VIAGGIO ALLUCINANTE

Asimov ha scritto capolavori diventati classici della narrativa di genere e non, ed è stato un grande divulgatore scientifico. Il Viaggio allucinante è un suo romanzo, basato però sulla sceneggiatura del film omonimo. Si tratta di una novelization di autore che corregge la trama dello script in modo da dare maggiore logicità alla storia narrata e che è un piccolo classico.
La vicenda è ambientata in un futuro abbastanza prossimo, con la Guerra Fredda ancora in atto. Sia Russi che Americani hanno inventato una tecnologia capace di miniaturizzare persone ed oggetti, anche armi ed eserciti volendo. Purtroppo l’effetto dura solo un’ora, dopodiché quanto rimpicciolito torna velocemente alle dimensioni normali. Benes è uno scienziato che ha scoperto come estendere la durata e vuole offrirlo agli Americani, ma quando cerca di raggiungere la sede del comando militare statunitense l’auto su cui viaggia è vittima di un attentato. Benes sopravvive e finisce in coma con un ematoma nel cervello. L’unica possibilità di salvarlo è quella di miniaturizzare un team di esperti a bordo di un sottomarino nucleare da grandi profondità, il Proteus, e iniettarli dentro il suo corpo… ma non tutti sono d’accordo.
La pellicola diretta da Richard Fleischer si basa su elementi di facile presa: la paura del ‘pericolo rosso’, la fiducia nei progressi della medicina, il senso di meraviglia per le esplorazioni, il fascino di attori giovani e belli e l’esperienza di solidi caratteristi… Elementi ‘facili’, rielaborati però con garbo e inventiva. Il film uscì in sala nel 1966 e ovviamente il confronto con i Russi era di scottante attualità, la medicina stava progredendo, e la fantascienza faceva esplorare mondi immaginari.
Il viaggio di un piccolo gruppo in un mondo inesplorato con tanto di traditore al seguito faceva ormai parte dell’immaginario. Non a caso, la composizione del team di esploratori segue precisi stereotipi ancora oggi attuali ad eccezione del personaggio femminile. C’è il comandante il capitano Bill Owens (William Redfield) classico uomo tutto di un pezzo, l’ambiguo dottor Michaels (Donald Pleasence), il chirurgo Peter Duval (Arthur Kennedy) e la sua bellissima e intraprendente assistente Cora Peterson ( Raquel Welch) affiancati dal belloccio e  spaccone agente Grant (Stephen Boyd).
L’unico ruolo che nel corso degli anni è invecchiato davvero male è quello dell’assistente, perché è una donna più bella che capace. Dimostra intraprendenza quanto e più dei compagni maschi ma poi si dimostra incapace di essere brava quanto loro e finisce per fare la donzella da salvare. Non si saranno lagnati quei poveri esploratori a afferrarla, massaggiarla e toglierle di dosso i filamenti di materia organica degli anticorpi che le si erano appiccicati addosso durante un’uscita dal veicolo, tanto è attraente…  ma l’episodio contribuisce a dimostrare che in un team di esploratori la donna è sempre l’elemento meno adatto. La bella Cora è la meno prestante, il che è tutto un dire, perché a parte Grant tutti sono scienziati non particolarmente forzuti o allenati. Se la donna possiede altre qualità, esse restano inespresse, e neppure si accenna al caso avverso, al fattore sfortuna che non guarda in faccia al genere di quanti ne sono vittime..
Il viaggio del Proteus è narrato combinando elementi tipici della fantascienza d’esplorazione e di spy story, di intrattenimento educativo e di coloratissimo glamour.
La tensione viene creata con alcuni espedienti narrativi efficaci.
La miniaturizzazione dura soltanto un’ora, dopo di che il sottomarino si ingrandirà si nuovo, e venendo percepito come un corpo estraneo, verrà attaccato da globuli bianchi. Verrà quindi distrutto completamente, uccidendo i componenti della spedizione, o in parte, esplodendo nel corpo del paziente. L’ora sarebbe in teoria sufficiente, ma vari guasti provocano ritardi e quindi c’è un conto alla rovescia gestito in modo esemplare che aumenta il pathos.
L’altra idea vincente è quella della presenza di un traditore a bordo, che usa qualsiasi mezzo per cercare di fermare l’impresa. In un primo momento invita a rinunciare basandosi sul buonsenso dopo i  primi incidenti, e poi procede con sabotaggi alle attrezzature, fino ad approfittare dell’uscita dal veicolo di alcuni membri dell’equipaggio per assumerne il comando e cercare di uccidere il paziente con una manovra pericolosa. La necessità di riparare il laser necessario per operare inoltre costringe il team a sacrificare la radio di bordo e quindi a rinunciare a comunicare con il controllo della missione. Solo il controllo radar informa il centro operativo, che cerca di intuire cosa stia accadendo dentro il corpo dello scienziato.
Le trovate narrative funzionano perfettamente grazie al buon ritmo che viene dato all’avventura. Oltre al traditore l’equipaggio del Proteus deve confrontarsi con gli ostacoli propri di un viaggio del genere. Il sottomarino viaggia nelle vene e nelle arterie del paziente, ed ogni suo battito del cuore lo spinge; i naviganti hanno mappe del percorso da compiere ma ostacoli vari obbligano a cambi di rotta imprevisti. I medici nella sala operatoria devono fermare il cuore di Benes quando il sommergibile è costretto ad attraversarlo, e più tardi devono osservare un minuto di silenzio, quando il Proteus viaggia nell’orecchio.
Questi sono solo due dei momenti più riusciti della pellicola, che funziona perfettamente grazie all’idea di base innovativa, e al montaggio magistrale, premiato con l’Oscar così come le scenografie.
In una pellicola come questa le scenografie e gli effetti speciali sono di vitale importanza: devono ricostruire l’interno del corpo umano in maniera verosimile basandosi su quanto potevano vedere in quegli anni con i microscopi. Considerata l’età del film il risultato è ammirevole e non sfigura ancora oggi, ogni fotogramma è coloratissimo come un quadro della pop art e il flusso sanguigno ricorda le bolle delle lava lamp.
L’intento di questa pellicola è certamente l’intrattenimento, unito però all’utopia di poter educare in modo piacevole i più giovani e anche tanti adulti. I personaggi dispensano insegnamenti sulla fisiologia umana, viene mostrato cosa accade in una vena, nel cuore, nel sistema linfatico, nei polmoni, nel cervello. Sono ricostruzioni che oggi possono apparire ingenue, e che però suggestionavano le platee di allora.
L’idea del viaggio nel corpo umano ha poi ispirato Joe Dante per il divertente Salto nel buio e a fine anni Ottanta il cartone animato educativo Siamo fatti così - Esplorando il corpo umano.
Nonostante le ingenuità, il Viaggio Allucinante è un film piacevole, un piccolo classico che ogni appassionato di fantascienza dovrebbe conoscere.  

 

Cuccussétte vi ringrazia della lettura.

La recensione è stata edita da questo sito. Vuoi adottarla e scambiare i link del tuo sito? Contatta su Facebook Florian Capaldi !

LEGGI ALTRA FANTASCIENZA 

HOMEPAGE

Crea il tuo sito web con Webador