IL TREDICESIMO APOSTOLO - IL PRESCELTO

La televisione degli anni Settanta era libera dal dover orientare le scelte produttive in base al presunto gradimento della platea. Poteva proporre soggetti inusuali, sconfinare nell’horror, nella fantascienza, nel mistery, e gli spettatori sembravano applaudire questi tentativi. Con l’avvento della televisione commerciale ogni sperimentazione dovette assoggettarsi alle leggi del mercato e i produttori smisero di investire su prodotti innovativi sicuramente più originali delle vicende realistiche, però costosi e dal gradimento incerto. Per anni il sovrannaturale è scomparso dalle produzioni nostrane, con rare eccezioni destinate a intrattenere le famiglie nelle feste, pellicole con soggetti edificanti e quel pizzico di magia che va bene per divertire i piccoli a Natale. Oppure c’è stato qualche remake, come il Segno del comando o la Baronessa di Carini, film televisivi che hanno provato a riproporre ‘classici’ del mistero, svecchiandoli.
A inizio 2000 la gente sembrava orientata verso altri temi, salvo poi apprezzare produzioni statunitensi o internazionali di argomento paranormale, fantascientifico o fantasy. Se ce la facevano gli Americani con le indagini paranormali degli X-Files, divenute in breve un fenomeno di costume, forse anche l’Italia poteva provarci.
Il Tredicesimo Apostolo è una scommessa in questo senso: è una serie trasmessa tra il 2012 e il 2014 e ha avuto due stagioni – Il Prescelto (2012) e La Rivelazione (2014) - realizzate dalla Taodue. Il soggetto è basato sull’esistenza di persone dotate di poteri sovrannaturali, e su cospirazioni interne alle alte gerarchie ecclesiastiche. Il taglio della narrazione è adulto, analogo a The x-files, con complotti e personaggi ambigui, e un atteggiamento verso la religione organizzata degno di Dan Brown.
I protagonisti sono la psicologa Claudia Munari (Claudia Pandolfi) e il gesuita e professore universitario Padre Gabriel Antinori (Claudio Gioè). La psicologa è una donna scettica, con alle spalle problemi familiari di ordinaria amministrazione, quelli che più o meno tutti possiamo condividere. Il prete invece ha alle spalle un passato oscuro, dimenticato per un’amnesia dovuta, apparentemente, al coma seguito a un drammatico incidente in cui la madre perse la vita. Appartiene alla "Congregazione della Verità", un ordine segreto di cui suo zio Monsignor Demetrio Antinori (Luigi Diberti) è membro. Gabriel si occupa di studiare i fenomeni paranormali attraverso la religione, e ovviamente crede alla possibilità di un miracolo, anche se tende a razionalizzare gli eventi e non crede a qualsiasi messinscena gli venga presentata. La coppia forma un sodalizio a partire dalla loro prima avventura, e ricorda da vicino Dana Scully e Fox Mulder, i celebri detective di The X-Files. Non è un’accoppiata che brilla per originalità insomma, però funziona bene perché davanti all’inspiegabile i due incarnano entrambi gli atteggiamenti che lo spettatore può assumere verso l’ignoto. Ciascuno può scegliere a cuor leggero a chi dar credito, in quanto entrambi i personaggi si dimostrano autorevoli e affidabili, e lo spettatore può entrare in sintonia più con uno o con l’altra senza sentirsi un retrogrado sottosviluppato o un arido materialista.
C’è anche spazio per una prevedibile storia sentimentale contrastata che rende l’insieme più gradevole, almeno per quanti sono poco abituati a vicende cupe ai confini della credibilità e vogliono trovare anche sentimenti più vicini a quelli della vita quotidiana. Ebbene, Il Tredicesimo Apostolo si concede anche la storia sentimentale stile Uccelli di Rovo, ma il punto di forza è ben altro che le schermaglie amorose di un sacerdote che fatica a rispettare i voti.
Ogni episodio attinge alla tradizione sovrannaturale tipica dell’immaginario cristiano, con situazioni davvero incredibili. Gli eventi inspiegabili includono bambini che levitano, una ragazza che presagisce la morte disegnando, un giovane posseduto dallo spirito di un militare tedesco disertore, un fantasma che compare in una bella villetta sul lago, una revenant tornata dalla morte per vendicarsi, una donna capace di dar fuoco con lo sguardo, e poi ufo con alieni che ricordano l’amore perduto, villaggi pagani, sacerdotesse etrusche e veggenti… Sono situazioni che presuppongono momenti di tensione, di stupore e a volte di paura. Nonostante gli effetti speciali siano abbastanza artigianali e invecchiati molto male, il linguaggio usato è quello del thriller, dell’horror, del gotico italiano, degli sceneggiati del mistero tanto amati negli anni Settanta. Gli stereotipi delle fiction emergono di tanto in tanto, in qualche battuta con un lessico più basilare del dovuto, e nella storia d’amore, che resta comunque uno specchietto per le allodole.
Quanto ha importanza è il percorso esistenziale di Gabriel, la scoperta del suo potere sovrannaturale, lo svelarsi del complotto che è stato ordito attorno a lui, e i casi che spesso hanno una conclusione amara o incompleta.
Le vicende sono narrate con uno sguardo moderno e disincantato, di chi è ateo o comunque abbastanza critico riguardo alla fede e ai suoi estremismi. Vediamo Padre Gabriel andare in moto e solcare il Tevere in canoa, più che stare a pregare oppure ufficiare riti. Lo stesso potere che possiede, può essere impiegato per fare del bene o anche per sfogare la rabbia, per riportare un moribondo tra i vivi o per consegnare un avversario all’inferno. La stessa ricerca che compie sul proprio passato non afferma che il potere venga da Dio, anzi, ci sono altre persone con doti straordinarie che hanno poco a che fare con la fede cristiana e cattolica.
Volutamente non viene presa una posizione sul Vaticano o piuttosto, i dubbi si lasciano intravedere tra le righe delle battute, tra una dissolvenza e l’altra. La Congregazione della Verità è una sorta di versione cattolica dei Man in Black, o meglio, è una specie di loggia segreta formata da alti prelati che ha poco di religioso o spirituale. Si sottintende che la Congregazione sia solo un’invenzione narrativa creata per divertire gli spettatori e mai esistita... o così si spera. Le alte gerarchie ecclesiastiche sono infatti invischiate in alleanze discutibili e spesso nascondono verità scomode. Padre Isaia (Stefano Pesce), altro sacerdote pronto a scalare la gerarchia della Congregazione, è pronto a usare Pietro Lima (Glen Blackhall), l’allievo più promettente di Gabriel, spingendolo a tradire il suo maestro in cambio di una cattedra universitaria. I sacerdoti sono uomini con tutti i vizi e le virtù tipiche degli esseri umani, possono cedere a tentazioni mondane, siano esse una bambina, il diritto ad amare o la brama di potere. Non basta il fedele padre Alonso (Yorgo Voyagis), amico sincero del protagonista, a risollevare i dubbi sull’ambiente clericale.
Semmai la serie porta a sorridere su quanto potrebbe infastidire i cattolici più ignoranti e retrogradi, quelli pronti a credere a qualsiasi panzana abbia il sapore del miracolo. La posizione di cauto possibilismo portata avanti dal protagonista viene trattata con rispetto, sebbene figlia di un ambiente poco sano è un atteggiamento costruttivo che mette d’accordo la risposta spirituale con la dignità di un intellettuale che rifugge le fiabe e le facili spettacolarizzazioni del sentimento religioso..
Come nel più famoso The X -Files, anche per questo telefilm c’è una trama orizzontale che si sviluppa nel corso degli episodi, ovvero il complotto ordito dal misterioso Bonifacio Serventi (Tommaso Ragno), la lotta per il potere di Padre Isaia, la ricerca del misterioso Antivangelo ovvero una versione alternativa del candelaio di Giordano bruno stampato in una sola copia, e poi ci sono episodi dedicati prevalentemente ai vari casi che i due protagonisti affrontano. Le puntate non seguono mai completamente lo schema dell’one shot; in ciascuna la sottotrama del complotto fa da sfondo, così come la storia d’amore, e ci possono essere personaggi ricorrenti, come Pietro o il sensitivo Eugenio Muster. Di conseguenza devono essere visionate tutte e nell’ordine stabilito, pena capire poco del complotto che ruota attorno al povero Padre Gabriel, o della sua situazione emotiva. Anche quelle vicende che restano con un finale aperto, nel senso che il mistero non è del tutto chiarito, pure contengono riferimenti alle indagini che il protagonista porta avanti o alle macchinazioni che avvengono tra i porporati. La necessità di seguire l’intero sviluppo della scoperta del complotto non è di per sé una scelta sbagliata, anzi, perché è quanto impone di andare a conoscere meglio i personaggi. Però vincola a una visione assidua, e a differenza dagli anni Settanta, non c’è un riassunto degli eventi che ‘metta in pari’ lo spettatore distratto.
Il vero punto debole della serie diretta da Alexis Sweet, oltre a qualche concessione di troppo al gusto melò, sono gli effetti speciali. Risentono dei pochi mezzi impiegati e sembravano brutti anche al debutto su canale 5. Purtroppo il loro uso è necessario per poter dare corpo alle esperienze del protagonista o agli eventi sovrannaturali. Vengono inseriti nei momenti opportuni però sono così modesti, con il bianco spazio che si apre oltre le porte della mente, e qualche momento un po’ trash.  A essere poco convincente anche la sigla d’apertura, che ha una bella musica ma visivamente scimmiotta alla meno peggio quella dello Sherlock Holmes di Guy Ritchie. E’ poca cosa, e se si riesce a passare sopra all’estetica datata e povera, si scopre una storia interessante, interpretata da attori davvero validi, che sanno cosa fare e fanno apprezzare la vicenda narrata. Non è un caso se c’è stata una seconda stagione…

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

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