L'ESORCISTA DEL PAPA
Padre Gabriele Pietro Amorth (Modena, 1º maggio 1925 – Roma, 16 settembre 2016) è stato un sacerdote e scrittore italiano, un uomo di cultura divenuto famoso in quanto esorcista della diocesi di Roma e personaggio pubblico. Naturalmente è difficile per chi non crede nel Cristianesimo o nell’Ebraismo poter pensare che esista il diavolo come entità fisica pronta a possedere le persone. Padre Amorth, pur nell’estrema fedeltà ai dettami della Chiesa, ha cercato di fare piazza pulita dalle troppe storie a base di satanassi: ha dichiarato di aver compiuto oltre cinquantamila esorcismi, e di essersi trovato di fronte a vere e proprie possessioni demoniache al massimo un centinaio di volte. Il resto erano malattie mentali e condizioni psichiatriche varie, da affidare a psichiatri e non a preti, e se ne rendeva conto facilmente. I cento casi possono sembrare tanti, e può far sorridere il fatto che il prete individui in maghi, santoni e ciarlatani vari le cause scatenanti delle possessioni. La mescolanza di arazionale, di irrazionale e di buon senso, le invettive colorite, hanno fatto di questo sacerdote un personaggio quasi folcloristico e molto discutibile. Ebbene, il sacerdote era omofobo, parteggiava apertamente per Forza Italia, sosteneva che la scomparsa di Emanuela Orlandi avesse a che fare con orge e festini particolari in Vaticano, e faceva delle affermazioni poco digeribili anche su Maometto, sullo yoga, sul preservativo, su Harry Potter e Halloween… Un personaggio del genere piacerebbe solo alla frangia più conservatrice dei cristiani, e al cinema sarebbe un fallimento, a meno di non darne un ritratto fazioso o distorto, oppure avere una casa produttrice specializzata in pellicole per cattolici ferventi, con vite di santi in repertorio e la voglia insana di raccontare le avventure di un valoroso esorcista a una platea adatta. Naturalmente una casa cinematografica del genere esiste solo nel bel film Il ritorno di Cagliostro, e forse potrebbe esistere negli stati meridionali degli USA, quelli con le tv animate da predicatori, le radio che alternano sermoni a musica country, e le tv con film pseudo storici a base di episodi biblici. Portare la buonanima di Amorth sullo schermo era possibile solamente se, pur ispirandosi ai libri di memorie che ha lasciato, si fosse stravolta radicalmente la sua figura. Ed è quanto è accaduto ne L’esorcista del Papa (The Pope's Exorcist).
Il Padre Amorth ritratto da Julius Avery ha il faccione da ex sex symbol (o il fascino tutto daddy bear ) di Russel Crowe e la simpatia di un personaggio fuori delle righe, un po’ come il Don Zauker del mensile satirico livornese Il Vernacoliere. L’Amorth cinematografico è un tipo tosto, è scampato a un massacro di partigiani e gira in Lambretta, con la tonaca al vento come se fosse una versione grassa e godereccia di Don Matteo. Se ne infischia delle gerarchie ecclesiastiche e dipende direttamente dal Papa, pur avendo contro mezzo Vaticano. Spesso i suoi esorcismi sono fasulli, o meglio, così dichiara alla commissione che dovrebbe destituirlo dal suo incarico. Afferma di fare l’esorcismo perché la gente se lo aspetta, ma per lui quei riti sarebbero solo ‘teatro’. Presuntuoso, spaccone, sorseggia whiskey dalla fiaschetta e tracanna espressi doppi senza zucchero, fa ‘cucù’ alle giovani suore e fa ‘cucù’ ai suoi avversari con la stessa impareggiabile grazia. Rassicura con la sua presenza, è cordiale e affabile ma sa essere duro e coraggioso, e ha un peso sulla coscienza. La performance di Russel Crowe da sola vale la visione del film perché il suo personaggio è epocale, esagerato, un vero bulldozer che spiana ogni avversario, che sia un appariscente vescovo o un diavolaccio, come se fosse un incrocio tra Bud Spencer e Van Helsing.
Amorth è pronto ad arrivare in Spagna con la sua Lambretta pur di esorcizzare Henry (Peter DeSouza-Feighoney). E’ un ragazzo, da poco trasferitosi con la madre Julia (Alex Essoe) e la sorella Amy (Laurel Marsden) nell’abbazia medievale di San Sebastian ereditata dal defunto padre. Dietro alla possessione c’è però un brutto episodio che la Chiesa cerca di insabbiare e dimenticare. Amorth e padre Esquibel (Daniel Zovatto) metteranno fine agli eventi sovrannaturali, confrontandosi con i propri demoni interiori e col terribile Asmodeo.
Gli esorcisti sullo schermo funzionano, siano essi verosimili come i sacerdoti di The Omen, indimenticabili come i preti de L’Esorcista, o anche sgangherati come questa rivisitazione eroicomica. L’Esorcista del Papa cattura lo spettatore pur raccontando più o meno quanto abbiamo già visto nei capostipiti del sottogenere. Marcia sui binari della tradizione riproponendo stereotipi ma... il suo scopo principale sembra non essere fare paura. In un mondo in cui la fede viene messa in discussione dalla razionalismo, in cui esistono tante etnie e tanti credi differenti ed in cui sempre più persone si definiscono atee o agnostiche, è difficile poter dare credibilità al Maligno. Lo stesso diavolo con tutte le connotazioni cristiane è solamente uno tra i tanti mostri, fantasmi, babau vari che fanno da antagonisti nei film horror: ha perso il primato.
O si va verso una rappresentazione fideistica che non ammette dubbi e scatena le battute più crudeli da parte dei non credenti, o si ripetono storie note utilizzando effetti speciali più sorprendenti, o non resta che rielaborare i contenuti, ibridando l’horror con altri generi. E’ questo il caso di questo film, che usa il mistery alla Codice da Vinci e l’action avventuroso alla Indiana Jones, il tutto virato all’insegna dell’ironia. Non siamo all’esplicita parodia dell’Esorciccio con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia o di Riposseduta, ma assistiamo a caccie al tesoro nei sotterranei, alle possessioni stile Esorcista, ai segreti dell’Inquisizione celati in cripte, a scontri a metà tra il videogame Diablo e gli Acchiappafantasmi.
La prima parte della narrazione è quella più seria, magari più banale ma necessaria per farci conoscere i personaggi; poi la vicenda prosegue in un crescendo di comicità consapevole che trasforma questa pellicola da filmotto di serie Z a piccolo gioiellino. Si ride con Amorth che fa ‘Cucù!’ a chi non vuole che sia capo esorcista, col bel prete spagnolo che ovviamente non è morto ai richiami della carne, con i mostri che appaiono nella seconda parte del film, ricreati da effetti speciali particolarmente kitsch.
Come horror L’esorcista del Papa rinuncia a inscenare sequenze tanto estreme, o meglio, ci sono forze demoniache all’opera e gli effetti speciali sono vistosissimi, esagerati, proprio come quelli che si vedrebbero in un gioco elettronico. Nemmeno l’ultimo quarto d’ora, che pure rispolvera il repertorio più classico del sottogenere, riesce a far davvero paura.
Lo spettatore si diverte lo stesso perché la vicenda scorre fluida, è recitata con divertita passione, è priva di pretese intellettualistiche e di momenti morti, e c’è il contentino per i cinefili incalliti con citazioni da altri titoli sull’argomento.
C’è da notare come la vicenda sia ambientata in un passato alternativo: il Papa in carica dovrebbe essere Giovanni Paolo 2, ma è interpretato da Franco Nero. L’attore italiano e Karol Józef Wojtyła hanno in comune il fatto di essere stati begli uomini da giovani e bei vegliardi, ma a parte questo dettaglio che piacerà alle signore, non c’è il minimo sforzo per far assomigliare Nero al pontefice polacco, che d’altronde mai viene nominato direttamente. La pellicola usa la religione come spunto folcloristico, per inventare un personaggio mai esistito, in un mondo che in parte è il nostro. Questo Padre Amorth sta al vero esorcista un po’ come il Dracula di Bram Stocker sta al vero voivoda romeno Vlad Tepes. Però alla gente piace così, e la comicità volontaria e fracassona, oltre alla performance attoriale di Crowe, è quanto rende memorabile il film.
Nonostante che nella vicenda si dia una motivazione alla ferocia dell’Inquisizione spagnola tale da salvare il buon nome della Chiesa stessa pur condannando l’atrocità, la Chiesa cattolica ha da subito preso le distanze dalla pellicola. Il quotidiano Avvenire scrive infatti: "nel film su padre Amorth c'è tutto a parte padre Amorth” e in effetti è vero, ma se avessero ritratto in modo verosimile il defunto esorcista, troppe fette di pubblico avrebbero boicottato la pellicola.
Non mi sorprenderei se le gesta dell’Amorth cinematografico generassero sequel e una saga, riuscendo là dove ha fallito Van Helsing.
Cuccussette vi ringrazia della lettura.
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