BASETTE
Possono i fan-movie avere pretese artistiche? In vari casi si tratta di cortometraggi rivolti a un pubblico di irriducibili appassionati. I registi sono spesso dilettanti animati da tanto entusiasmo ma privi di competenze professionali, talvolta autodidatti che rifuggono le critiche e cercano applausi senza porsi dubbi né grosse pretese riguardo la qualità delle loro opere. Del resto si rivolgono a spettatori che sovente sono disposti ad apprezzare anche le cose più ingenue purché immortalino in modo fedele i loro beniamini.
Per fortuna, le pellicole non sempre nascono con così poche ambizioni.
Basette è un corto ispirato ai personaggi del celebre cartone giapponese Le Avventure di Lupin III (dal manga Rupan Sansei di Monkey Punch). È stato diretto con mano sicura da Gabriele Mainetti, e interpretato da attori professionisti, tutti volti noti del cinema e della televisione: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Daniele Liotti, Luisa Ranieri (Fujiko) e Flavio Insinna.
Protagonista è Antonio, un giovane della borgata romana che tira a campare compiendo piccoli furti; una persona mediocre cresciuta negli anni Settanta con il mito del più famoso ladro dei cartoon. La sua è una famiglia di taccheggiatori di supermarket, che ricorda più i personaggi di Pier Paolo Pasolini che i coatti del Piotta.
Osserviamo Antonio apprestarsi a iniziare una sua giornata da ladro: insieme agli amici è in procinto di compiere il colpo grosso, quello che dovrebbe cambiare definitivamente la sua condizione. Un flashback ci descrive le miserie della sua esistenza, l’infanzia passata a rivendere giocattoli rubati nel periodo delle feste natalizie, l’arresto della madre, colta all’uscita dei grandi magazzini con in borsa proprio un costume da carnevale di Lupin, naturalmente non pagato. Di colpo ci ritroviamo allora a seguire le gesta del simpatico ladro in giacca rossa e dei suoi insuperabili compagni… A proposito della giacca: forse stona un po’ la scelta di usare quella rossa (con camicia blu e cravatta bianca), caratteristica della seconda serie anime (nel corto c’è una scena che inquadra una tv dove si trasmette l’episodio numero 7, La Maledizione di Tutankhamon), e non quella verde vista nella mitica prima serie diretta da Hayao Miyazaki e Isao Takahata; i fan più affezionati, però, possono sempre prenderlo come un omaggio alla versione animata d’esordio, quella del pilot del 1969, dove la giacca era appunto rossa. Ma torniamo alla nostra storia…
Lupin (Mastandrea) è in stato di arresto al commissariato, alle prese con un iracondo Zenigata (Insinna). Il pistolero Jigen (Giallini) e il samurai Goemon (Liotti) accorrono in suo soccorso ma, anziché portare a termine la liberazione, si attardano nel magazzino delle droghe sequestrate. Il nostro eroe, tuttavia, riesce a evadere anche da solo, ingannando per l’ennesima volta l’ispettore e andandosene poi in moto con Fujiko, che era fuori ad aspettare.
Questo però è solo l’estremo sogno di Antonio. Nella realtà, la rapina che doveva cambiargli la vita è finita in tragedia. I compari sono cadaveri sull’asfalto e lui sta agonizzando. Al paramedico che gli domanda come si chiami risponde «Lupin», poi muore, sorridendo, come aveva sorriso a lui la madre il giorno in cui era stata chiusa in carcere. La sua donna se ne andrà in moto, sola verso il tramonto, come nel finale della serie tv – stavolta la prima.
Basette può essere considerato un fan-movie dal momento che buona parte dei sedici minuti di proiezione è dedicata al personaggio noto, ma l’analogia con questo genere si limita all’omaggio rivolto all’eroe, senza diventare una sua ennesima avventura. Ha in comune con le fiction televisive il modo apparentemente semplice di narrare la vicenda, la fotografia dimessa, il sottotitolo “tratto da una fantasia vera” che ammicca al ‘tratto da una storia vera’ tipico dei film-inchiesta degli anni Novanta. Le parti dedicate al ladro giapponese abbandonano lo stile da film tv e bene imitano il cartoon, come pure la sequenza finale.
Basette è stato presentato come parodia, ma non è una rivisitazione scollacciata e boccaccesca: piuttosto l’umorismo si abbraccia con il tragico, si ride con l’amaro in bocca. Lupin viene reinterpretato, sfruttato per rappresentare il potere della fantasia, ma ben consapevoli di come, nel nostro concreto mondo, le cose vadano diversamente e l’eroe sia solo un dolce, straziante sogno. La spacconeria e la sfacciata fortuna sbiadiscono nel dolente ritorno alla realtà. Anche lo spettatore che conosca poco l’anime originale può apprezzare questo fan-movie, montato con esperienza e dotato di un sonoro impeccabile; non è un caso che abbia trionfato al Sardinia Film Festival e al Festival del Corto (il premio connesso alla trasmissione televisiva La 25a Ora – Il Cinema Espanso), e che si sia guadagnato la proiezione fuori concorso in molte rassegne cinematografiche.
GUARDALO QUI https://www.youtube.com/watch?v=NMs7lQt9DsA&pp=ygUHQkFTRVRURQ%3D%3D
Cuccussette vi ringrazia della lettura.
Questa recensione è stata edita da TERRE DI CONFINE https://www.terrediconfine.eu/basette/
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