ALLE MONTAGNE DELLA FOLLIA
Uno dei più grandi meriti dello scrittore H.P. Lovecraft è l’aver imbastito un corpus di leggende coerente, capace di attraversare trasversalmente tutti i suoi racconti. Nel suo spettacolare world building esistono entità aliene, alcune semidivine come i Grandi Antichi e altre appartenenti a razze aliene detti Antichi o Gente Vecchia, che sono giunte sulla Terra in epoche antichissime. Grazie a manipolazioni genetiche questi alieni hanno creato l’uomo ma poi, vinti dalla decadenza della loro civiltà, sopraffatti da nuove specie extraterrestri o quasi estinti a causa di calamità naturali, sono ormai ridotti a pochi individui. Il culto per simili entità è praticato ormai solo da occultisti, da popoli considerati selvaggi e da piccoli gruppi; sono ‘dei’ così diversi dalle fattezze umane, da condurre alla follia quanti li contemplino anche solo da lontano. Gli alieni meno potenti vivono relegati nelle zone più inesplorati del globo, dove la civiltà umana non è ancora giunta. Questi elementi si ritrovano in tutte le opere, inclusa Le montagne della follia.
Il cortometraggio omonimo di Andrea Botticelli segue le pagine con qualche necessario adattamento, racconta di una spedizione nelle terre polari organizzata dalla fittizia Miskatonic University dell’immaginaria città di Arkam nel Massachusetts. Quando il professor Lake e la sua squadra smettono di inviare notizie vengono trovati assassinati, altri esploratori giungono e fanno luce sugli orrori dell’Antartide…
Questo cartone animato sintetizza la vicenda sfrondandola solo in parte dei tanti dettagli autoreferenziali che erano presenti nl testo. Il romanzo a suo tempo venne rimaneggiato parecchie volte prima della pubblicazione che comunque ebbe scarso successo, Il flop fu motivato dalla grande complessità: è un compendio della mitologia creata da Lovecraft e ci sono tante citazioni che solo un vero fan dell’autore riesce a seguire senza smarrire il filo della narrazione. La semplificazione di Botticelli è quindi provvidenziale poiché crea il giusto equilibrio tra il rispetto del testo e la necessità di renderlo accessibile anche a quanti non lo hanno letto o hanno poca familiarità con gli scritti di Lovecraft.
La sceneggiatura è molto efficace e sintetizza i momenti più significativi del romanzo.
L’animazione è particolare, alterna tecniche tridimensionali per i paesaggi e per gli sfondi, mentre per i personaggi c’è un tratto molto semplice, per quanto ben caratterizzato e valorizzato da un bel montaggio. Il punto debole del progetto è che le due tecniche si amalgamano talvolta faticosamente, però è un problema comune a produzioni ben più celebri, come Aida degli alberi o la versione di Dragonlance. Questo cortometraggio è stato creato più di quindici anni fa e dimostra la sua età, mentre l’abilità di animatore in 3d di Botticelli si è affinata nel corso del tempo, tanto da poter portare avanti un progetto videoludico, Ravenswick, ambientato sempre nell’universo lovecraftiano.
Nonostante la peculiare scelta grafica, la vicenda scorre e ben cattura lo spirito delle opere. Non c’è che da seguire Botticelli per le sue incursioni nel mondo cupo, eppure a suo modo ironico, di Lovecraft.
GUARDALO QUI https://www.youtube.com/watch?v=xvpBDopIMxw&pp=ugMICgJpdBABGAHKBSRhbGxlIG1vbnRhZ25lIGRlbGxhIGZvbGxpYSAgZmFuIGZpbG0%3D
Cuccussette vi ringrazia della lettura.
Questa recensione è stata edita da FENDENTI & POPCORN
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