LE CRONACHE DEL MONDO EMERSO

Le Cronache del Mondo Emerso è una trilogia di romanzi fantasy  creata da Licia Troisi e diventata abbastanza famosa, tanto da avere ben due sequel, con le trilogie Guerre del Mondo Emerso e Leggende del Mondo Emerso. Ne è protagonista la guerriera mezzelfa Nihal, caratterizzata dai capelli azzurri e dallo spadone nero. La saga segue la sua vita, dalla prima adolescenza alla morte, al successivo ritorno in vita; si rivolge prevalentemente ad un lettore giovane, alle sue prime esperienze con il genere e possibilmente di sesso femminile. I romanzi infatti  sono abbastanza scorrevoli e hanno un fraseggiare spigliato, con un lessico non troppo ‘tecnico’ che aiuta ad avvicinare alla lettura anche quei ragazzi apparentemente meno interessanti. Il personaggio protagonista è una ragazza e domina le pagine; pur essendo una guerriera spesso ha reazioni e comportamenti tipici di una adolescente, con paturnie, sbalzi d’umore e anche l’atteggiamento di chi punta i piedi e con caparbietà cerca di ottenere quanto vuole… dagli altri. Nihal gestisce con fatica le sue frustrazioni e talvolta cerca di stancare quanti le negano quel che desidera. L’aspetto poi è quanto di più fantasy ci si possa attendere; capelli blu, corpo da fotomodella che dovrebbe sorreggere e usare bene uno spadone, armatura inconsistente e l’ovvia pretesa di uscire illesa dalle battaglie… Prendere o lasciare, se si è adulti avvezzi alle truci raffinatezze di Martin e alla sua Arya, o se si è maschi questa eroina può risultare irritante. I personaggi maschili ci sono, ma hanno assai minore importanza, e in questo senso un ragazzo poco abituato alla lettura o poco allenato a calarsi in tutti i personaggi può apprezzare meno i tanti romanzi.
Preso atto delle caratteristiche di Nihal, e del successo dei libri, nel 2014 venne realizzato un cortometraggio da Elia Rosa, dalla sua ragazza Erica Andreose e da alcuni amici.
Si tratta di un film a basso costo, finanziato da campagne di crowfunding e realizzato in modo molto artigianale, con tanta passione e mezzi artigianali. Sebbene approvato dalla scrittrice, che vi ha fatto una comparsata, è un prodotto con quanto di negativo e di positivo comporta l’ essere un low budget privo di fini di lucro, creato per passione.
I ragazzi protagonisti si vede che non sono abituati a stare davanti alle telecamere e l’espressività è quella che ci si può attendere da quanti hanno poca esperienza di teatro e cinema, ma tanta passione. Non è solo un fatto di voce sottile caratterizzata dalla cadenza veneta, di doppiaggio voluto o mancato, quanto di espressività. La protagonista è più soggetta a questi problemi per il semplice fatto che resta in scena per un tempo più esteso rispetto a tutti gli altri personaggi.
Dal punto di vista stilistico, la sceneggiatura funziona, racconta le varie tappe della vita di Nihal e ha alcuni pregi: in tre quarti d’ora riesce a condensare i fatti, mantenendo una certa fluidità di narrazione e non facendo mai annoiare lo spettatore. Come è Nihal si vede subito, ha caratteristiche che suscitano amore oppure odio, e se la curiosità e la passione hanno la meglio, la sua vicenda appassiona e i minuti volano.
La fotografia ha una qualità disomogenea,  alterna momenti molto riusciti ad altri in cui funziona molto meno. Sono discutibili le sequenze con lenti grandangolari ed effetti ottici, comunque il problema più evidente emerge soprattutto nel corso delle battaglie. La polvere creata da un programma di postproduzione invade lo schermo e dovrebbe mascherare le armature di cartapesta e le spade di lattice. Il ritocco pesante minimizza la povertà; siccome l’artificio è esplicitamente finto e compare solo in quelle sequenze, paradossalmente fa notare tutto quello che doveva venir sminuito. Anche il drago è costruito in cartapesta dipinta: un gran lavoro, degno di un Carnevale di Viareggio per la mobilità e le rifiniture del maestoso animale, però irrimediabilmente finto, soprattutto nel movimento delle ali attaccate.  
Gli effetti speciali sono molto semplici, poco credibili ma non si poteva fare di meglio con pochi soldi impiegati. L’ambientazione del Mondo Emerso è quella di un high fantasy, con magia, con armature dalla foggia bizzarra, con magie e dettagli di ambiente che non possono venire nascosti. C’è un immaginario ben definito, dettato dalle pagine della scrittrice e dalle illustrazioni da questa autorizzate, quelle del pittore Paolo Barbieri. Monselice è perfetta come scenario per la città e per le mura; quando invece tutto è affidato agli effetti speciali, c’è poco da fare. Nihal deve cavalcare il drago, e questi deve sputare fiamme; il fuoco deve divampare anche durante la battaglia decisiva, così come il folletto deve comparire volando, la magia curativa deve essere visibile e così la luce sulla lama del pugnale. Solo in un caso forse avrebbero potuto risparmiare, nell’incontro col folletto la creatura è inquadrata prima in soggettiva poi da dietro. Avessero lasciato solo la soggettiva, avrebbero ‘risparmiato’ sulla creaturina in volo, facendola comparire nei pressi di Nihal e alternando le inquadrature in sincrono coi dialoghi, come avveniva nei vecchi film.
In ogni caso pare ingiusto dire che hanno sbagliato a usare i trucchi, o che è tutto fatto di cartone: si deve piuttosto ammirare cosa sono riusciti a fare con mezzi tanto limitati. Che poi sia possibile dedicarsi a un’ambientazione che esige un ingente lavoro di postproduzione senza avere competenze specifiche nel padroneggiare il  greenscreen o nella grafica digitale, è un altro discorso, che può avere un senso compiuto nelle pellicole che devono andare nelle sale o anche in dvd come direct to video, o in televisione su piattaforme a pagamento.
Trattandosi di una pellicola creata per passione, è ammirevole come questi ragazzi abbiano riprodotto armature e elmi, oltre ai costumi, che seguono il design dettato dalle illustrazioni Le spade sono di lattice, le armature di cartapesta o cartone pressato e così gli elmi. Tanta passione fa tenerezza e fa perdonare anche l’inesperienza con cui vengono usate quelle lame di gomma. Purtroppo l’uso di armi bianche non è poi così istintivo, tanto più se si tratta di uno spadone che ha il suo buon ingombro, e la protagonista si arrabatta come meglio può. Le scene di battaglia possono apparire mosce a causa di questa imperizia. Per quanto il montaggio accorto cerchi di salvare il salvabile, le scene d’azione restano lente, le manovre goffe… con l’eccezione dello gnomo maestro d’armi che almeno un paio di giochetti li sa fare.
La colonna sonora, è una chicca.
Quanti si apprestano a vedere questo cortometraggio dovrebbero essere consapevoli: è un fan film, si valuta la riuscita, ma lo si ama per la passione che sprizza da ogni fotogramma. Non a caso la stessa Troisi vi compare, nei panni di un viandante: se è stato bene a lei, si può credere cha piaccia anche a tanti fan dei suoi libri. E mentre si vocifera che potrebbe venir realizzata una serie ufficiale basata sui libri della Troisi, Elia Rosa, Erica Andreose e altri che erano coinvolti in questi progetti, non hanno abbandonato i progetti cinematografici…

 GUARDALO QUI        https://www.youtube.com/watch?v=RzdPC6s-1g8&pp=ygUiQ1JPTkFDSEUgREVNIE1PTkRPIEVNRVJTTyBmYW4gZmlsbQ%3D%3D

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

Questa recensione è ADOTTABILE !

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