AREONAUTS

Il 5 settembre 1862 gli aeronauti britannici James Glaisher e Henry Tracey Coxwell volarono in pallone e batterono il record mondiale di altitudine, raggiungendo una quota misurata di 28.900 piedi (8.800 metri) e stimata in oltre 30.000 piedi. Nel 2019 la loro storia è stata riesumata e portata sul grande schermo da Tom Harper, che ha scritto e diretto The Aeronauts. Peccato che, dopo essere passata sotto le mani del regista e sceneggiatore, ha cessato di essere la storia di Glaisher e di Coxwell. Il fatto storico, comprovato da foto e articoli di giornale, è stato riscritto in chiave femminista. Niente di male ad avere una storia con una donna coprotagonista, eccetto che in questa trasposizione il povero Coxwell è stato del tutto eliminato. E’ stato sostituito con Amelia Wren, un’improbabile pilota di mongolfiere che omaggia a partire dal nome alla famosa aviatrice Amelia Earhart.  Fosse stata una piacevole storia tutta di invenzione, il personaggio interpretato da Felicity Jones sarebbe stato anche bello, e lo sarebbe stato soprattutto se ci fosse stato un bel contesto steampunk oppure fantasy a farle da sfondo. Quanto ci narra la pellicola è però un fatto accertato, vero come la battaglia di Alamo o il bombardamento di Pearl Harbour. In un film si accetta che la Storia venga un po’ romanzata, è ovvio che si racconta per intrattenere e per fare emozionare e quindi talvolta gli adattamenti sono necessari. In The Aeronauts però si esagera: si arriva a stravolgere la Storia, perché bisogna far vedere che le donne hanno fatto grandi cose e le sanno fare, anche se quanto viene narrato è tutta una montatura e riscrive una realtà ben diversa, fatta di conquiste sofferte. L’effetto è estraniante, è come se ci si trovasse in una dimensione parallela a quella a cui pensiamo di appartenere, quasi identica ad eccezione di alcuni particolari. Che in piena età Vittoriana ci fossero studenti di colore nei college e nei posti di responsabilità degli organici universitari invece può sembrare bizzarro ma nella realtà molti importanti matematici erano Indiani. Che ci fossero pioniere del volo o esploratrici invece è un’invenzione ai limiti della credibilià. C’erano donne acculturate, c’erano avventuriere, però non erano sulla mongolfiera di James Glaisher e Henry Tracey Coxwell, né avevano importanza accademica. Probabilmente erano poco più che saltimbanche, certamente erano più libere della compassate dame di buona famiglia, però erano estranee allo sviluppo della Scienza e per molto ancora sarebbero rimaste presenze poco importanti. Con The Aeronauts ci immergiamo in un mondo che è quasi uguale al nostro, o forse non lo è: un’ucronia che viene spacciata per verità romanzata. Penso con sincero affetto al povero vero pilota che ha rischiato la pelle in quel guscio di vimini affidato al capriccio del vento, ed è rimasto mezzo morto lontano da qualsiasi possibile soccorso, per davvero. Quarantacinque anni di record imbattuto di volo, una vita dedicata al sapere e all’avventura, e oggi l’eroico navigatore viene cancellato dalla Storia, defenestrato perché reo di essere nato maschio. E’ stato sostituito con l’inventata giovane e bella vedova che ha ereditato mezzi da nobildonna d’alto rango e possiede la mongolfiera Mammoth, e che si esibisce come se fosse una trapezista da circo. Dei due personaggi, è lei l’elemento forte, in tutti i sensi. E’ lei che possiede il pallone e lo sa guidare, lei che volteggia come una circense e lancia la sua amata terrier con il paracadute sulla folla che la applaude, è lei che decide tutto nell’avventura, o quasi. Ha il suo breve crollo nervoso quando torna a salire in alta quota per la prima volta dopo l’incidente in cui ha perso il marito, ma è cosa da poco in confronto all’inettitudine del meteorologo, che si riscatta soltanto con un colpo di genio nel finale. Glaisher, interpretato dal delicato e piacente  Eddie Redmayne, è ambizioso ma non sa farsi ascoltare, quindi viene deriso dagli accademici. Non è mai stato in un pallone e si comporta in modo impacciato; la sua inesperienza è tale da portarlo in volo senza neppure gli abiti adatti, ignora i pericoli, impazzisce per la mancanza d’ossigeno. Passa una buona parte del film svenuto sul fondo del cestone mentre lei lo salva in una serie di sequenze di forte impatto emotivo… che sono le migliori di tutto il film e celebrano il coraggio e la forza della donna, contrapposto alla tenera fragilità del poveretto.
Entrambi i personaggi vivono di flashback che interrompono la narrazione del viaggio, altrimenti poco interessante, a parte l’ascesa e il burrascoso rientro. Una cesura nera, come un battito di ciglia, ci introduce nel passato dei due aeronauti. I trascorsi di Glaisher sono abbastanza prevedibili e sprecano quanto poteva essere invece assai rilevante, ovvero la gara e le rivalità talvolta puerili degli scienziati nell’essere pionieri della meteorologia e della conquista del cielo. I flashback di Amelia sono volutamente più interessanti, ci mostrano una donna indipendente, forte, con i suoi dolori e la sua rabbiosa voglia di sopravvivere. E’ ovvio che tutti parteggiano per lei, e la sceneggiatura mette in luce quanto serve per farcela preferire al giovane studioso.
La narrazione più autentica è quindi tutta affidata ai flashback che si inseriscono in una struttura narrativa lineare e solida, e sono necessari poiché nessun tipo di dialogo avrebbe consentito di fare luce nel passato dei due. Senza questa introspezione la pellicola si sarebbe ridotta davvero a poca cosa, perché si basa su qualcosa di avvenuto per davvero anche se con modalità e personaggi differenti da quelli mostrati sullo schermo. Una rivisitazione fantasy o steampunk avrebbe potuto ridurre questi interventi al minimo, movimentando il viaggio con trovate sulla falsariga delle opere di Jules Verne, e facendo emergere i vissuti e il carattere dei protagonisti dalle loro reazioni davanti ad eventi straordinari. Tom Harper non ha osato tanto e così gli spettatori assistono a una folcloristica partenza, a una tempesta e ad un crescendo di difficoltà che raggiungono il culmine nella follia del meteorologo e nella decisione di Amelia di fare ritorno, fino al miracoloso atterraggio. In mezzo ci sono estatiche comunicazioni delle altitudini raggiunte, brevi divulgazioni scientifiche, il poetico momento in cui la mongolfiera incontra una migrazione di farfalle…  Un po’ poco per quanti si fossero attesi avventure raccontate con il ritmo veloce del cinema di genere così come è inteso oggigiorno.
Le belle riprese effettuate anche con droni ad alta quota, e la bravura degli interpreti tengono su la vicenda, che decolla davvero negli ultimi indimenticabili venti minuti. Essi sono adrenalinici e ripagano ampiamente la pazienza dello spettatore: si trepida per lo scienziato e per Amelia perché li conosciamo in tutte le loro doti e le loro debolezze.  
Di positivo, c’è che manca la prevedibile storia d’amore. Il rapporto tra i due aeronauti resta nei limiti di una deliziosa amicizia, che potrebbe diventare qualcosa d’altro oltre i titoli di coda e che sulla scena è il forte legame che si forma tra persone che si salvano la vita a vicenda. Sarebbe stato meraviglioso se avessero contestualizzato maggiormente l’epilogo conciliandolo con la mentalità dell’era Vittoriana, in modo più esplicito, o se ne fossero distanziati ambientando la stessa storia in un universo fantastico. Nel tardo Ottocento le vedove difficilmente si maritavano di nuovo, e si tenevano vicino un uomo confidente e talvolta amante, magari proprio quella persona che avrebbero desiderato sposare ma per le crudeli leggi dei matrimoni combinati non era toccata loro. Peccato che nel film la scelta non è dettata da queste considerazioni di costume, ma dalla volontà di far vedere che lei non abbisogna di un uomo, opinione più volta ribadita quando Amelia si rapporta con la più posata sorella.
Ovviamente c’è poco da fare, o si accetta di venir pilotati nei cieli del girl power, o il film riserverà davvero poche gioie. Non tanto perché manchi di pregi, quanto perché il messaggio propagandistico è così esplicito da far passare in secondo piano le tante caratteristiche apprezzabili del prodotto.

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

La recensione è stata edita da Fantasticinema https://www.fantasticinema.com/cagliostro/

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