THE  TALE  OF  THE THREE BROTHERS

The Tale of the Three Brothers è la trasposizione in forma di cortometraggio della leggenda citata nel settimo libro della saga di Harry Potter. In questa leggenda, inclusa nello pseudolibro Fiabe d Beda il Bardo, ci sono tre oggetti magici che la Morte dona a tre fratelli Peverell (Antioch, Cadmus e Ignotus). I tre stregoni meritano il premio per aver trovato un modo per superare un pericoloso fiume grazie alla creazione di un ponte. I tre artefatti sono la Bacchetta di Sambuco, la Pietra della Resurrezione e il Mantello dell’Invisibilità, doni potenti di cui due fratelli fanno un uso sconsiderato…
Il cortometraggio realizzato dai ragazzi della New England School of Communication pur essendo una sorta di saggio senza pretese artistiche vere e proprie, sorprende per qualità. Un po’ c’era da aspettarselo, nessuna scuola con studenti young adults avrebbe immesso in rete un video talmente mediocre da fare sfigurare il College. Può darsi che The Tale of the Three Brothers sia stato curato da adulti oppure che vi abbia lavorato una piccola parte degli studenti, quelli appassionati di cinema e teatro, di effettistica o altro necessario, e il grosso degli studenti sia rimasto fuori dal progetto: non lo sapremo mai. Quanto importa, è che non è un filmino da recita natalizia ripreso col telefonino dal genitore con lo smartphone di modello più nuovo. Pur non possedendo guizzi di genio autoriale, figura come un prodotto professionale.
Gli attori sono solo in parte studenti, gli adulti sono presumibilmente insegnanti e il bambino può essere stato scelto tra parenti e amici, però tutti sanno stare in scena decorosamente.
La fotografia è curata, ritoccata con filtri o con effetti speciali sorprendenti, come quelli utilizzati per creare il ponte. Altrettanto di può dire dei costumi, che non sono del milletrecento, ma nemmeno dovevano esserlo per forza. Il fatto che la Rowling si sia ispirata ai Racconti di Canterbury scritti in medio inglese da Geoffrey Chaucer nel XIV secolo non obbliga a ambientare nella stessa epoca anche le vicende dei tre fratelli. Le Fiabe d Beda il Bardo sono attribuite a un mondo parallelo a quello reale, dove la magia è parte della vita di ciascuno e non ci sono altre date se non quelle create dall’immaginazione quando si dice ‘C’era una volta…’.
l regista e cosceneggiatore Brandon Doyen ha potuto espandere quello che è un racconto apparentemente semplice e ormai notissimo. Per farlo ha aggiunto particolari alla fiaba e soprattutto l’ha contestualizzata nell’universo fantastico creato dalla Rowling, come è giusto che sia dato che è stata scritta dalla stessa autrice che si è ispirata ai Racconti di Canterbury. La vicenda inizia con un nonno che legge quella storia a un bambino, in quella che sembra una classica casa britannica con tanto di tea sul comodino e pesanti tende alle finestre, bambino col pigiama di flanella a disegni tartan che sogna biscotti al burro: si ignora che quella è una casa di stregoni. Non è difficile aggiungere particolari alla storia, poiché questi almeno in un primo tempo sono soprattutto scelte visive. La scrittrice ha creato un racconto molto essenziale, con rare descrizioni e tanti particolari affidati all’immaginazione del lettore. Nomina la morte, ma non specifica se debba apparire come uno scheletro incappucciato, un uomo dai tratti androgini o altro che la tradizione dei vari popoli ci ha consegnato. Così a Morte diventa una delicata fanciulla ammantata in un mantello bianco. Lo stesso accade con l’episodio della vendetta del rissoso Antioch, che consuma il suo efferato compito nella bottega di un fabbro e muore ucciso in una taverna con la complicità di una prostituta. Il terzo fratello invece vivrà fino alla vecchiaia ma… l’uomo che narra la storia leggendola da un libro è un suo discendente, e quando la Morte bussa per reclamarlo fa in modo che il ragazzino si nasconda sotto il lenzuolo… che è in realtà il bianco mantello che aveva protetto Ignotus. Lo spettatore scopre che il piccolo è James Potter, come si intuisce dal testo: Harry Potter eredita il manto dal padre ed è l’unico vero  artefatto, quindi quel James è proprio i babbo di Harry.
Ovviamente la storia è molto conosciuta, gli sceneggiatori hanno deciso di restare fedeli alle pagine e lo spettatore sa bene che cosa attendersi, ma questo è un problema che accomuna The Tale of the Three Brothers a tanti altri soggetti, e la moda dei remake dovrebbe rendere accettabile ogni rinuncia alle sorprese. La sorpresa, in questo caso, è l’alta qualità.

GUARDALO  QUI   https://www.youtube.com/watch?v=dPKpDo_kGVI&t=1303s&pp=ygUadGhlIHRhbGUgb2YgdGhyZWUgYnJvdGhlcnM%3D

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

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