INDIANA JONES E IL SEGRETO DELLA LEGIONE FANTASMA

1934, Indiana Jones è in Italia per esaminare la tomba di Clemenzio, un monaco che all’epoca dei conquistadores scoprì l’esistenza di iscrizioni in latino su una piramide nei pressi dell’attuale Città del Messico. L’obbiettivo di Indy è trovare prove che dimostrino lo sbarco di una legione romana sulle coste del centro America. La scoperta di Clemenzio, però, fa gola anche ai nazisti…

Indiana Jones e il Segreto della Legione Fantasma, cortometraggio realizzato dagli Insetti Malvagi (al secolo Luca Baggiarini ed Emanuele Contadini), è un sentito omaggio al più famoso archeologo mai apparso sul grande schermo. Fin dalle prime sequenze si inquadra come una pellicola di insolita qualità nel panorama dei fan film, un genere che normalmente annovera opere recitate alla meno peggio in location approssimate.

Il corto è diretto con mano sicura, la sceneggiatura è frutto di divertita riflessione e lo stile del primo capitolo dell’epopea ufficiale dedicata all’archeologo (I Predatori dell’Arca Perduta, 1981) è imitato alla perfezione: inseguimenti mozzafiato, buie cripte con passaggi segreti e scheletri, trappole e reliquie appariscenti, viaggi da un capo all’altro del mondo segnalati su carte geografiche d’epoca… La colonna sonora è la stessa della serie cinematografica, e altrettanto dicasi delle inquadrature, dei movimenti di macchina e del successivo montaggio. Ogni fotogramma trasmette ammirato rispetto per la saga originale, o, piuttosto, per i suoi primi tre capitoli. Il regista è rimasto deluso dal quarto episodio, e sceglie di mantenere le atmosfere ideate negli Anni Ottanta.

Gli attori hanno il tono adatto, il protagonista coglie appieno lo spirito dell’eroe che interpreta, mantenendosi credibile anche senza assomigliare a Harrison Ford. I dialoghi, recitati col giusto brio, sembrano usciti dal copione di Steven Spielberg e George Lucas. Il montaggio funziona alla perfezione, niente tempi morti né sequenze superflue, la vicenda scorre alternando humor, horror, gusto per l’avventura retrò.

Proprio per restare fedeli alle tecniche usate da Spielberg, il regista limita l’uso del computer. Gli effetti speciali sono impiegati con maestria ma doverosa parsimonia, e la grafica digitale interviene esclusivamente per ricreare location altrimenti irraggiungibili. Le ambientazioni più esotiche sono ottenute mediante fondali dipinti, proprio come accadeva in Indiana Jones e il Tempio Maledetto. Il Messico è probabilmente un angolo verde della nostra penisola, a volte ritoccato dai programmi di grafica ma nella sostanza usato e valorizzato nella sua bellezza reale. Il comune di Sassocorvaro, splendido borgo vicino a Urbino, fa da sfondo all’incipit. Tra l’altro, realtà e fantasia si avvicinano: la Rocca ubaldinesca che domina il paese ospitò e protesse dai bombardamenti oltre diecimila capolavori d’arte nel periodo della Seconda Guerra Mondiale.

Indiana Jones e il Segreto della Legione Fantasma accontenta sia gli appassionati del celebre eroe sia i cinefili. Non a caso è stato premiato al Lucca Comics nel 2009, ed è citato in prestigiosi siti internazionali come theraider.net.

Una chicca, e non solo per i fan.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

Questa recensione è stata edita da TERRE DI CONFINE https://www.terrediconfine.eu/indiana-jones-e-il-segreto-della-legione-fantasma/

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