SOLITUDINE ON DEMAND
Un uomo fugge dal caos della città e dalla frenesia della vita quotidiana. Giunto sulla sommità di un colle, incontra la Solitudine in carne ed ossa. Si trova davanti una presenza concreta, nelle fattezze di un personaggio stravagante e loquace. L’uomo potrebbe finalmente realizzare la sua aspirazione di quiete, ma è davvero ciò che desidera?
Solitudine on Demand è un piccolo grande corto indipendente scritto e diretto da Luca Zambianchi. Il regista ha prodotto il film insieme al poliedrico architetto e scenografo Gianfranco Boattini, e coinvolgendo un manipolo di coraggiosi appassionati, armati di mezzi davvero contenuti e spinti dal semplice desiderio di comunicare, senza alcun fine di lucro.
La povertà di risorse è minimizzata dalla professionalità dell’affiatata squadra, e dal soggetto davvero atipico. Solitudine on Demand è surreale e grottesco, destinato a svilupparsi nello spazio di pochi minuti, molto simile a una pièce teatrale.
La vicenda, accompagnata dalle musiche di Ugo Casadio, ha alle spalle una sceneggiatura minimale e solida; si regge sulle belle interpretazioni dei due attori protagonisti e sulle battute a loro affidate.
Nel momento in cui compare la Solitudine (personificata da uno strepitoso Gianfranco Boattini), lo spettatore entra in un’atmosfera rarefatta, da sogno o da incubo. Effetti speciali o movimenti di macchina virtuosistici sarebbero allora parsi superflui: ricorrere a simili espedienti, magari ostentandoli, avrebbe solo distolto l’attenzione da quanto avviene in scena.
Tutta la suggestione di questo cortometraggio nasce da elementi in apparenza semplici: un paesaggio solare ma disabitato, un costume raffinato e lontano dalla moda di oggi, gli intensi primi piani. I dialoghi sorprendono e ammiccano ai grandi classici del pensiero filosofico.
L’altrettanto bravo James Foschi, attore con una lunga esperienza teatrale, interpreta l’uomo in cerca di pace. Un figlio della nostra epoca, esempio delle grandi contraddizioni della società attuale, caratterizzata da rapporti umani apparentemente facilitati dalla tecnologia eppure insoddisfacenti, consumati con superficialità davanti a monitor e telefonini.
La gente cerca la solitudine senza sapere cosa davvero sia, e quali conseguenze essa realmente comporti. La ritiene una momentanea fuga dalla realtà, un temporaneo allontanamento dal dovere. La solitudine vera invece fa paura, perché è totale, estrema, non ha una durata stabilita né può essere allontanata con un click. L’uomo che resta solo con sé stesso, come il nostro protagonista, spogliato degli orpelli che la civiltà gli propone – o gli impone – è costretto a guardarsi in faccia. Deve fare i conti con difetti, rimpianti e manchevolezze, senza i selfie a ricordargli di ‘esserci’, senza gli amici virtuali pronti ad applaudirlo con un bel pollice alzato o con rassicuranti condivisioni.
Occorre aver raggiunto un forte senso di identità e un notevole equilibrio interiore per apprezzare la vera solitudine, per resistere alle lusinghe del mondo virtuale e alle sue emozioni surrogate.
Come gran parte delle persone della nostra epoca, il protagonista del corto è ignorante e contraddittorio. Desidera la solitudine per gestirla a suo capriccio: una solitudine ‘on demand’, su richiesta, pronta e disponibile in qualsiasi momento, senza sforzo, come un piatto da fast food.
La risposta che la Solitudine ha in serbo per lui è allora beffarda. Gli dona una televisione, uno strumento sempre pronto a trascinarlo in un vortice di suoni e colori, senza chiedere niente in cambio, nemmeno la sua partecipazione emotiva.
La solitudine del nostro secolo – suggerisce la vera Solitudine, allontanandosi con l’uomo nel finale – è l’incomunicabilità. L’epilogo grottesco e dolceamaro, in linea con la narrazione asciutta, degnamente conclude il cortometraggio.
Un grande applauso al regista, agli attori e a quanti hanno creduto al progetto: l’assistente alla fotografia Roberto Vespignani, gli assistenti suono in presa diretta Michele Petrini e Ugo Casadio, gli assistenti tecnici sul set Daphne Di Cinto, Roberto Ferrini, Claudia Monti e Vanni Spinelli, la consulente per i costumi Manuela Camprini, l’aiuto regista e fotografa di produzione Jessica Milardo.
Grazie al ‘piccolo esercito’ per aver osato portare sullo schermo una vicenda inconsueta, che antepone la riflessione all’azione; una vicenda che lascia pensare.
Cuccussette vi ringrazia della lettura.
Questa recensione è stata edita da TERRE DI CONFINE https://www.terrediconfine.eu/solitudine-on-demand/
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