BORDER  WHO

Realizzare un fan film richiede un ingrediente fondamentale: l’amore per un personaggio e per il mondo che lo circonda. La pellicola può essere recitata male e diretta peggio, avere trucchi degni della festina dei bambini di un carnevale di paese, costumi di cartone inclusi, ma il sentimento di affettuoso omaggio non deve mancare.
Il cortometraggio della Nuovo Cinema Caboto Border Who diretto da  Alessandro Zunino è, in teoria, un fan film, in quanto è presente il personaggio di Doctor Who e le musiche utilizzate sono quelle composte per lo show. Non si sa se la BBC abbia dato la propria approvazione, se abbia dimostrato complicità o meno, per questa pellicola che pure è stata portata con successo al festival Archivissima 2019 Adotta un Archivio a Torino.
Per chi ignorasse chi sia il Dottore: è un alieno che sembra un uomo ma ha una fisiologia del tutto diversa, se viene ucciso cambia forma, e viaggia nel tempo e nello spazio a bordo della macchina chiamata Tardis per aiutare la gente a risolvere situazioni estreme. Qualche volta le sue avventure incrociano personaggi della storia terrestre, più spesso si svolgono in pianeti lontani, su astronavi, su stazioni orbitanti… e mai si comporta da turista o da spettatore. Interviene, a volte ha successo, a volte no, e quando fallisce se ne porta dietro il senso di colpa.
In Border Who due ragazzi si attardano in un’aula per studiare la storia, quando all’improvviso si ritrovano nei panni del Doctor Who e della sua compagna. Attraversano il Novecento e gli inizi del Terzo Millennio incontrando personaggi e situazioni che fanno riflettere sulle dittature, sulle censure ideologiche, sulla comunicazione nei nostri tempi. Sono a Ventotene con Altiero Spinelli e Ursula Hirschmann, sull’Appennino con una staffetta partigiana, a Mosca e Londra,  poi Snowden e Assange. Passeggiano nella Berlino divisa dal muro che presto cadrà. Infine si materializzano di nuovo nella scuola, all’esame di maturità.
Si capisce ben presto che la serie Doctor Who è conosciuta in modo superficiale dal regista: per il regista il famoso personaggio è solo uno specchietto per le allodole, un pretesto per inserire dei filmati educativi sulla storia del Novecento. C’è l’utopia di poter avvicinare i giovani alla storia contemporanea attraverso questo crononauta alla moda, ma c’è un grosso equivoco di fondo.
A parte l’iconica cabina blu, e gli abiti del protagonista simili a quelli all’Undicesimo Dottore, c’è ben poco del personaggio. Basta lo stesso look del protagonista a cancellare uno dei messaggi importanti della serie, quello contro il body shaming. Tutti i vari attori che hanno nel corso delle tante stagioni interpretato il Dottore sono caratterizzati, non bellissimi ma tutti diversamente attraenti. La lezione è che puoi essere piacente in modi diversi, anche se hai una faccia da falco, o un mento monumentale, o denti da cavallo, o un gran naso, o non sei più giovane; la magia avviene creando un tuo tipo invece di scimmiottare una moda. Quello che appare sullo schermo sembra un cosplay dell’ Undicesimo Dottore, quello interpretato da Matt Smith, improvvisato alla buona. Un fan probabilmente avrebbe cercato un attore più somigliante o avrebbe inventato un’altra versione del personaggio, tanto c’è l’episodio Timeless Child che racconta di tantissime incarnazioni del  Dottore e quindi lascia spazio alla fantasia.
E’ solo il primo dei problemi di questo cortometraggio.
La scelta stessa di avere Doctor Who come testimonial di un Archivio di stato apre grosse questioni legali  se l’uso non è esplicitamente autorizzato dalla BBC.
Lasciando le questioni legali sull’utilizzo di un personaggio e delle musiche, Doctor Who è conosciutissimo nel Regno Unito, mentre in Italia è amato da un pubblico non più in età da liceo, e decisamente nerd. E’ un target di spettatori completamente diverso da quanti apprezzano le opere di invenzione basate su temi di storia recente, su problemi sociali d’attualità o di impegno civile. Quanti ignorano chi sia mai il Doctor Who d’altra parte restano perplessi, poiché assistono a una storia strampalata farcita di filmati di repertorio,  non capiscono i salti temporali, la cabina più grande dentro che fuori e sono spiazzati da quei seppur modesti richiami alla serie cult. Intendiamoci, il telefilm è tutt’altro che innocuo o slegato dalla realtà in cui viviamo, porta messaggi educativi forti, ma questi aspetti sono inseriti in un contesto d’avventura, di sense of wonder portato all’estremo: è ciò che chiedono gli appassionati. Questo fan film lascia da parte ogni stupore, ogni meraviglia, e riconduce ogni aspetto all’ennesima agiografia.
Il Tardis porta il Dottore in situazioni di cui è l’ago della bilancia, talvolta prende posizione in maniera più decisa, con splendidi monologhi su temi importanti che mettono in luce l’abilità degli interpreti. Ovviamente ben pochi possono permettersi prove attoriali come quelle viste nella serie, e purtroppo non basta prendere dei ragazzi qualsiasi e vestirli alla buona per replicare un cult. Tutti gli attori del cortometraggio sono giovani e inesperti. Il regista ha cercato di tamponare la debolezza della recitazione con l’uso di voci fuori campo; talvolta il trucco funziona, più spesso il divario tra le parti recitate in forma di dialogo e quelle lette fa risaltare ancora di più l’imperizia dei ragazzi.
La scelta di alternare sequenze di vere interviste a riprese dei volti dei ragazzi invece sopperisce alla presenza di altri attori o di ritocchi grafici del tipo usato in Forrest Gump.
Le sequenze d’azione sono imbarazzanti, con girotondi attorno al Tardis e inseguimenti goffi in giro per il Museo della Mole Antonelliana. Inoltre i passaggi tra epoche sono confusi per quanti non conoscono il telefilm. Come se non bastasse, si capisce poco perché bisogni immedesimarsi nel Doctor Who per andare al Museo del Cinema di Torino e vedere filmati di repertorio. Se è una pubblicità per l’Archivio, non è un grande servizio, poiché i visitatori del Museo sono cinefili attratti dai film, e difficilmente sono attratti da un archivio di video di stampo giornalistico. Chi va alla sezione archivistica è perché deve studiare un periodo storico recente, o sono visite scolastiche, o è un artista che deve riprodurre un dato momento storico.
Gran parte del minutaggio di Border Who è occupato da questi inserti d’epoca e lo spettatore si chiede quando finalmente inizi l’avventura. Il sense of wonder dura trenta secondi, quando i protagonisti vedono il Tardis per la prima volta. L’avventura dura anche meno, si trasforma in una farsa che non osa i toni della parodia ma è involontariamente ridicola.
Il problema principale del cortometraggio Border Who è proprio questo voler sfruttare un personaggio, cercarlo e non volerlo. Se non avessero toccato i perigliosi tasti del fan movie, avrebbero potuto proporre un qualsiasi altro scienziato che viaggia nel tempo, con risultati assai più dignitosi. Probabilmente è un film fatto con studenti di scuole superiori per qualche progetto didattico, ma purtroppo viene presentato dal web come un fan film, quindi delude quanti sono fan per davvero.

GUARDALO  QUI    https://www.youtube.com/watch?v=e183np8TNiE&pp=ygUTRkFOIEZJTE0gQk9SREVSIFdITw%3D%3D

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

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