QUALCOSA DI SINISTRO STA PER ACCADERE
Qualcosa di sinistro sta per accadere (Something Wicked This Way Comes) diretto da Jack Clayton è la trasposizione cinematografica del romanzo Il popolo dell’Autunno di Ray Bradbury. Il Maestro della narrativa weird e fantastica, padre di capolavori come le Cronache Marziane e Farenheit 451 ha collaborato alla tormentata genesi del film, scrivendone una sceneggiatura poi modificata a proprio piacimento dalla casa produttrice, nientemeno che la Disney.
Era il 1983 e la major stava cercando di scrollarsi di dosso la nomea di casa produttrice destinata al solo intrattenimento dei più piccoli. I tentativi di mettersi al passo con i tempi spesso vennero poco apprezzati, sebbene abbiano prodotto alcuni gioiellini, come The Black Hole, Il drago del lago di fuoco, Gli occhi del parco, Tron, e appunto questo film. Le platee erano impreparate a un cambio di target, sebbene fosse ormai evidente come i cartoni più tradizionali piacessero soprattutto ai più piccoli. Erano arrivati i serial animati giapponesi per i ragazzi più grandi e vincere la concorrenza dei robot con le solite fiabe stantie era davvero difficile. Sarebbe dovuto essere ovvio che qualche compromesso dovesse venire accettato, eppure davanti a queste nuove opere con attori in carne ed ossa, senza balletti e canzoncine, senza animaletti a fare da mascotte, spesso senza un lieto fine, la platea rimase perplessa, o agghiacciata.
Le nuove pellicole Disney male si inquadravano nei canoni dei film per famiglie più classici. Certo, non volava parolaccia nei copioni, di sangue se ne vedeva poco o niente, però il cambiamento era palpabile nelle tematiche più adulte e cupe. La violenza era mostrata in scena senza scadere in inutili dettagli splatter, e la sessualità dei personaggi restava ai margini delle vicende, ma un adulto la intuiva. C’erano tante differenze rispetto ai soliti film per giovanissimi, innocui e con lezioni morali puritane ben esplicite. Qualcosa di sinistro sta per accadere incarna perfettamente questa fase della Major: vengono evitati bamboleggiamenti o siparietti da castigato musical, ci sono alcune scene violente e paurose, ci sono velati riferimenti all’aspetto carnale della vita e i personaggi non sono incorruttibilmente buoni o crudeli e dannati senza rimedio.
Bradbury ci racconta il diventare grandi, però ci rappresenta figure di adulti tutt’altro che perfette, e soprattutto inscena la storia di come un padre recuperi il rapporto con il proprio figlio e si liberi dal senso di inadeguatezza. Non è esattamente un film rivolto ai giovanissimi, con personaggi vecchio stampo, bidimensionali, e un lieto fine che ripara ad ogni ingiustizia. La vicenda affronta temi assai più profondi di quelli tipici di un romanzo di formazione e li presenta con uno sguardo malinconico ed elegiaco che è proprio dell’adulto che nella sua maturità si guarda alle spalle e riconsidera la propria infanzia. Un bambino fatica a identificarsi nei protagonisti, che sono persone comuni e non diventeranno probabilmente uomini famosi e importanti né compiranno imprese epiche celebrate dalla propria comunità.
Il romanzo prelude a situazioni e personaggi che Stephen King rielaborerà aggiungendo nuovi personaggi, dettagli macabri, scene sessuali e estendendo la narrazione per pagine e pagine. Come la Castle Rock del Re dell’Horror, anche la Green Town, cittadina immaginaria nell'Illinois tra gli anni quaranta e gli anni cinquanta, è una ricostruzione malinconica e rapsodica di un mondo oggi scomparso. Come in It, o in Stand by me – Ricordo di un’estate i protagonisti sono ragazzi ritratti nel delicato periodo che conduce alla vita adulta. Negli anni Cinquanta l’adolescenza era una breve parentesi, e i bambini diventavano presto grandi, avviati a studi impegnativi o a mestieri imparati a casa e ereditati dai genitori. E’ quanto accade anche a William Halloway ‘Will’ (Vidal Peterson ) e all’amico e vicino di casa James Nightshade ‘Jim’ (Shawn Carson), due ragazzi molto uniti e con alle spalle problemi familiari. Il padre di Will è un cinquantaduenne entrato precocemente nella terza età in quanto malato di cuore al punto di non poter giocare a baseball col figlio e, presumibilmente, di avere un’intesa fisica con la moglie. Lavora in biblioteca e sa di essere un fallito, non ha mai imparato a nuotare e quando era più giovane non si è tuffato in acqua per ripescare il figlio caduto in un fiume. Jim ha perso suo padre: l’uomo è scomparso in mare, e il ragazzino fantastica che compia viaggi straordinari e gli scriva promettendo di portargli regali favolosi. La madre è sempre stanca e depressa. Come in Tommyknockers e in Cose Preziose, la vita della piccola comunità solamente in apparenza è serena, i cittadini sembrerebbero soddisfatti di quanto hanno e non esternano ambizioni né protestano apertamente. I problemi invece ci sono, la gente non ha raggiunto quanto voleva dalla vita e, incapace di rassegnarsi in modo sincero a obiettivi modesti, cova un forte risentimento. Quando un misterioso treno conduce in città i carrozzoni della fiera delle meraviglie di Mister Dark ( interpretato dall’allora sconosciuto ma già favoloso Sir Jonathan Price) , la gente trova conforto nelle promesse del direttore del circo. Chi si reca a visitare tendoni e padiglioni trova sempre un modo per soddisfare la sua brama più ardente. C’è un barista mutilato, in passato era un atleta e sogna di tornare integro a giocare a rugby. Una maestra ridotta dagli anni ad essere un’insipida carampana, vorrebbe recuperare l’avvenenza persa; un barbiere vuole essere un dongiovanni ma le avventure piccanti che condivideva coi clienti erano solo sogni piccanti... Un anonimo giovanotto desidera vincere tanti soldi… C’è una magica giostra che può ringiovanire o invecchiare chi vi faccia un giro, invenzione che verrà ereditata da Cornelia Funke nel Re dei Ladri. Ci sono specchi analoghi a quello di Emarb o Erised di Harry Potter, superfici in cui le persone si vedono riflesse non come sono ma come vorrebbero ardentemente essere. Sono tutte invenzioni di Ray Bradbury che hanno ispirato altri scrittori successivi, e sullo schermo vengono rappresentate con trucchi modesti.
Purtroppo il film risente dei mezzi contenuti, sia nel casting, sia per gli effetti speciali. Doveva esserci Vincent Price o Christopher Lee nei panni di Mister Dark; erano entrambi troppo costosi e quindi i produttori hanno scelto Jonathan Price, reso poi famoso da Brazil e da una lunga carriera cinematografica di tutto rispetto, tanto che è divenuto Sir per i meriti artistici.
Se Jonathan Price non fa rimpiangere i più noti divi, e in generale il cast è formato da solidi caratteristi, alcune sequenze sono irrimediabilmente sotto tono e datano irrimediabilmente la pellicola. Era il 1983 e anche con le migliori intenzioni i limiti tecnici c’erano, perché ogni trucco era affidato ad effetti ottici e a pupazzi più o meno verosimili. Nel caso di questa pellicola, fumo e nebbia confondono un po’ le idee, qualche sfocatura ci porta nei sogni e nei desideri degli incauti cittadini, i mostri sono protesi e trucco come avviene nelle Case dei Fantasmi dei Luna Park di paese. Ci vuole uno sforzo di fantasia da parte dello spettatore, per accettare tanto minimalismo, soprattutto se lo spettatore è abituato a videogiochi iperrealistici e ai miracoli della grafica digitale. Qualcosa di sinistro sta per accadere cerca di coinvolgere i sentimenti dello spettatore, in particolare il rimpianto, la mitizzazione del passato, il valore del desiderio, il prezzo dell’autoaffermazione, l’amicizia e la crescita… gli effetti speciali non sono il suo forte e anche il modo di narrare è placido, privo di virtuosismi.
La gente intristita ma non rassegnata si reca al circo e viene accontentata nelle proprie richieste, ma a un prezzo spropositato di cui ignora l’entità. Spesso scompare divenendo parte dello spettacolo itinerante e chi si oppone, come un venditore di parafulmini, viene catturato e torturato fino a quando non si ritrova ad essere suo malgrado parte dell’ingranaggio. Ebbene, probabilmente per la prima volta in un film Disney c’è una scena di tortura nemmeno troppo addolcita, tanto più crudele in quanto sappiamo che la vittima è un uomo mite e ha cercato di aiutare uno dei ragazzi cedendogli un parafulmine per pochi spiccioli.
Il film viene classificato come un horror fantasy, però come horror ci sono troppe poche scene esplicite, e come fantasy siamo semmai nei dintorni del weird; in ogni caso, coinvolge, a patto di accettare la povertà della messa in scena e l’atmosfera malinconica che grava sul villaggio.
La vicenda principale si concentra sulla lotta tra i due bambini e Mister Dark, con la progressiva partecipazione del padre e il conseguente recupero del rapporto col figlio. Anche i ragazzi possono avere desideri dolorosamente importanti, come crescere e poter essere ascoltati, come avere il padre vicino… i due protagonisti subiscono la tentazione e se riescono a resistere è proprio grazie alla profonda amicizia che li lega, e alla complicità dei genitori che si riavvicinano a loro. Mister Dark infatti ha solo il potere di tentare con le sue magnifiche illusioni; a scegliere di abbandonarsi al sogno oppure opporsi sono i singoli personaggi, che ad uno ad uno cedono alle lusinghe.
L’azione non si sostituisce alla caratterizzazione dei personaggi, indimenticabile grazie agli splendidi dialoghi. Le battute sono abbastanza fedeli a quelle presenti nel libro e l’introspezione è il punto di forza dl film, altro elemento pregevolissimo che però segna la distanza dai prodotti più consueti. Qualcosa di sinistro sta per accadere è un film datato e nato fuori moda, dotato però di un fascino tutto suo.
Cuccussette vi ringrazia della lettura.
Questa recensione è stata edita su FANTASTICINEMA https://www.fantasticinema.com/qualcosa-di-sinistro-sta-per-accadere/
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