APOLLO 10 E MEZZO

Tutti abbiamo la nostra personale macchina del tempo: i nostri ricordi, che ci trasportano verso momenti a volte sgradevoli ma spesso confortanti e piacevoli. Quelli del regista e sceneggiatore Richard Linklater sono i ricordi di un ragazzo nato a Houston nel 1960, e cresciuto in un periodo di boom economico, di grandi mutamenti sociali e di esplorazioni spaziali. La sua esperienza è alla base del film d’animazione Apollo 10 e mezzo (Apollo 10 1⁄2: A Space Age Childhood). Ne è protagonista Stanley , vispo ragazzino di dieci anni che vive in un sobborgo meridionale di Houston, vicino alla base di lancio della N.A.S.A.. E’ l'ultimo dei sei figli di una famiglia piccolo borghese, con madre casalinga e padre impiegato nel settore logistico dell’ente per l’esplorazione spaziale, come gran parte dei residenti.  quando siamo alla vigilia del primo viaggio dell'uomo sulla Luna. La sua vita è quella di un tipico ragazzino della sua età e della sua condizione economica. Va a scuola, sogna con i programmi televisivi, gioca in cortile o con gli amici al parco, segue come tutti quanti  progressi della conquista dello spazio. Un giorno Stan viene avvicinato da due agenti della N.A.S.A. e gli viene proposta una missione segretissima, di importanza vitale per la riuscita dell’allunaggio. Grazie alla taglia minuta e al buon profitto scolastico, è il candidato perfetto per collaudare un velivolo realizzato con proporzioni troppo piccole per ospitare tre uomini adulti e volare verso la Luna prima del lancio ufficiale. Coperto dal più rigido segreto, Stan viene addestrato come un vero astronauta e lanciato con successo. Fa ritorno alla sua vita di tutti i giorni, e come tutti assiste al lancio dell’Apollo 11, che forse non lo entusiasma più di tanto, avendo già vissuto quei momenti e sapendo di aver fatto la propria parte…
Apollo 10 e mezzo è una pellicola singolare per molti aspetti, a partire dalla tecnica con cui è stata realizzata, il rotoscope. Praticamente è stato girato due volte, la prima volta con attori e poi con l’animazione che ricalca le immagini trasformandole in un cartone animato. Lo stile dei disegni è fortemente ispirato all’arte popolare dell’immediato post Sessantotto, alle pubblicità e al packaging dei prodotti utilizzati in quegli anni. Ogni fotogramma è una riuscitissima sintesi tra il manga, le animazioni seriali americane a basso costo, la pop art, la videoarte. Si tratta dunque di un film di animazione, ma di quelli validi, che riescono miracolosamente a portare la tecnica espressiva fuori dal ghetto del ‘cartone’, solitamente destinato alle produzioni infantili, manga e esperimenti vari esclusi. Alcune sequenze, come quelle del viaggio tra le stelle, sono da pelle d’oca per la loro bellezza e per la scelta di inquadrature inusuali, difficilmente realizzabili con la grafica computerizzata.
La trama esilissima è il pretesto per raccontare con delicata poesia la vita di un preadolescente del recente passato, in un tempo storicamente definito e allo stesso tempo mitizzato. Le sequenze che riguardano il complotto e l’addestramento sono infatti brevi parentesi in un oceano di ricordi nostalgici illuminati dalle speranze di una generazione. Che l’uomo sia andato sulla Luna o sia stata una montatura necessaria a ribadire il primato degli U.S.A. sulla Russia, ha poca importanza, tantomeno che ci sia davvero stato un bambino prodigio astronauta. La conquista del satellite è il concretizzarsi di un sogno, quello degli Americani bianchi di classe medio alta che davvero speravano in una vita lunga e prospera, anche sulla Luna o su Marte sotto cupole colorate, nel benessere e possibilmente senza ‘negri’, hippies o Vulcaniani di mezzo. Il viaggio verso la Luna del ragazzino ha un sapore tutto onirico, e viene raccontato con flashback montati in parallelo con la ricostruzione di come la famiglia ha vissuto il giorno dell’allunaggio. Stan guarda gli astronauti in televisione quasi con disinteresse, perché sa cosa provano e cosa devono fare, conosce le loro emozioni avendo vissuto in prima persona il Sogno. L’utopia, nel suo tradursi in quelle immagini consegnate alla storia, diventa mito e allo stesso tempo diventa prosa perché concretizza il desiderio ormai appagato, e spento. Stan si addormenta davanti alla diretta dell’allunaggio, l’America dovrà trovare un nuovo desiderio condiviso, per avere una nuove utopia. Il film lo lascia appena trapelare: ci sarà un brusco risveglio, non appena la gente si renderà conto che lo spazio non è così a portata di mano e ci sono problemi assai più gravi. Dovranno inventarsi nuove mete, metter sul piedistallo gli astronauti dell’Apollo 11 e poi farli scendere, per cercare nuovi eroi, fossero pure artificiali quanto Barbie e Ken o Action Man.
Di sogno si parla, di Sogno Americano e di rivisitazione onirica di un passato idealizzato. Il voice over di Stan ci fa da guida nell’America del 1969, non quella storica , ma quella conservata nella memoria e nel cuore. Ci conduce nel piccolo mondo fatto di casette tutte identiche e ci fa vivere, attraverso i suoi occhi innocenti i vari aspetti della vita quotidiana di una famiglia wasp numerosa della classe media. Ci fa scoprire come giocavano i ragazzi di allora, ci fa ascoltare la musica che era di moda, ci fa vedere i programmi televisivi più amati, i b-movies horror e la fantascienza del periodo. Seguiamo il ragazzo nella piscina condominiale, oppure al mare, in sala giochi, a scuola, allo stadi del baseball, al parco a tema spaziale…  Ci immergiamo in quel mondo idealizzato dove tutto era nuovo e si credeva che il domani fosse sempre migliore dell’oggi. O così appariva a un bambino: mamma e papà si dividono i compiti, lei casalinga e madre, lui alla N.A.S.A, mai veri litigi o screzi, sempre felici e sorridenti e protettivi, con i figli che si aiutano e che danno una mano per risparmiare e divertirsi in semplicità. Anche in quel mondo apparentemente perfetto, privo di storia e dei sensi di colpa che ne possono derivare Stan sperimenta le punizioni corporali a scuola, e possono esserci delusioni. Giungono gli echi delle proteste contro la guerra del Vietnam, la rabbia dei giovani neri che si scagliano contro le spese per il programma spaziale invece che usati per migliorare l’integrazione. Forse quell’Eden vergine dove tutti se si danno da fare possono trovare una via ad una felicità all’insegna del Deweyiano ‘bello e utile’, non è proprio il Paradiso, ma fa finta bene per assomigliarci.
La narrazione è consapevolmente episodica, accumula dettagli, piccole scenette di vita familiare che scorrono susseguendosi senza un ordine prefissato, poiché così funziona il flusso dei ricordi, ignora sintassi e grammatica e segue percorsi inconsci. Anche l’avventura tra le stelle ha un incipit, poi interrotto dalla brusca digressione sulla vita della famiglia di Stan, e l’epilogo è, come già detto, affidato a frammenti di ricordi che si mescolano al presente. Poesia pura, che regala momenti di autentica commozione.

Il giorno che Neil sbarcò sulla luna \Tutti dissero che era un giorno speciale

Dallo spazio in diretta le immagini \ Ed il mondo si fermò a guardare

Quelle orme impresse nell'argento \ Quella bandiera così innaturale

Così immobile nell'aria senza vento \ Ed il mondo si fermo a guardare

E la luna, la luna \ Da tanto tempo lontana

Per un momento così vicina \ La luna appena sfiorata

Obiettivo di sempre \ E traguardo finale

Di favolosi anni sessanta \ Che stavano per tramontare

Ma lei, è luna \ E non è il sogno americano

Se vuoi sognare \ La puoi guardare da lontano

Sembrava così diversa la luna \ In quell'estate che non era estate

Ma era la prova di un lunghissimo autunno \ Di foglie al vento e di barricate

E la luna la pallida luna \ Un'emozione da dimenticare

C'erano cose molto più importanti  \ Ed il mondo smise di sognare

Ma lei è luna \ Nessuno la potrà cambiare

E quando è sera \ Lei sa quello che deve fare

Lei deve colorare il cielo  \ Ed i tuoi sogni di bambina

E addormentarsi li vicina a te \ A te

Ma lei è luna \Nessuno la potrà cambiare

E quando è sera

Lei sa quello che deve fare

Lei deve attraversare i sogni

Di chi la guarda e si innamora

Di chi vuole restare sola con lei

Con lei

Di chi vuole restare con lei

Con lei

Di chi vuole restare con lei

Di chi vuole restare con lei

 

Cuccussette vi ringrazia della lettura.

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