GIOCHI STELLARI

Il giovane Alex vive in un campeggio, tra roulotte e container usati come abitazioni. Il suo desiderio di lasciare il paese e frequentare una scuola importante si scontra con sua condizione di povertà, che lo costringe ad adattarsi a una vita piena di rinunce; ma lo fa con grande dignità, studiando e aiutando spesso i vicini, circondato dall’affetto dei suoi cari e dall’amore della sua ragazza. Nei rari momenti liberi si rifugia nel videogioco Starfighter, l’unico svago che può concedersi; ed è talmente bravo nell’abbattere astronavi aliene che una sera polverizza il record del gioco. Viene allora avvicinato da un bizzarro signore, Centauri, che lo fa salire su una fuoriserie, con la quale poi… decolla!

L’individuo è un alieno che agisce per conto dalla Lega Stellare, una comunità minacciata dal crudele tiranno galattico Xur. Il videogioco in cui Alex eccelle altro non è che una sorta di test di addestramento distribuito in tutta la galassia per selezionare piloti da far combattere su veri velivoli Starfighter. Suo malgrado, il ragazzo si ritrova così coinvolto in una guerra interplanetaria…

Esistono pellicole destinate a restare nel cuore degli spettatori, indipendentemente dal valore artistico che la critica può attribuirle. Giochi Stellari, conosciuto anche come L’Ultimo Starfighter (The Last Starfighter, 1984), è un film che sintetizza desideri, miti e speranze di una generazione, quella degli adolescenti d’oltreoceano a metà degli anni Ottanta. Il sogno americano si fonde con i temi tipici della narrativa di formazione: il protagonista è un adolescente che cerca il riscatto da una vita umile alla quale pare inesorabilmente destinato. Sa cosa vuole, è socievole e laborioso, e a modo suo maturo; i videogiochi, che gli occupano solo il tempo libero (quello che rimane dopo lo studio e l’aiuto alla madre, al fratellino e al vicinato) nel suo caso sono un esercizio di abilità paragonabile a una qualsiasi attività sportiva. Nella sua giornata non c’è spazio per i divertimenti frivoli e costosi dei suoi amici coetanei, perennemente impegnati a bordo di fuoristrada fiammanti, tra sbronze, picnic e amoreggiamenti in riva al lago.

L’ottimismo, la fiducia nel domani tipica del periodo reaganiano non devono ingannare troppo: tra i pixel e le animazioni per l’epoca sorprendenti emerge un mondo afflitto da problemi sociali. L’atmosfera fiabesca convive con i trailer park, campeggi allestiti per ospitare persone con lavori stagionali, o troppo povere per permettersi una vera casa. Ancora oggi esistono posti come quello immortalato dalla pellicola: slum talvolta fatiscenti, esposti alle inclemenze del tempo, dove la gente cerca di sopravvivere come può. In contesti come quello, nei quali la prospettiva di istruzione è, nel migliore dei casi, quella offerta da college di provincia che nessuna ditta seria vorrebbe attestati sui curriculum dei propri dirigenti, è difficile poter contemplare l’utopia del self-made man.

Giochi Stellari è una pellicola giovanile; l’happy end e i toni da ingenua fiaba smorzano le riflessioni più amare, che però restano presenti sullo sfondo. Lo spettatore può divertirsi dal primo all’ultimo fotogramma proprio grazie al riuscito mix di realismo e voglia di sognare. Il titolo con cui è stato distribuito in Italia, ammiccante alla saga di Guerre Stellari, naturalmente è solo un pretesto promozionale: gli elementi comuni sono ben pochi e gli effetti speciali, pur validi, non possono competere con i prodigi della Industrial Light and Magic. La bellezza di questo film nasce semmai da scelte narrative abbastanza originali, e dal valore della memoria, elementi che hanno poco a che fare con la tecnologia, l’animatronica o i ritocchi di post produzione. Agli occhi di quanti erano giovani allora, le ingenuità si fanno ampiamente perdonare, prima tra tutte l’inesperienza degli attori protagonisti, la cui reale età anagrafica tra l’altro non coincide con quella dei ruoli (un problema che affligge tanti altri eroi di film destinati ai giovanissimi, a partire da Harry Potter e dai suoi emuli). Memorabile invece Robert Preston nella sua ultima apparizione cinematografica, il suo Centauri vale da solo la visione del film: è un personaggio poco convenzionale, dotato di un fascino gigionesco, disincantato al punto giusto e perciò indimenticabile.

La scelta di resuscitare Centauri nel finale del film potrebbe far pensare ad un ipotetico sequel, mai realizzato. Ogni tanto nei blog degli appassionati di cinema fantastico corre voce di un seguito, o di un reboot; l’idea fino ad oggi non si è concretizzata, e, oserei aggiungere, per fortuna. Robert Preston si è spento un paio di anni dopo la realizzazione di questa pellicola, i protagonisti sono invecchiati o scomparsi dalle scene, il mondo ludico è profondamente cambiato: sarebbe come clonare animali estinti, o pretendere di ballare nei bar al suono dei juke box.

L’entusiasmo per i giochi elettronici è stato un aspetto importante della vita degli adolescenti e dei giovani adulti della metà degli anni ’80, ed è giustamente presentato come un fenomeno di costume. Oggi le avventure virtuali vengono consumate in forma strettamente privata, davanti ai monitor; la diffusione dei personal computer ha provocato la scomparsa degli arcade da bar. Non ci sono più record da abbattere tra le grida festanti di quanti seguono la partita; ad eccezione di gare organizzate durante convention specializzate, l’elemento socializzante è scomparso, relegato ai rapporti – spesso asettici – tra appassionati di multiplayer. In compenso la grafica oggi fa miracoli, personaggi e scene rivaleggiano con attori e scenografie cinematografiche, la trama si arricchisce di missioni e misteri, le partite si protraggono per ore ed ore… Le rare sale giochi sopravvissute sono affollate da slot machine e da illusi che sperano di poter cambiare vita grazie a una vincita. Qualcosa – molto – è andato insomma perduto, e Giochi Stellari celebra la magia che avvinceva appunto i primi giocatori, anche se, ovviamente, a distanza di tanti anni, la grafica appare adesso datata, adatta a un gioco da cellulare economico o agli inguaribili patiti del vintage. Il film doveva preparare il lancio sul mercato di un vero cabinato con comandi più sofisticati del solito joystick incorporato e dei pulsanti per la mano destra; per la cronaca, il progetto naufragò: la realizzazione sarebbe costata davvero troppo, rispetto ai possibili guadagni. Tron, pellicola Disney nata due anni prima e in circostanze analoghe, fu un flop nelle sale giochi e al cinema; mentre la recente rivisitazione Tron: Legacy, per quanto impeccabile dal punto di vista visivo, manca del senso di meraviglia e della visionarietà necessari per creare un fenomeno di costume.

Giochi Stellari resta un cult proprio perché è strettamente legato alla cultura giovanile degli anni Ottanta, e riproporlo oggi sarebbe inutile: servirebbe un remake radicale, per attualizzare i temi della pellicola… ma rendendola allora irriconoscibile.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

Questa recensione è stata edita da TERRE DI CONFINE https://www.terrediconfine.eu/giochi-stellari-lultimo-starfighter/

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