BERZERK - THE BLACK SWORDMAN

Un guerriero ferito avanza in una cupa foresta. È orbo, un braccio è stato rimpiazzato da una protesi che sembra far parte delle piastre dell’armatura. Trascina un’enorme spada a due mani. L’uomo è Gatsu, avventuriero che vaga in un universo tetro popolato di demoni; combatte la sua personale battaglia contro i fantasmi del proprio passato e contro i Discepoli, una sorta di zombie.

Gatsu è il protagonista del manga Berserk ideato da KENTARO MIURA e dell’omonimo anime, trasposto ora in un efficace cortometraggio. Si tratta di Berserk – The Black Swordman, un fan movie realizzato da LED PRODUCTION e da DEUS EX MACHINA STUDIO, senza fine di lucro.

Troppo spesso cortometraggi di questo genere mostrano senza pietà dilettantismi dovuti alla scarsezza di mezzi e alla non perfetta padronanza di un linguaggio assai specialistico come è quello cinematografico. In questo caso, le riprese, dal punto di vista tecnico, poco hanno da invidiare ai telefilm che animano le serate televisive. La sceneggiatura sembra ereditata dallo storyboard e utilizza movimenti di macchina ben programmati, che rendono bene lo scorrere delle vignette ed enfatizzano la violenta eleganza del combattimento.

Gli effetti speciali sono inseriti con misura, senza gratuite esibizioni. I costumi sono curatissimi, come è giusto che sia, vista la caratterizzazione di Gatsu e del suo prodigioso equipaggiamento.

Il dialogo è essenziale; la scelta di inserire il flashback con la parte introspettiva recitata, esalta la dimensione intimista della vicenda. Si evita in questo modo lo scambio di battute magari inverosimili o inadeguate, agevolando inoltre l’inserimento di sottotitoli in lingua inglese che facilitano la diffusione tra gli appassionati di tutto il mondo.

La scenografia scelta è quella di un bosco dai colori cupi; il valido montaggio accentua la tensione, contribuendo e valorizzare i temi filosofici che emergono dal mondo di Berserk.

Tra una battaglia e l’altra, il manga fa riflettere sulla presenza costante del Male, sulla sua seduzione e sull’illusorietà del libero arbitrio, sulla miseria e sulla nobiltà delle aspirazioni degli esseri umani, sul fine dell’esistenza, sul destino che parrebbe tendere all’entropia. Le crudezze che indirizzano il fumetto a lettori maturi divengono una facile esteriorità che permette di affrontare temi esistenziali.

Gli incubi del delirio del protagonista, più che elencare con superficialità sprazzi del passato, mettono in luce i temi più profondi propri dell’intera opera. Nel corto ci sono indubbi richiami a situazioni e simboli peculiari della serie, come il Bejelit, la pietra maledetta che trasforma i mortali in creature delle tenebre. Ci sono la runa sanguinante che appare sulla pelle di Caska e il marchio ignoto che grava sull’eroe, la protesi che rimpiazza l’arto del guerriero e l’immancabile spada ciclopica che sfida i nemici e le leggi della fisica. Elementi irrinunciabili per i patiti di Berserk, che possono al più cavillare sullo stile di combattimento o sull’aspetto più o meno appropriato degli attori, sulle musiche scelte come colonna sonora, sulla fedeltà alla pagina… Particolari che possono essere discutibili o non soddisfacenti per gli incontentabili, irriducibili fan, ma che non compromettono la fruizione da parte di tutti gli altri spettatori.

I personaggi in scena sono solo tre: Gatsu, Caska e gli eretici-zombie legati a ruote. Il protagonista, la sua donna – o la voce della sua coscienza –, i nemici: rimane la tragica lotta senza fine di un disperato e dolente eroe.

Il fan movie evita di disperdersi in facili digressioni biografiche, dedicandosi a comunicare la brama di vivere del guerriero, la sua consapevolezza d’essere nato per soffrire. Una scelta assai azzeccata, adeguata ai tempi ridotti dell’opera.

Ci sono sequenze che richiamano altri mondi, altrettanto cupi: dal bosco de Il Gladiatore, a quello di Blair Witch Project, alla foresta di cadaveri trafitti dai pali di Dracula…

Il video forse rende le intenzioni di Kentaro Miura con maggiore fedeltà rispetto alla versione animata, considerati i tagli apportati a quest’ultima dalla censura e le modifiche dell’edizione italiana. Il cortometraggio riesce a trasmettere le atmosfere del manga, senza necessità di conoscere per filo e per segno la complessa saga nipponica.

Vale la pena usare sette minuti del nostro tempo per vederlo, e convincersi così che anche gli Italiani possono realizzare qualcosa di cinematograficamente valido nel campo del Fantasy.

 

Intervista alla LED Productions

Nasce prima l’amore per il cinema, o quello per il manga?

FRANCESCO SANSEVERINO – Credo siano nati assieme. Fin da piccoli siamo cresciuti leggendo manga (Dragon Ball) e guardando film di tutti i generi. Io personalmente ho sempre immaginato in versione “carne e ossa” i miei personaggi preferiti dei fumetti, sperando magari un giorno di poter dar vita a qualcosa di simile!

FABIO DERI – Concordo con Francesco sul fatto che queste passioni siano nate e cresciute insieme. Io ho sempre sognato di fare “cinema”, questo desiderio è diventato gioco e poi, piano piano, realtà. I manga sono stati d’ispirazione, per le loro trame, le loro ambientazioni e per la moltitudine di avventure che mi hanno fatto vivere. Del resto anche Hollywood ultimamente ha dimostrato come i fumetti possano diventare una fonte di gran interesse per la cinematografia – con buoni o pessimi risultati.

Cosa vi piace maggiormente nel mondo di Berserk?

FS – Tutto! Berserk è un’opera fantastica sotto ogni punto di vista. KENTARO MIURA è riuscito a creare un mondo crudo e realistico. Gatsu è un personaggio affascinante, un antieroe davvero ben caratterizzato.

FD – Credo che la passione per Berserk al primo impatto sia dovuta all’estrema crudezza della storia e del segno; successivamente, approfondendo la conoscenza di questo mondo, ci si perde in esso, appassionandosi e ritrovandosi ad attendere con ansia l’uscita di ogni numero.

Come avete scelto la colonna sonora del vostro corto?

FS – Secondo i nostri gusti musicali, cercando di armonizzarla al meglio con le varie scene. Ora un gruppo di musicisti sta provvedendo a comporre una colonna sonora del tutto originale per il cortometraggio, e sarà presto disponibile in Internet.

La location: a parte alcune scene realizzate in computer grafica, come avete scelto i set?

FS – Fin dall’inizio la scelta dell’ambientazione era chiara: volevamo un bosco. Abitando nel canavese, in provincia di Torino a ridosso delle montagne, trovarne uno non era un problema, bisognava solo scegliere quale. Luca Sergio Loreni (Deus Ex Machina) ha offerto la casa per ospitare le riprese.

FD – Tutto quindi ci tornava comodo perché avevamo un appoggio per il trucco, per pranzare e soprattutto per riparaci dalla pioggia (che in quei giorni era contro di noi!). La location inoltre era raggiungibile in pochi secondi.

Quanto e come è stato usato il computer per ritoccare le diverse sequenze?

FD – Il computer è stato utilizzato principalmente per dare una uniformità alle riprese tramite la correzione del colore; in secondo luogo, ovviamente, per applicare le animazioni 3d alle riprese statiche. Infine, applicati gli effetti di nebbia e sporco, per sovrapporre con maggior realismo il 3d al reale.

Le inquadrature sono nate dallo storyboard o sono frutto di scelte estemporanee (comunque azzeccate)?

FS – Tutto è nato dallo storyboard disegnato da LUCA SERGIO LORENI, sotto la guida di Fabio e mia che già precedentemente avevamo scritto la sceneggiatura. Grazie allo storyboard siamo riusciti a ridurre i tempi di ripresa, sapendo sempre cosa girare, quando e come girarlo.

FD – Be’, in primis ci siamo trovati Francesco e io, per girare un “pilota”. Successivamente ci è venuto in mente di coinvolgere Sergio e GIULIA BUSSETTI nel progetto. Così si creò il team al completo e le idee furono messe su carta, da Sergio.

Il costume di Gatsu: chi lo ha fatto? È sopravvissuto alla lotta?

FS – Il costume è stato fatto da me in tre settimane. Pratico cosplay da circa tre anni e, un po’ alla volta, sono riuscito a prendere mano nella creazione di armature in plastica. Alla fine delle riprese, a parte qualche ammaccatura qua e là, l’armatura si è salvata… quasi interamente, a parte il corpetto che si è rotto in vari punti.

Come se l’è cavata l’attore che interpretava lo zombie, legato alla ruota?

FS – Durante le riprese abbiamo usato 3 tipi di zombie: un attore vero (ROBERTO PRETARI), un manichino e quelli realizzati in computer grafica. L’attore non è mai stato incatenato del tutto alla ruota – anche perché sarebbe stato a dir poco rischioso per la sua incolumità – e l’abbiamo impiegato principalmente durante la scena del combattimento, legandolo alla ruota ormai distrutta.

Avete deciso di realizzare un fan movie: sono meglio distribuibili, rispetto ai corti tradizionali?

FS – Sicuramente rivolgersi al pubblico con un fan movie su qualcosa di già conosciuto è più facile che presentare un prodotto originale.

FD – Diciamo che la decisone è caduta su questo genere per crearci un bacino di utenza maggiore, in modo da poterci fare conoscere e realizzare successivamente qualcosa di nostro.

Quali fan movie consigliereste di visionare, quali considerate come esempi positivi di cinema di genere?

FD – Sicuramente Metal Gear Philanthropy dei ragazzi della HIVE DIVISION; abbiamo avuto modo di conoscere e apprezzare il loro gran lavoro. Poi vi sono produzioni americane e spagnole molto valide e tutte reperibili su YouTube. Il bello sta anche nel trovarle!.

Indipendente è meglio ?

FD – Si è meglio. Diciamo quasi obbligato. Qui in Italia non c’è grande attenzione per le produzioni emergenti, e trovare dei finanziamenti, qualcuno che produca il nostro materiale, è dura senza essersi fatti prima un nome. Ma indipendente anche perché è libero, è nostro, quindi tutto frutto delle nostre idee senza vincoli alcuni.

Corto: è una necessità o una scelta narrativa?

FS – Il cortometraggio è stata una scelta obbligatoria; già con un prodotto di 7 minuti abbiamo dovuto lavorare molto (circa 5 mesi) pensate per un film di 60 minuti! Oltre a non avere un budget, il nostro staff è ancora relativamente ridotto, quindi lavorare su un film sarebbe soltanto uno spreco di risorse e di tempo, dato che allo stato attuale delle cose ne uscirebbe un lavoro approssimativo e sicuramente di scarso livello. Nel cortometraggio abbiamo cercato comunque di riproporre un piccolo spaccato del mondo di Berserk, sia ispirandoci qua e là a scene del manga, sia mettendoci del nostro.

FD – Corto è necessità. Essendo ancora in pochi, con pochi mezzi, pochi fondi e poco tempo (la maggior parte di noi nella vita fa un altro lavoro, o studia), il corto è stato scelto come passo iniziale; faremo corti finché non ce la sentiremo di andare oltre, probabilmente finché non avremo un team più ampio e potremo contare su qualche risorsa in più.

Cosa direste ai giovani che volessero provare a realizzare un film, in particolare un fan film?

FD – Be’ che dire… provate, provate e ancora provate, ragazzi. E, se non ci riuscite, provate ancora!

L’importante è divertirsi e appassionarsi a quello che si fa; con passione e divertimento non può che uscire un buon prodotto. In bocca al lupo!

Quali sono i progetti futuri?

FD – Ne abbiamo due (uno partirà a breve e l’altro un po’ più in là), ma non vogliamo ancora svelare di cosa si tratta. Ci faremo sentire presto, promesso!

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

Questa recensione è stata edita da TERRE DI CONFINE 

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