I RACCONTI FANTASTICI

"I racconti fantastici di Edgar Allan Poe" sono una miniserie in quattro puntate di circa un’ora ciascuna, andata in onda nel 1979. Gli episodi sono vagamente ispirati all’opera del grande scrittore, rivisitata e mescolata a suggestioni tratte dal cinema d’autore gotico e del mistero.
Sono stati diretti dal regista Daniele D'Anza, vero mostro sacro della fiction esoterica e fantastica: suoi anche ‘ESP’, ‘Ho incontrato un’ombra’, ‘Extra’, ‘L’amaro caso della Baronessa di Carini’, ‘Il Segno del Comando’ e tanti altri titoli che sono rimasti nella memoria dei telespettatori di allora.
I quattro episodi sono  "Notte in casa Usher", "Ligeia forever", "Il delirio di William Wilson" e "La caduta di casa Usher". Tutti sono ambientati in una decadente villa, la Casa Usher, abitata da Roderick, ultimo discendente della casata nobiliare, un uomo dal passato segnato da tragedie ed eventi luttuosi.
Con intelligenza il regista ha evitato di rappresentare per filo e per segno specifici racconti. Ha preferito creare una storia nuova, ricca di citazioni e richiami al grande scrittore. La scelta è coraggiosa, sperimentale e furba: si tratta di una produzione televisiva condizionata nella resa visiva da mezzi comunque contenuti, e destinata a una platea generalista che male avrebbe accettato una trasposizione troppo fedele delle inquietanti opere di Poe. Di conseguenza il macabro e il morboso vengono suggeriti agli spettatori adulti, e vengono lasciati fuori scena per i più piccoli, che pure assistevano alla trasmissione poiché nel 1979 non esistevano canali tematici o canali dedicati ai minori, e tutti guardavano tutti i programmi.
Gli sforzi dello sceneggiatore Biagio Proietti sono rivolti a un adattamento assai libero, influenzato dalle piece teatrali. Il ritmo narrativo è piuttosto lento, mal paragonabile a quanto offriva ormai da decenni il grande schermo, e simile invece a quanto si vedeva nel teatro di quegli anni, con allestimenti di classici resi in trasposizioni insolite, adattamenti arditi, interpretazioni lontane da un’estetica verista.
Gli attori impiegati sono il meglio di quanto calcava i palcoscenici dell’epoca. La recitazione è stata affidata a veri mostri sacri, e la loro bravura ancora oggi risalta, sebbene non tutti gli spettatori possono essere preparati a interpretazioni tanto lontane dal vissuto di ogni giorno. I dialoghi conservano intatto il fascino di un testo letterario d’altri tempi, e sono declamati in modo tale da trasportare lo spettatore in una dimensione di sogno o di incubo, diversa però dalla realtà di tutti i giorni.
L’allestimento scenico è davvero modesto, limitato alla splendida villa Giovannelli di Roma e a pochi altri ambienti ricostruiti in studio, o facilmente reperibili, come il bosco che attornia la magione, la pista delle automobili o l’autogrill. Come su un palcoscenico, mobili e ambienti sono messi insieme radunando quello che meglio rappresenta un’epoca o una sensazione. La vicenda principale si suppone avvenga a inizio anni Settanta, ma Roderick evoca fatti e personaggi vissuti in altri momenti, quindi la diva del muto Ligeia vissuta negli anni Venti appare su cartelloni Belle Epoque, su poster tipo affiche, possiede uno splendido armadio liberty floreale di ispirazione orientalista e una toilette fine anni Sessanta… perché gli sceneggiatori facevano con quello che c’era, perché approfittavano dell’ ignoranza di arti decorative e industriali, e perché appunto bastava dare l’idea di un’epoca, non si ricercava la filologicità storica come potrebbe avvenire oggi in una produzione che avesse qualche pretesa. Altrettanto si può dire di costumi e trucchi, tutti approssimati e visibilmente scelti in modo da rendere l’idea di un’epoca.
L’idea di fondo è ben chiara, si cerca di ricreare l’atmosfera se non ci si può permettere l’esattezza, e comunque si cerca di evitare l’effettaccio speciale rozzo. Con l’eccezione di un paio di inquadrature sulle pubblicità di un noto amaro e di un’acqua minerale, e dei costumi da Carnevale veneziano che farebbero vergogna a una festina di parrocchia, ci si riesce anche. Gli effetti speciali sono praticamente inesistenti, e quando ci sono, appaiono goffi, vistosamente artigianali e, per fortuna, limitati a pochissime scene: un po’ di nebbia, una boccetta che compare e scompare, un pipistrello di gomma che svolazza...
La fotografia appare dimessa, o piuttosto, è concentrata sulle performances degli attori, sui loro volti, quindi abbonda di primi piani; anche il montaggio assomiglia al susseguirsi di scene che ci sarebbe in una trasposizione teatrale.
Solo la musica è davvero qualcosa di indimenticabile, composta dai Pooh e vicina al Progressive, agli Alan Parsons Project, al Banco.

Ma vediamo i vari episodi, ciascuno debitore di Poe e di altri importanti Maestri dell’horror.

RACCONTI FANTASTICI: 01. NOTTE IN CASA USHER: L’auto su cui viaggiano un giudice (Gastone Moschin) e un serial killer ( Vittorio Mezzogiorno) rimane bloccata dalla nebbia e i due trovano rifugio nella dimora di Roderick Usher (Philippe Leroy). Le citazioni provengono principalmente da "Il ritratto ovale" e "Il cuore rivelatore", ma anche “Gordon Pym”, oltre che dal “Ritratto di Dorian Gray” e da “Il gudice e il suo boia” di Friedrich Dürrenmatt. La serie fa conoscere l’inquietante padrone di casa, che sarà il filo conduttore delle quattro puntate. L’accoppiata Moschin\Mezzogiorno è favolosa; le presenze femminili sono ridotte alla viziosa e annoiata barista dell’autogrill, e all’indimenticabile moglie di Roderick.

RACCONTI FANTASTICI: 02. LIGEIA FOREVER. Più che ricordare “Ligeia” o “Morella” di Poe, l’omaggio è a Hitchicock, a “Rebecca la prima moglie” e a “Il sospetto”. La Ligeia dello sceneggiato è un’attrice del muto sposata con un antenato di Roderick. All’avvento del sonoro la diva Ligeia è a fine carriera: il suo modo di recitare è inadatto al nuovo modo di fare cinema, e stroncata a Hollywood, si suicida. Usher si riaccompagna ma non riesce ad amare la seconda moglie poiché la confronta con la più carismatica prima moglie. E intanto la presenza dello spirito di Ligeia si fa sentire… Umberto Orsini è favoloso, la prima e la seconda moglie sono starlette, impiegate in un ruolo molto coreografico.

RACCONTI FANTASTICI: 03. IL DELIRIO DI WILLIAM WILSON. In questo caso William Wilson è un collaudatore d’auto prepotente e bullo che trova un ‘doppio’ sempre migliore di lui in un collega. La competizione tra i due doppleganger avviene negli  anni Settanta, con le parti migliori ambientate però nella magione. Memorabile il finale con ballo in maschera e duello, bravi Nino Castelnuovo e Giorgio Biavati. Unico neo, non da poco: questa vicenda è stata inclusa in “Tre passi nel delirio’ e realizzata dal Maestro Louis Malle, esponente di spicco della Nouvelle Vague, nel 1968. Il confronto è purtroppo inevitabile, e impietoso. D’Anza non ha i mezzi per competere con un regista di fama internazionale, e Castelnuovo manca del carisma di Alain Delon. Non bastano i validi richiami ad altre opere a colmare la distanza qualitativa tra le due versioni.

RACCONTI FANTASTICI: 04. LA CADUTA DI CASA USHER. La fine della dinastia Usher, il crollo, sembra una rilettura a base di Kafka e Buñuel di vari classici “La maschera della morte rossa" ,"Il pozzo e il pendolo", "La sepoltura prematura"… Leroy è immenso, la sceneggiatura un po’ meno, con la nube mortale e le citazioni che non sempre sono davvero efficaci, ma si fanno ricordare.

Più che essere una miniserie fatta male, I racconti fantastici è un’opera che incarna le caratteristiche delle produzioni televisive del periodo e mostra in pieno gli anni trascorsi. Si distanza moltissimo dalle trasposizioni che piacciono oggi, serie che bene o male seguono il testo dell’autore e cercano di limitare le variazioni al minimo indispensabile. La scelta di mescolare le suggestioni dai racconti, di avere una vocazione teatraleggiante,  è il suo pregio, ed anche il suo limite. Oggi tanta creatività ce la possiamo soltanto sognare.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

La recensione è stata edita da questo sito. Se la volete adottare contattiamoci per lo scambio dei link

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