IL POSTO VUOTO
In un bosco incantato, un gigante smarrisce la persona a cui più è affezionato: una donna minuscola, forse una fata. L’amica ama nascondersi nel cavo di un albero secolare, e un giorno vi scompare dentro. Sul terreno resta solo il compagno di passeggiate della piccola creatura: un coniglio di pezza, a cui lei attribuisce il potere di esaudire i desideri. Il povero gigante, disperato, stringe a sé il pupazzo e implora un miracolo: farsi piccolo come un nano, per poter accedere al cavo dell’albero…
Il posto vuoto, cortometraggio realizzato da Paolo Gaudio, è una delicata, struggente parabola sul dolore dell’assenza, e sull’incompiutezza dei nostri desideri. La sparizione della donnina porta il gigante a rendersi conto di quanto fosse profondo il loro legame, nonostante le differenze di carattere. Il vuoto dà valore al pieno; il gigante finisce per voler credere anche a quelle magie che un tempo riteneva sciocchezze.
I prodigi esistono, ma non garantiscono la felicità. Il gigante diventa piccolo, entra nel tronco cavo e rivede l’amata ma… solo per un attimo, poi ella scompare nuovamente. Il grande albero torna a essere un posto vuoto, popolato dall’ex gigante, dalla sua malinconia. Ignoriamo se la ragazza torni dal suo compagno, o semplicemente gli detto addio.
La vicenda è narrata attraverso numerosi flashback; suo punto di forza sono le atmosfere, enfatizzate da una confezione impeccabile; impeccabile e insperata, dato che il video è stato realizzato con una macchina da presa S16, due rotoli di pellicola e una sola location, il bosco.
Gaudio ha diretto il corto con pochi mezzi ma grande sensibilità artistica. La macchina da presa fa miracoli, la scelta delle inquadrature dà voce al tormento del protagonista, dà forma all’oscurità della boscaglia e ci rende un bosco magico e inquietante.
L’uso accorto della voce fuori campo, la recitazione fatta di poche, azzeccate battute, la magnifica colonna sonora di Francesco Accardo bene si amalgamano ed valorizzano le atmosfere da fiaba dark. Piccoli particolari richiamano opere di genere ben note: l’albero cavo rammenta quello del bosco de Il Labirinto del Fauno, la foresta ha rami degni della locandina di Big Fish, la stessa grafica dei titoli ammicca alla cinematografia di Tim Burton. La donna o fata ha qualcosa in comune con Alice, il gigante ammicca ai personaggi del circo, siano essi i clown cari a Fellini o i cupi protagonisti del serial Carnivàle.
La poesia nasce da un giusto equilibrio tra citazioni e inventiva, sorretta da una valida sceneggiatura e da un uso accorto degli effetti speciali, che accompagnano l’azione senza mai prendere il sopravvento.
Il posto vuoto ha vinto come miglior cortometraggio fantasy internazionale al “New York International Independent Film and Video Festival”.
Sono otto minuti, tutti di poesia.
CUCCUSSETTE VI RINGRAZIA DELLA LETTURA
LA RECENSIONE è STATA EDITA SU TERRE DI CONFINE https://www.terrediconfine.eu/il-posto-vuoto/
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