STAR TREK - LA SERIE ANIMATA

La serie Star Trek è un piccolo capolavoro, un cult che anche a distanza di anni mantiene un indubbio fascino vintage. Non è un caso se l’universo ideato da Gene Roddenberry, dove il capitano James Tiberius Kirk scorrazza tra le stelle a bordo della USS Enterprise ha avuto prequel, sequel, spin off e espansioni in altri media, dai romanzi ai videogiochi, dai cosplay fino alla nascita di club ufficiali come lo STIC  Star Trek Italian Club ‘Alberto Lisiero’ ( dal nome del fondatore, padre spirituale dei trekkers italiani, purtroppo venuto a mancare nel 2013).
Tanto successo nasce da un riuscito mix tra il senso di meraviglia tipico della fantascienza d’ esplorazione di mondi e civiltà lontane, l’impegno civile nell’affrontare temi attuali nella società e un ottimismo sconfinato verso le conquiste della scienza e della tecnologia. Sotto a scorza frivola di un intrattenimento televisivo leggero e generalista, faceva avanzare conquiste sociali, come ebbe a dimostrare lo storico bacio tra il bianco Kirk e la bellissima ma nera Uhura benedetto dal Reverendo Martin Luther King. Attraverso la metafora poteva parlare di Guerra Fredda, di razzismo, di discriminazioni sociali, di libertà e del suo prezzo, di diritti e doveri, di conquiste e neocolonialismi... temi troppo scottanti perché si potessero affrontare direttamente. Nello stesso tempo le avventure dell’Enterprise trasmettevano un senso di fiducia e di ottimismo verso il futuro, con l’utopia di una società che, risolti i problemi più gravi del nostro pianeta, è matura per andare a scoprire la galassia. Il sense of wonder era l’ingrediente immancabile: Kirk e i suoi compagni non erano conquistatori, coloni o versioni moderne dei pionieri. Andavano per conoscere pianeti e popoli, per vedere l’universo e aiutare quanti fossero in difficoltà.  
Era una produzione ambiziosa, che però costava troppo per gli standard di un prodotto televisivo. Anche se oggi gli effetti speciali appaiono rozzi e le scenografie di gommapiuma e cartapesta con fondali dipinti fanno sorridere, si trattava pur sempre di un telefilm di quaranta minuti con trasmissioni a cadenza regolare. Così dopo tre anni la serie dovette chiudere i battenti e il viaggio quinquennale si interruppe.
I restanti due anni di navigazione sono stati narrati negli anni 1973-1974 con una tecnica più economica, quella del cartone animato. E’ stata una scelta rivoluzionaria e geniale: la tecnica dell’animazione nei primi anni Settanta in Occidente era ancora rivolta prevalentemente ai bambini, e i contenuti avevano per target principalmente minori di dodici anni. Nessuno si attendeva un cartone animato prodotto per gli adulti che, come il telefilm, anche un bambino poteva guardare. Con Star Trek - The Animated Serie le avventure sono le stesse che avrebbero potuto filmare per la serie originale, a parte la durata di venti minuti invece che di quaranta. Alcune puntate erano nate proprio da soggetti inizialmente scartati perché ritenuti troppo costosi da realizzare, e le tematiche sono trattate con lo stesso tono leggero e impegnato allo stesso tempo che tanto era piaciuto. Ovvero sono storie rivolte a spettatori adulti e anche a ragazzi, con momenti drammatici e con tutte le riflessioni che hanno reso Star Trek un fenomeno di costume. Si indaga il passato di Spock, meticcio umano vulcaniano che non sa se seguire le passioni come i terrestri o la logica. Si riflette sul valore di un’immortalità che non prevede anche la libertà. Un episodio verrà ripreso nel primo film. In un’altra puntata Uhura prende il comando della nave e si fa valere mentre i maschi dell’equipaggio sono irretiti da un segnale simile al canto delle sirene.
Ci sono poche variazioni rispetto alla serie, come ad esempio l’assenza iniziale di Checov sostituito da un alieno con tanti arti, il sottotenente Arex. Viene introdotto qualche altro personaggio alieno dall’aria bislacca e dal ruolo puramente coreografico. Tutti i membri dell’USS Enterprise mantengono le caratteristiche comportamentali note, e il loro background viene arricchito di particolari significativi quando se ne presenta l’occasione. Anche le varie razze rappresentate sono quelle presenti nella serie, con Romulani, Klingon, Vulcaniani…
La vera debolezza della serie è il tratto è molto semplice, che non rende a pieno le espressioni degli attori, l’istrionismo di William Shatner o la calma compassata di Leonard Nimot, o la simpatia di DeForest Kelley. Inoltre parecchie sequenze vengono riciclate da episodio a episodio. Non è solo la sigla a essere ripetuta, ma tanti passaggi sono riutilizzati aggiungendo un doppiaggio differente e adatto alla nuova situazione: il teletrasporto, alcune scene sul ponte, le manovre, l’astronave che va nello spazio… Per quanto l’animazione appaia rozza, ha offerto ed offrirebbe ancora oggi un indubbio vantaggio. In quegli anni era l’unico modo per poter rappresentare luoghi ed eventi altrimenti troppo costosi oppure impossibili da inscenare. La fantasia con l’animazione ha carta bianca, sebbene sia condizionata dal tono dimesso che domina ogni sequenza.
Solo i dialoghi e l’intreccio salvano la situazione; a ben pensarci però avveniva lo stesso anche in televisione perché gli effetti speciali erano buoni a patto di non fare confronti con le ricche produzioni del grande schermo. Quanti amano Star Trek cercano e trovano personaggi a tutto tondo che crescono e invecchiano tra le stelle; il senso di meraviglia è dato dalle avventure che vivono, dal senso della scoperta, fattori che solo in parte sono influenzati dalla qualità estetica degli effetti speciali. In questo senso è importante il doppiaggio. In lingua originale i ruoli iconici sono affidati agli stessi attori  che formarono il cast in televisione, in Italia ci dobbiamo accontentare di bravi professionisti.
Inizialmente Gene Roddenberry non riteneva la serie parte del ‘canone’ ovvero della storia ufficiale dei protagonisti, ma oggi l’atteggiamento dei fan generalmente include anche questa serie animata.
Decisamente una produzione da guardare con il cuore pieno di nostalgia.

va nello spazio… Per quanto l’animazione appaia rozza, offre un indubbio vantaggio. In quegli anni era l’unico modo per poter rappresentare luoghi ed eventi altrimenti troppo costosi oppure impossibili da inscenare. La fantasia allora ha carta bianca, sebbene sia condizionata dal tono dimesso che domina ogni sequenza.
Solo i dialoghi e l’intreccio salvano la situazione; a ben pensarci però avveniva lo stesso anche in televisione perché gli effetti speciali erano buoni a patto di non fare confronti con le ricche produzioni del grande schermo. Quanti amano Star Trek cercano e trovano personaggi a tutto tondo che crescono e invecchiano tra le stelle; il senso di meraviglia è dato dalle avventure che vivono, dal senso della scoperta, fattori che solo in parte sono influenzati dalla qualità estetica degli effetti speciali. In questo senso è importante il doppiaggio. In lingua originale i ruoli iconici sono affidati agli stessi attori  che formarono il cast in televisione, in Italia ci dobbiamo accontentare di bravi professionisti.
Inizialmente Gene Roddenberry non riteneva la serie parte del ‘canone’ ovvero della storia ufficiale dei protagonisti, ma oggi l’atteggiamento dei fan generalmente include anche questa serie animata.
Decisamente una produzione da guardare con il cuore pieno di nostalgia.



Cuccussette vi ringrazia della lettura.

Questa recensione è stata edita da FENDENTI & POPCORN

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