progredisca ulteriormente, e possa regalarci altri capitoli delle avventure di Indy, interessanti come questo.
Cuccussette vi ringrazia della lettura.
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