SHERLOCK HOLMES E IL DOTTOR WATSON

Sherlock Holmes e il dottor Watson (Sherlock Holmes and Doctor Watson) è una serie statunitense e polacca dedicata al più famoso degli investigatori e al suo aiutante, realizzata alla fine degli anni Settanta.
In questo telefilm finalmente l’amico, coinquilino, ex soldato e medico, compagno di indagini compare nel titolo. Viene presentato come Dottor Watson, e giustamente la sua presenza ha importanza ai fini delle soluzioni dei vari casi. Nei quattro romanzi e nei molti racconti Watson è l’alter ego di Conan Doyle, è il biografo di Holmes, è un uomo intelligente, colto, addestrato alla disciplina militare ed è un amico fedele. Nonostante i presupposti letterari, sullo schermo il povero medico troppo spesso è stato relegato al ruolo di inserviente e spalla comica goffa e incapace. L’intento di quanti hanno bistrattato Watson è quello di esaltare le doti quasi sovrumane di Holmes in un modo facile e di immediata comprensione. Questa è però un’interpretazione che rende poca giustizia a entrambi i personaggi. Sebbene in confronto al detective Watson sia sempre meno brillante, non è una mascotte introdotta per suscitare risate. Un uomo come Holmes difficilmente avrebbe potuto sopportare la convivenza con una mente mediocre!
E’ una piacevole sorpresa vedere il primo incontro tra il medico militare tornato dalle guerre coloniali e il detective, un episodio che di solito viene dato per scontato e che invece dà maggior spessore al legame e pone due protagonisti piuttosto di un primo attore e un comprimario.
L’idea di dare più spazio al personaggio ‘secondario’ e renderlo coprotagonista è efficace per rinnovare un’ambientazione assai nota, e riproporre vecchie storie. Sherlock Holmes e il dottor Watson è infatti il remake di un’altra serie, sempre prodotta da Sheldon Leonard a metà anni Cinquanta, con Ronald Howard. Mai arrivato in Italia, il vecchio telefilm proponeva vicende inventate sulla base dei racconti, coerenti con l’ambientazione vittoriana e con la descrizione dei personaggi ma non proprio fedeli alle pagine. La produzione probabilmente mancava dei diritti d’autore necessari per inscenare quanto Doyle aveva scritto, e di conseguenza le sceneggiature prendevano spunto dai libri, reinterpretandoli.
Il remake del 1979-80 non risolve i problemi del copyright, che scadrà solo dopo il 2000, vent’anni dopo. Vengono riproposte alcune avventure della serie anni 50, attualizzandole per quanto possibile. Qualcosa viene creato appositamente, vengono cambiati nomi e dettagli. Il primo episodio racconta molto fedelmente il primo incontro tra il dottor Watson e Sherlock Holmes, però ha come titolo Un movente per uccidere, senza accennare al celebre Uno studio in rosso.
Il telefilm Sherlock Holmes e il dottor Watson è a colori, con la fotografia un po’ spenta, semplice e datata ma non pacchiana, tipica delle produzioni televisive di cinquanta anni fa.
Le riprese sono avvenute in Polonia, Paese che offriva costi più bassi per la manodopera e location suggestive a portata di macchina da presa. La Londra vittoriana è in realtà Varsavia, Nieborów e dintorni con palazzi che, almeno a uno sguardo d’insieme, rendono la magnificenza della Capitale britannica nella seconda metà dell’800. Pur trattandosi di un prodotto televisivo a basso costo, le ricostruzioni degli interni sono apprezzabili, i costumi convincono, e le maestranze polacche e italiane hanno fatto un buon lavoro per rendere al meglio un’ambientazione impegnativa.
Il ritmo narrativo si dedica inizialmente alla descrizione di ambienti e personaggi per poi affrettarsi e concentrare l’azione e i colpi di scena negli ultimi minuti. Lo schema si ripete praticamente in ogni episodio dopo il primo.
Una sigla con un bel tema musicale ci introduce nella situazione iniziale con Watson e Sherlock intenti a far colazione o leggere il giornale a Baker Street, seguono poi la scoperta di un caso interessante, le indagini sui vari sospettati, la soluzione del caso con il colpevole assicurato alla giustizia e i due che tornano a sorseggiare il the.
Questa maniera di raccontare Sherlock Holmes è molto schematica, le complesse elucubrazioni dei due detective vengono semplificate, in diretta conseguenza della breve durata delle puntate. La sceneggiatura deve dare agli spettatori tutti gli indizi che concorrono alla soluzione del caso. I dialoghi e le inquadrature sono finalizzati a far scoprire il colpevole e c’è poco spazio per esplorare il carattere dei due protagonisti.
Ogni episodio ha solo 25 minuti per sviluppare un piccolo giallo, meno se al già magro totale si sottrae il minutaggio necessario alla sigla d’apertura e chiusura, e le battute introduttive e conclusive. La brevità condiziona gli intrecci, i casi sono assai meno complessi di quelli scritti da Doyle, nonostante assomiglino parecchio ai celebri racconti. I limiti sono stati sfruttati in modo intelligente: la semplicità è un modo per far conoscere e apprezzare i personaggi anche a spettatori poco esperti di letteratura gialla. Il telefilm può rappresentare un piacevole primo incontro con Sherlock Holmes, e invogliare a conoscere meglio romanzi, racconti e altre opere derivate. Inoltre la durata ridotta egli episodi si presta a venire utilizzata dalle televisioni per riempire buchi nel palinsesto con piacevoli fuori programma. I fan di vecchia data invece possono divertirsi a confrontare i racconti con i telefilm, godersi le citazioni e le atmosfere, come se stessero leggendo delle fanfiction scritte da appassionati.
Gli attori principali sono britannici, con un bravo Geoffrey Whitehead nei panni di Holmes e uno strepitoso Donald Pickering in quelli di uno Watson assai fedele alle pagine, oltre all’imbranato Ispettore Lestrade interpretato da Patrick Newell. Gli altri interpreti sono polacchi e i loro personaggi vengono presentati come provenienti dall’Europa continentale oppure eventualmente sono doppiati in inglese.
La serie si compone di una sola stagione per un totale di ventiquattro episodi; purtroppo ebbe sfortuna. Svariate controversie legali minarono il proseguimento, e la distribuzione subì ritardi e cancellazioni. Inoltre nel 1984 uscì la serie su Sherlock Holmes della Granada, Le avventure di Sherlock Holmes (The Adventures of Sherlock Holmes). Era interpretata dall’iconico Jeremy Brett, fisicamente più simile all’idea che la gente aveva del detective. Inoltre era realizzata con mezzi più consistenti rispetto al telefilm americano e polacco, e su tutto, gli episodi avevano una durata di circa un’ora, sufficiente per consentire adattamenti fedeli del testo. Il successo planetario della Granada adombrò Sherlock Holmes e il dottor Watson, che venne conosciuta poco e ingiustamente dimenticata in fretta, fino a venir riscoperta con il successo dei film.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

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