CAPRICORN ONE

Capricorn One sono il nome del razzo e della missione destinati a portare tre uomini su Marte: il comandante Charles Brubaker, Peter Willis e John Walker. A Houston tutto è pronto per il lancio, quando il direttore del programma dei voli umani James Kelloway si presenta ai tre astronauti, li fa uscire in fretta e furia dall’abitacolo e li obbliga a seguirlo. E intanto il conto alla rovescia prosegue sotto gli occhi ignari del vicepresidente degli Stati Uniti e di una gran folla di spettatori.

Condotti di nascosto in una base segreta nel deserto, agli astronauti viene svelata la verità: purtroppo un importante componente del razzo presenta un difetto tale da pregiudicare la sopravvivenza di un eventuale equipaggio, e così, per non annullare la missione segnando di fatto la chiusura dei programmi spaziali, già in crisi di finanziamenti, si è deciso di procedere ugualmente al lancio, col proposito di simulare poi la presenza a bordo di Brubaker e dei suoi per mezzo di riprese fasulle da realizzare in studio.

Ai tre astronauti viene perciò imposto loro malgrado, dietro minaccia di morte alle famiglie, di prestarsi alla realizzazione di questo falso storico: dovranno restare nella base per mesi e mesi, e recitare davanti a telecamere sia l’atterraggio sul pianeta rosso che i periodici collegamenti audiovisivi.

I tre hanno poca scelta e si adattano alla finzione, fino al giorno del rientro del razzo sulla Terra, quando vengono trasportati nel luogo programmato per l’atterraggio. In quel momento, il Capricorn One accusa un problema imprevisto allo scudo termico e si disintegra in diretta TV. Gli astronauti a quel punto non possono più tornare in circolazione, e così il loro status passa da elementi indispensabili alla riuscita della messinscena a scomodi testimoni da eliminare. Rendendosi conto del pericolo, Brubaker e i suoi riescono a fuggire nel deserto, ma, soli, a piedi e braccati, la loro situazione continua a restare critica.

Nel frattempo, c’è chi sospetta che la missione Capricorn One nasconda retroscena poco limpidi: è Robert Caulfield, un cinico e determinato giornalista che ha tutta l’intenzione di veder chiaro nella faccenda…

Commento

Dal punto di vista formale, Capricorn One (1978) dimostra tutta la sua età, con la sua tecnologia anni Settanta e il suo ‘aspetto’ da B-movie: fotografia poco appariscente analoga a quella dei telefilm ed effetti speciali spartani. Il montaggio è prevedibile, privo di guizzi di genio anche nelle scene di azione. Può darsi poi che trent’anni fa i paesaggi del deserto americano sembrassero esotici, e gli inseguimenti nei cieli tra aerei ed elicotteri entusiasmassero; nel cinema di oggi queste cose sono invece ordinaria amministrazione.

I personaggi sembrano stereotipati: dei tre astronauti, due sono poco più che comparse, parlano di rado e la loro brutta fine è prevedibile. Il protagonista Brubaker (interpretato da James Brolin) ha più spazio, ma le battute di cui gode purtroppo non lo rendono indimenticabile: è un onesto e ottuso padre di famiglia, leale alla patria e ispirato da nobili ideali; in altre parole, noioso. Non è un caso che nel secondo tempo la scena gli venga rubata dall’assai più simpatico giornalista, o dal divertente Albain, pilota di velivoli da disinfestazione agricola, personaggi entrambi spassosi, recitati rispettivamente dai bravi Elliot Gould e Telly Savalas. Perifino il direttore Kelloway (Hal Holbrook), persona senza troppi scrupoli pronta a sacrificare tutto alle proprie ambizioni e al sogno della conquista dello spazio, risulta più interessante di Brubaker. Le altre interpretazioni sono affidate a validi caratteristi come Sam Waterston (l’astronauta Willis), o a volti noti, come O.J. Simpson (nel ruolo dell’astronauta Walker), popolare eroe delle cronache sportive (e, qualche anno dopo, delle cronache nere).

Il film soffre anche di una certa disomogeneità tra il primo e il secondo tempo. Nella prima ora di proiezione predomina la fantascienza, poi si vira verso il poliziesco, o l’action movie pulp, spruzzato da una buona dose di ironia. Fortunatamente il soggetto coraggioso e originale nobilita tutto l’insieme: è un esempio riuscitissimo di fantascienza a sfondo sociale, dimessa nella forma e sovversiva nella sostanza. Quello che ci viene narrato con i toni sgangherati del B-movie riprende la nota teoria complottista secondo la quale la missione Apollo 11, che porto per la prima volta l’uomo sulla Luna, fu una montatura.

Capricorn One obbliga lo spettatore a riflettere sull’importanza dell’opinione pubblica in paesi vasti come gli Stati Uniti, e su quanto essa sia facile da manipolare grazie a un uso distorto dei media. La verità, per un popolo tanto pragmatico, è lontana da astrazioni filosofiche, è piuttosto un credere condiviso che si costruisce con l’interpretazione di fatti concreti. Il problema non è tanto la visione del mondo tipica degli yankee, quanto l’oggettività dei dati forniti alla gente. La stessa vicenda di O.J. Simpson potrebbe essere esemplare: dopo una breve carriera da attore, l’ex stella del football venne accusata dell’omicidio della moglie e dell’amante; il processo gli fece rischiare la pena di morte, ma venne assolto tra mille polemiche.

Né oggi la diffusione di Internet (apparentemente una sorta di liberalizzazione dell’informazione) aiuta troppo a fare chiarezza: migliaia di pagine sono dedicate ai misteri della storia, alcune sono serie e in buona fede, altre attirano visitatori sfruttando il sensazionalismo. Anche per una persona di media cultura può essere difficile separare le invenzioni dai fatti veri, figurarsi cosa può accadere a masse prive di strumenti conoscitivi: i college costano molto, le zone rurali o le periferie urbane più ‘difficili’ spesso non sono raggiunte dall’istruzione superiore, mantenere un figlio agli studi sovente rappresenta un sacrificio troppo grande.

Diretto da Peter Hyams, il film è politicizzato, critica aspramente le posizioni della Casa Bianca, la scelta di usare i soldi per fini poco utili, gli atteggiamenti ipocriti dei funzionari e dello stesso Presidente. Il volto del potere è malevolo, pronto a ingannare il popolo propinando falsità, sfruttando l’ignoranza e il forte sentimento patriottico. L’epilogo, con il giornalista che accompagna il superstite alla cerimonia funebre dedicata ai tre eroi creduti morti in missione, lascia solo immaginare le esplosive conseguenze della rivelazione. Allo spettatore il compito di riflettere…

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

Questa recensione è stata edita da TERRE DI CONFINE  https://www.terrediconfine.eu/capricorn-one/

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