GLI ERCULOIDI - sequel

Gli Erculoidi (The Herculoids) è una serie animata prodotta da Hanna-Barbera e creata graficamente da Alex Toth per la CBS nel 1967. I 18 episodi, ciascuno composto da due avventure talvolta trasmesse separatamente, narrano la lotta per la sopravvivenza di Zandor, un barbaro dai capelli rossi, e della sua famiglia, composta da Tara, la moglie bionda e bellissima, e il figlio Dorno, adolescente.  I tre vivono sul pianeta Amzot, poi rinominato Quasar, un mondo selvaggio minacciato da pericoli alieni e popolato da creature bizzarre. Alcuni di questi esseri finiscono per unirsi alla famiglia, comunicando con loro con versi e mimica. C’è un drago, Zok, capace di sparare raggi laser da occhi e coda; Igoo uno scimmione di roccia; Thundro, incrocio tra un rinoceronte e un triceratopo, dotato di dieci gambe estensibili e di un corno che spara pietre esplosive; infine ci sono Gloop e Gleep, masse gelatinose che possono assumere qualsiasi forma.
Le avventure si basano tutte sulla difesa di quel mondo dai pericoli che calano dallo spazio o che sono annidati nelle profondità del pianeta.
Quando uscì, il mix tra fantascienza e fantasy in un cartone animato rivolto a preadolescenti era davvero originale, tanto da trasformare il titolo in un piccolo cult rimasto nei cuori dei ragazzi di allora. Era ingenuo ma apriva la strada all’estetica tipica dello sword and sorcery, e di riviste come Metal Hurlant.
Nel 1981 ci fu un tentativo di rilancio degli Erculoidi, vennero realizzati altri undici episodi da inserire all’interno di una trasmissione contenitore chiamata Space Stars Show, insieme a Space Ghost e a altri cartoni della Hanna-Barbera.
E’ stato però un ritorno abbastanza sottotono, che probabilmente ha deluso i fan di antica data senza conquistare nuovi appassionati.
Le puntate durano meno di otto minuti, contro la decina della serie originale, che pure non brillava di estrema originalità per gli intrecci. A ridurre il potenziale creativo nel 1967 c’erano le esigenze di andare incontro a un pubblico puritano, capace di scagliarsi contro programmi con scene violente o con situazioni ritenute non adatte ai piccoli, e farli cancellare da un giorno all’altro. Non bastava avere per protagonisti una famiglia con tanto di pargolo, con ruoli rigidamente assegnati in base al genere (giammai si veda Zandor o Dorno alle pentole, oppure salvati da Tara) per rassicurare le associazioni di genitori. Occorreva limitare la violenza e tacerne le conseguenze più tragiche o sgradevoli, e rinunciare a qualsiasi ambiguità morale dei personaggi. Quindi niente sangue, niente feriti tantomeno morti, almeno nella famiglia o tra gli alleati oppure in scena, lessico privo di parole complesse o potenzialmente offensive e personaggi buonissimi o cattivissimi, più spesso soltanto pericolosi. Nel 1981 la censura più forte è quella autoimposta, è la diretta conseguenza della durata troppo breve del cartone, dell’aver riproposto variazioni sul tema, e del non voler osare. Sette minuti e mezzo sigle incluse sono pochi per poter sviluppare storie più mature, destinate ai fan che nel frattempo erano cresciuti. Purtroppo le avventure seguono la solita routine fatta da situazione iniziale – attacco del mostro – prima sconfitta degli Erculoidi – contrattacco- vittoria. Piante carnivore, robot che emergono dai ghiacci, uccelli di fuoco, è sempre la stessa storia, declinata con modalità differenti.
I pochi minuti e la linearità della narrazione sicuramente avvicinano il cartone ai più giovani, per quanto le avventure sono adatte a bambini non proprio piccolissimi, capaci di seguire i fatti. Sono però i vecchi fan, lo zoccolo duro, a restare a digiuno, delusi nelle loro aspettative.
Purtroppo il punto di forza di questa serie è l’ambientazione, più che l’estetica. Il tratto del disegno animato anche a inizio anni 80 resta quello che ci si può attendere dalle produzioni televisive della Hanna-Barbera, con fondali spogli, animazioni ridotte al minimo e spesso riproposte in situazioni analoghe nel corso delle puntate. Una grafica più accurata comportava costi aggiuntivi ed è comprensibile come quell’aspetto potesse ricevere pochi miglioramenti. Dovendo rinunciare alle innovazioni estetiche, poteva essere arrivata l’occasione di esplorare i misteri di quel mondo, motivare come mai le strane creature avessero scelto di vivere con la famiglia proteggendola, far chiarezza sulla loro natura senziente o animalesca; far capire come mai la famiglia vivesse lontana dai villaggi, o quale fosse la vera origine di Zandor. Qualche battuta come <<l’umanità non si è creata in un giorno> lascia il dubbio che quella famiglia sia sopravvissuta a catastrofi o sia giunta dallo spazio siderale a bordi di qualche velivolo andato distrutto. Sarebbe stata una spiegazione per il fatto che Zandor conosce il funzionamento dei robot e della tecnologia, benché sia armato di fionda. Il barbaro pare conoscere la tecnologia, i computer, le astronavi, eppure preferisce lottare con la fionda e con uno scudo, cacciare, rinunciare alle comodità tipiche dei mondi ‘civilizzati’. Spunti come tanti altri, lasciati cadere in quanto ogni innovazione rimane confinata in qualche dialogo, e mai viene sviluppata a dovere.
E’ un peccato vedere una serie promettente affossata così.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

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