THE WILD WILD WEST serie tv E FILM THE WILD WILD WESR REVISITED

Il Far West nasce come un’invenzione, una fiaba epica creata per dare l’illusione di condividere un passato comune a una Nazione composta da ondate di immigrati privi di una storia e di tradizioni comuni. Ovviamente ci sono studiosi e storici seri che cercano di ricostruire il passato con fedeltà e rispetto delle fonti, tuttavia avviene qualcosa di analogo a quanto succede in molte feste rievocative: la gente pur conoscendo il passato, preferisce gli elementi più spettacolari, e accetta di sacrificare la ricostruzione a una divulgazione divertente. La narrazione dell’Ottocento americano nell’immaginario della gente è ancor oggi una somma di fatti documentati e di invenzioni rielaborate dai media, che spaziano dalla narrativa popolare alle ballate country fino al cinema.
Non deve scandalizzare la serie The Wild wild West, prodotta dalla CBS e arrivata sui teleschermi tra il 1965 e il 1969. Il telefilm unisce all’ambientazione western elementi di spionaggio stile James Bond e invenzioni sulla falsariga di quanto si legge nei romanzi di Jules Verne. Finisce per apportare un’inconsueta rilettura steampunk all’epopea della frontiera.
James T. West (Robert Conrad) e Artemus Gordon (Ross Martin) sono due agenti segreti alle dipendenze del Presidente Ulysses S. Grant. La caratterizzazione dei due protagonisti segue stereotipi che ancora oggi fanno presa sugli spettatori. Jim West è attraente, sempre vestito con abiti di colore azzurro, attillati e ricamati. L’aspetto ammicca ai supereroi con le loro tute aderenti, nessun cittadino dell’epoca avrebbe indossato simili capi. Jim conquista i cuori delle donne, è un bravo boxeur ed eccelle nel tiro, oltre a possedere un arsenale di armi e invenzioni del Novecento realizzate come prototipi da Artemus Gordon. Questi è la mente del duo, e oltre ad essere un inventore, è un ottimo attore capace di impersonare ruoli diversissimi grazie ai tanti costumi che possiede e alle sue capacità recitative. Crea bombe a gas, telegrafi portatili, utilizza con nonchalance oggetti che non esistevano in quell’epoca e in quella parte di mondo.
I due agenti vivono su uno speciale treno che attraversa il West, ha rifiniture di lusso e un vagone adibito a laboratorio e deposito per le invenzioni e attrezzature bizzarre.
Nel corso delle 104 puntate ci sono situazioni bizzarre, con scienziati pazzi, rivoluzionari, mostri, automi, addirittura alieni… Si passa dall’azione alla fantascienza, dalla commedia ai toni horror, dallo spionaggio al romanticismo e in pratica può accadere di tutto, anche quanto sembrerebbe inverosimile. Non è un caso se ogni episodio ha un titolo che inizia con ‘The night…’ ovvero ‘La notte...”; gli elementi fantawestern, sono preponderanti in vicende che rinunciano alla coerenza storica per abbracciare toni pulp. Le simpatiche animazioni che segnalano i momenti per le pause pubblicitarie ammiccano ai fumetti, e le scene d’azione, spesso interpretate da Conrad stesso senza controfigure, la fanno da padrone.
Gli avversari sono chiassosi, kitsch, caratterizzati come i supercriminali dei fumetti di super eroi; spesso l’aspetto deforme accompagna la crudeltà d’animo, come nel caso del nano Dr. Miguelito Loveless ( il cantante Michael Dunn).
Se è decisamente sorpassato (e oggi improponibile) l’abbinamento tra disabilità o bruttezza e cattiveria, anche i ruoli femminili sono spesso fuori moda, con spie avversarie pronte a sedurre per estorcere informazioni, con donzelle in pericolo inette a tutto tranne che a strillare, e ruoli puramente coreografici. Non ci sono alleate davvero capaci, pronte a unirsi al duo e a dare un contributo significativo, o anche avversarie memorabili… Semmai i due protagonisti possono sembrare una coppia gay di vecchio stampo, tra vestiti eccentrici e mascherate anche in drag. Il rapporto con le donne è sempre un modo per far avanzare le indagini. Il bel Jim corteggia ragazze avvenenti, se pensa di poter ottenere da loro preziose informazioni, e comunque mai si innamora per davvero. I due protagonisti possono avere caratteristiche simili a Sherlock Holmes e Watson, però nel loro menage non c’è la presenza di una fidanzata o moglie, neppure lasciata fuori scena ma presente nei dialoghi per fare chiarezza sulle preferenze dei due investigatori e rassicurare il pubblico.  Nel Wild wild West non c’è spazio per l’outing, e nemmeno per personaggi di altre etnie, sebbene i fatti avvengano dopo la Guerra di Secessione e quindi dovrebbero esserci tanti ex schiavi alle prese con le difficoltà del reinserirsi in una vita onesta.
Nonostante gli aspetti datati, il telefilm divenne a suo tempo un piccolo cult, sebbene in Italia non sia mai stato distribuito in DVD, in streaming o semplicemente replicato da tv on demand. Quanti in Italia desiderano rivedere Wild wild West devono affidarsi alla distribuzione internazionale, con gli episodi in lingua originale e senza sottotitoli, oppure a quanto è diffuso in streaming ancora con audio originale, e accontentarsi dei pochi spezzoni o di qualche isolato episodio.
E’ invece sopravvissuto all’oblio mediatico uno dei due film che seguì la cancellazione della serie, dovuta ai costi e alla dose di violenza e sensualità oggi risibile ma allora giudicata toppo forte per un pubblico di adolescenti, soprattutto dopo gli assassinii di Kennedy e di Luther King.
Si tratta del film televisivo diretto da Burt Kennedy Selvaggio West – Ritorno all’ Ovest (o The Wild Wild West Revisited), uscito a distanza di dieci anni dalla chiusura della serie regolare, nel 1979, quando il clima di forte tensione del decennio precedente si era almeno in parte smorzato.
Gli interpreti sono più o meno gli stessi; tornano Conrad e Martin, apparentemente ancora in buona forma, si rivedono diversi personaggi incontrati nella serie. Purtroppo non c’è più Dunn a interpretare Loveless in quanto l’attore era deceduto nel 1973, e l’iconico villain è sostituito da Paul Williams, celebre per le sue musiche e per Il Fantasma del Palcoscenico.
La fotografia mantiene colori squillanti, la sceneggiatura più o meno ricalca il tipo di narrazione ben nota, con un buon ritmo e con elementi fantastici e spionistici, c’è l’orecchabile leit motiv e compaiono le tavole animate stile split screen per segnalare le pause pubblicitarie. A una prima occhiata la pellicola pare aver recuperato quanto di iconico si vede nel telefilm, e ci si può illudere di poter riabbracciare i vecchi eroi.
Proseguendo la visione tuttavia ci si deve ricredere: il sapore non è esattamente lo stesso assaporato nel corso delle quattro stagioni. Nel telefilm c’erano momenti da commedia, battute spiritose, tuttavia erano pause ironiche in mezzo a gag basate su acrobazie e momenti d’azione coreografati al meglio. Invece il film tv va esagerando tutti gli aspetti che si prestano a dare il sapore di una parodia garbata. L’avventura prevede infatti che i due agenti, andati in pensione alla fine della serie regolare, vengano richiamati in azione. Qualcuno sta sostituendo i sovrani e presidenti e li rimpiazza con replicanti; solo Jim e Artemus possono salvare il mondo...
Si sprecano le battute sull’età dei due agenti, sul non essere più all’altezza del loro vecchio ruolo, sull’essere vecchi. Jim corteggia la figliola di una fiamma della sua gioventù, è costretto ad allenarsi per rimettersi in forma, si è infiacchito… Purtroppo le facezie hanno il loro fondo di verità e quindi la sceneggiatura dà spazio alle gag da parodia castigata, e a piccoli battibecchi degni più del Vizietto che di una saga western che anticipa lo steampunk. I momenti di azione con scazzottate e inseguimenti ci sono ancora, però sono mosci rispetto a quanto lo spettatore può ricordare. Colpa degli effetti del tempo che è passato inesorabile sull’attore e stuntman Conrad, e colpa di una sceneggiatura che ha preferito tamponare le mancanze atletiche offrendo facili risate e minimizzando il sense of wonder. In questo senso, è deludente l’assenza dei trucchi e dei gadget inventati da Artemus, gli esplosivi nascosti nei tacchi degli stivali, le pistole celate nella manica. Anche le suggestioni steampunk sono assai smorzate.  
Nonostante i tanti limiti, questo film televisivo resta un prodotto disimpegnato e gradevole, da guardare con lo sguardo bonario della nostalgia. A suo tempo ha avuto un suo pubblico, fatto di famiglie e di fan che tutto accettano e perdonano pur di rivedere i loro beniamini. Addirittura ha avuto un sequel, sempre con lo stesso regista e cast, un anno dopo: More wild wild West. Chissà, forse la saga avrebbe avuto ulteriori capitoli se Ross Martin non fosse morto nel 1981. Che il duo funzionasse male con altri interpreti, lo si era già visto quando i problemi di salute di Martin si erano resi evidenti e aveva dovuto rinunciare a girare svariati episodi. Continuare sostituendo l’attore aveva poco senso, anche perché il successo della serie era dovuto prima di tutto alla chimica tra i due protagonisti, e poi al mix esplosivo di generi e al revival.
Wild wild West Revisited e More wild wild West possono suscitare curiosità come fenomeni di costume, pezzi vintage che difficilmente possono venir riprodotti oggi, tra autocensure e scarsa fantasia.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

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