DANTE'S INFERNO

Di ritorno dalla Crociata, Dante trova ad attenderlo un’amara sorpresa: la sua famiglia è stata massacrata, l’amata Beatrice muore tra le sue braccia e Lucifero compare a reclamarne l’anima. Il poeta è costretto ad avventurarsi nell’Inferno per liberarla…

Dante’s Inferno (2010) la versione anime di un noto videogioco della Electronic Arts, ispirato molto liberamente alla Divina Commedia. Le somiglianze con il poema si limitano a pochi elementi: qualche verso viene citato esplicitamente, Dante percorre i nove gironi dell’Inferno accompagnato dall’anima di Virgilio, incontra Caronte e altre creature mitologiche, demoni o anime dannate, attraversa lo Stige e il Limbo, affronta Lucifero, fino a ‘rivedere le stelle’. Parecchi episodi e personaggi presenti nell’opera letteraria originale vengono però omessi, e le varie situazioni vengono reinterpretate con grande libertà, ripercorrendo invece con relativa fedeltà la trama del gioco. Naturalmente non si tratta di un semplice collage di sequenze riprese dalle schermate, ma di una sfiziosa rivisitazione delle stesse, con qualche lieve modifica.

Date le premesse, Dante deve rinunciare al ruolo di mistico pellegrino per indossare i panni di un guerriero armato di spada e di falce. Il poeta è un ex crociato, un uomo cresciuto nell’intolleranza e segnato dalla violenza fin dalla più tenera infanzia: il padre era un facinoroso, la madre una persona debole, morta suicida. Convinto di ricevere il completo perdono dai peccati partecipando alla guerra contro i pagani, Dante ha lasciato Beatrice – ignaro del suo stato interessante – e si è recato in Terrasanta dove ha dato sfogo alle peggiori pulsioni, ha ceduto alla lussuria e ha massacrato prigionieri inermi. Una volta giunto all’Inferno continua, seppure a fin di bene, a usare le mani più che il cervello: attacca e fa letteralmente a pezzi qualsiasi entità gli si pari davanti. Quando non cala fendenti, ricorre ai poteri di una reliquia donatagli da Beatrice, una croce capace di liberare le anime e farle ascendere al Paradiso.

La calata nei gironi fa parte di un piano architettato da Lucifero: il Diavolo intende sposare Beatrice e ha bisogno di un vivente per liberarsi dalla prigione del Cocito, il lago di ghiaccio in cui è sprofondato.

Tutta l’azione ruota attorno ai combattimenti e alle immagini che spesso rappresentano mostri e demoni dell’oltretomba. Le animazioni danno il meglio proprio quando si tratta di mostrare ambienti e personaggi secondari. La realizzazione dei vari capitoli in cui si divide questo OVA è affidata a registi diversi, quindi alcune parti sono riuscite, altre meno, e il design dei protagonisti cambia. Dante appare talvolta come un guerriero robusto, in altri momenti ricorda un elfo, esile e con le orecchie appuntite!

L’accostamento tra Divina Commedia e fantasy non scandalizzi: il poema vive di forti suggestioni visive, analoghe a quelle che oggigiorno decretano il successo della produzione di genere. Anche i contemporanei di Dante Alighieri apprezzavano la forte carica immaginifica della poesia, i richiami alla mitologia classica, le descrizioni talvolta orride e il misticismo. Se molti giovani considerano Dante noioso, forse è colpa dell’approccio troppo libresco che la scuola gli ha riservato. Obbligati a privilegiare alcuni episodi, magari a studiare a memoria i versi e a ripetere spiegazioni, i giovani lettori perdono di vista lo scopo della poesia, cioè intrattenere e far sognare. Di certo Dante non voleva suscitare sbadigli, riusciva a muovere il raziocinio e il sentimento, colpendo l’immaginazione degli ascoltatori con scenari e situazioni forti. Ben venga quindi l’animazione orientale, capace in questo caso di calarsi nell’immaginario di persone tanto distanti nello spazio e nel tempo.

Più discutibili sono le scelte narrative, ereditate dal videogioco e tanto distanti dalla pagina scritta. Con grande onestà, fin dalle prime sequenze, gli autori dichiarano di essersi liberamente ispirati al grande poema per creare una vicenda indipendente.

Il poeta attraversa gironi popolati da avversari inferociti, da eliminare per poter proseguire, e dunque passabili d’essere fatti a pezzi pur trattandosi di demoni ed anime di trapassati; nessuno spiega se e come creature eterne possano cessare di esistere: l’ambiguità probabilmente nasce dalla visione sincretica che fonde tradizione occidentale e sensibilità orientale. Per popoli di fede buddhista e shintoista è difficile concepire l’inferno come un luogo concreto ed eterno. È piuttosto uno stato mentale che l’uomo si crea rendendosi schiavo dei desideri e agendo in modo ingiusto. È una condizione transitoria: l’anima prima o poi andrà e reincarnarsi in un nuovo essere, e avrà la possibilità di maturare, fino a raggiungere la perfezione del Nirvana e sottrarsi al ciclo di rinascite.

La falce cala, le teste rotolano, e tanto deve bastare allo spettatore. Gli scontri sono intervallati da flashback che mettono in luce il truce passato del poeta. Pur trattandosi della trasposizione di un videogame, i momenti introspettivi abbondano, anche se la psicologia dell’eroe è delineata in modo semplicistico, immaginando un passato esageratamente drammatico. Non siamo certo ai livelli dello stupendo roleplay dai risvolti filosofici Planescape: Torment, tuttavia Dante si conquista una propria fisionomia e diviene un antieroe sofferto, confermando le tendenze dei più recenti film e fumetti. Stanco di campioni invincibili, il pubblico da qualche anno preferisce personaggi più fragili e umani, con pregi e difetti, creature che soffrono pur di arrivare alla meta, proprio come Dante.

L’adattamento può lasciare perplessi quanti si attendano una versione rispettosa della Divina Commedia, tuttavia sarebbe molto ingenuo sperare di sostituire la visione di una pellicola alla lettura del poema o allo studio della biografia del poeta. Fino ad oggi i tentativi di trasporre Dante sono stati ripagati da risultati discutibili e poco convincenti. Tra suggestive letture teatrali e pacchiane lezioni tenute da attori che si improvvisano esperti, ripetizioni scolastiche e improbabili attualizzazioni, la critica ha snobbato le rivisitazioni pop, il pubblico ha evitato le letture colte, e le vie di mezzo hanno convinto poco. Sul grande schermo il kolossal muto del 1911, L’Inferno, diretto da Francesco Bertolini, Giuseppe de Liguoro e Adolfo Padovan, probabilmente è stata la trasposizione più fortunata. Nonostante gli effetti speciali per l’epoca pionieristici, con l’avvento del sonoro è stato dimenticato, e solo recentemente è stato recuperato, restaurato e riproposto in tutto il suo splendore naïf.

Allora, mentre e si aspetta l’arrivo nelle sale di Dante, produzione indipendente dedicata al sommo poeta, oppure si assiste al bizzarro mockumentary Il Mistero di Dante, una pausa di schietto intrattenimento con Dante’s Inferno può non spiacere.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

Questa recensione è stata edita da TERRE DI CONFINE https://www.terrediconfine.eu/dantes-inferno/

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